Aboca: due mozioni regionali per scongiurare il trasferimento dalla Val Tiberina

Foreste: 5 mila imprese con più di 20 mila addetti. In Toscana oltre 700 varietà di piante e animali a rischio estinzione. Banche del Germoplasma e Coltivatori Custodi per salvarle. Remaschi: "Regione investirà 129 milioni di euro su biologico"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 dicembre 2015 23:24
Aboca: due mozioni regionali per scongiurare il trasferimento dalla Val Tiberina

Firenze– La Giunta regionale è impegnata ad intervenire tempestivamente sul caso Aboca, l’azienda bio con 1000 ettari coltivati in Val Tiberina che minaccia di trasferire le sue coltivazioni in Marocco, per via dei pesticidi usati nelle colivazioni confinanti. E’ quanto dispongono due mozioni approvate dall’aula, presentate rispettivamente da M5S (approvata a maggioranza, con astensione della Lega che a sua volta ha votato la propria) e appunto Lega Nord (all’unanimità, dopo aver recepito un emendamento pd presentato da Lucia De Robertis). Ad illustrare la mozione dei 5 stelle la consigliera Irene Galletti, che ha ricordato le posizioni del suo partito anche a livello nazionale ed europeo sull’uso di pesticidi, e richiamato la necessità di intervenire a tutela dei posti di lavoro (800 i dipendenti di Aboca).

Ma non solo: “L’azienda – ha ricordato Galletti – aveva da tempo segnalato la problematica e le difficoltà fi qui espresse a ben 22 sindaci del territorio, non ricevendo risposta da neanche uno di essi”. Perciò la mozione impegna la Giunta ad attivarsi rapidamente nei confronti di Asl e Arpat e a stabilire immeditamente un tavolo di confronto con Aboca e le ammnistrazioni locali interessate. La mozione presentata della Lega è stata brevemente illustrata da Claudio Borghi, che ha messo in guardia “dal pericolo di una guerra tra produzioni diverse” (nelle campagne circostanti alla produzione di Aboca, come ricorda la mozione, vi sono vasti appezzamenti adibiti alla coltivazione di tabacco).

Anche da Borghi, come da Galletti, il richiamo ad agire “con urgenza”. Lucia De Robertis ha formulato l’emendamento alla mozione della Lega, richiamando la Giunta “ad attivare subito un tavolo con operatori, Aboca, il territorio; a procedere con le dovute verifiche, a non creare allarmismo”. Riferendosi sia alle produzioni bio che al tabacco, De Robertis ha parlato di “eccellenze di un territorio particolare e diverso dagli altri”. Tommaso Fattori (Sì), nel preannunciare il voto a favore di entrambe le mozioni, ha chiarito come “a volte la salute del territorio sia da considerarsi elemento infrastrutturale”.

Il tema centrale, sullo sfondo, è poi ultriore: “chiunque fa agricoltura bilogica si pone il problema di come costruire distretti”.

La Regione è disponibile ad incontrare Valentino Mercati, il fondatore e titolare di Aboca, la nota azienda di prodotti basati su principi naturali per la salute, che ha sede a Sansepolcro, per discutere del futuro in Toscana dell'azienda. E' l'assessore all'agricoltura Marco Remaschi a dischiararsi pronto, d'intesa con gli enti locali e le parti sociali, a incontrare "appena possibile il fondatore e titolare di Aboca per discutere delle prospettive del gruppo e del territorio che la ospita".

La Regione Toscana ha scelto di puntare sull'agricoltura biologica investendo una cospicua parte delle risorse finanziarie del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020. "La grande novità dell'attuale programmazione 2014-2020 – ha sottolineato l'assessore all'agricoltura e foreste Marco Remaschi nel corso della conferenza stampa di presentazione di Vivere Bio, una due giorni di lavori sul tema, che si è svolta oggi nella sala stampa della Regione - è data dalla individuazione di una apposita misura "Agricoltura biologica" dotata di risorse finanziarie complessive pari a 129 milioni di euro." Il primo bando lanciato quest'anno ha già avuto un grandissimo successo.

"Per il 2015 – ha ricordato Remaschi - sono stati stanziati 17 milioni di euro. Sono arrivate oltre 2300 domande con una richiesta di finanziamenti pari a circa 22 milioni di euro. Nell'arco della precedente programmazione erano arrivate, complessivamente 2700 domande. Stavolta questo numero è stato quasi raggiunto in un solo anno." Il numero di aziende che praticano agricoltura biologica in Toscana è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi 20 anni. Si è passati infatti dalle 430 del 1994 alle 4463 alla data del 1 settembre 2015.

Alla stessa data la superfice destinata a biologico (e in conversione) in Toscana è di oltre 110 mila ettari, pari a 14% della superfice totale (SAU) regionale. In passato le misure di sostegno al biologico si trovavano all'interno del PSR nella misura "Pagamenti per interventi Agroambientali". Nel PSR 2007-2013 per il biologico sono stati erogati premi per 85 mil di € e le aziende biologiche che hanno percepito il premio sono oltre 2750. In crescita anche il numero di aziende biologiche che praticano anche l'agricoltura sociale, passate da una decina nel 2007 ad oltre 30 nel 2014. Vivere Bio, la due giorni di lavori che vedrà la presentazione, tra l'altro, delle linee del Programma di Sviluppo Rurale della Regione Toscana sull'agricoltura biologica, si terrà nell'ex Lanificio di Stia, in Casentino, il 5 e 6 dicembre.

L'iniziativa, organizzata dal Comune di Pratovecchio - Stia, in collaborazione con l'Ente Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, è patrocinata dalla Regione. Il sindaco di Pratovecchio Stia, Nicolò Caleri, in occasione della presentazione dell'iniziativa, che vedrà anche un prolungamento nella data dell'8 dicembre con un "Bio mercatale" di Natale a Pratovecchio, ne ha sottolineato la valenza come evento che valorizza un "modo di vita", legato non solo al biologico, ma alla filiera corta e alla scelta di di privilegiare tutto ciò che è ecosostenibile, come l'edilizia in legno.

"Un modo - ha concluso -per tornare a valorizzare l'economia del Casentino, che era basata sul legno e sulle produzioni locali, che per un po' di tempo è stata soppiantata dall'industria, ma che oggi, complice anche la crisi, è tornata d'attualità." Oltre alla due giorni di lavori, in forma di convegno, la manifestazione Vivere Bio, sarà corredata da una serie di eventi, che comprendono laboratori didattici e spazi giochi per bambini e degustaz ioni di prodotti della filiera corta rielaborati dallo chef Francesco Ciarapica.

Sono oltre 700 le varietà di frutta, ortaggi, cereali, foraggi "autosctoni" della Toscana che oggi sono a rischio di estinzione. Fra le specie animali le razze autoctone a rischio di estinzione sono 17. Anche questo sarà uno dei temi dell'iniziativa "Vivere Bio" che si terrà in Casentino, nella sede dell'ex Lanificio di Stia, nei giorni 5 e 6 dicembre. Cosa fa la Toscana per mantenerle in vita e impedire che si estinguano davvero? Per questo la Regione ha da tempo istituito un sistema di "Banche del Germoplasma" e di Coltivatori Custodi, che sono i protagonisti della conservazione di queste specie.

I Coltivatori Custodi in Toscana iscritti nell'apposito elenco oggi sono 150, sono presenti su tutto il territorio regionale ed in modo particolare in zone montane e svantaggiate dove si sono conservate il maggior numero di varietà locali, grazie anche all'isolamento dalle zone di pianura dove si pratica un'agricoltura maggiormente industrializzata. Le "Banche del germoplasma" che fanno parte del sistema toscano sono 9 tra le quali quelle del CNR, CREA, Università di Firenze, Università di Pisa, Unione dei Comuni Montani del Casentino, Unione dei Comuni della Garfagnana e l'Istituto Omnicomprensivo Statale A.

Fanfani – A.M. Camaiti di Pieve Santo Stefano (AR). La R egione ha la sua "Banca Regionale del Germoplasma", che contiene tutte le cultivar a rischio di estinzione, ed è situata presso l'ente Terre Regionali Toscane. Conserva semi di cultivar a rischio provenienti da tutta la Toscana. Vi è inoltre in Toscana una Rete di conservazione e sicurezza, della quale fanno parte i Coltivatori custodi, le banche del germoplasma e tutti gli altri soggetti interessati alla conservazione delle varietà locali toscane a rischio di estinzione.

Ne fanno parte anche 48 soggetti terzi (non Coltivatori custodi e non Sezioni della Banca Regionale del Germoplasma), iscritti alla Rete di conservazione e sicurezza che sono interessati a vario titolo alla conservazione e valorizzazione delle varietà locali a rischio di estinzione della Toscana. Il PSR 2014/2020 prevede varie misure di sostegno finanziario delle attività di tutela della biodiversità agraria, che complessivamente ammontano a circa 2 milioni di euro.

Le foreste e la filiera foresta-legno saranno fra gli argomenti della due giorni di lavori "Vivere Bio" che si terrà il 5 e 6 dicembre nell'ex Lanificio di Stia in Casentino. E' un argomento di grande importanza perchè la Toscana, è la regione con la maggiore copertura forestale in Italia con oltre 1 milione di ettari pari al 51 % della superficie agraria e forestale e al 47 % della superficie territoriale. Le aree boscate sono distribuite prevalentemente in montagna (54,8%) e in collina (43,5%) e solo in minima parte in pianura (1,7%). La principale forma di governo dei boschi è il ceduo, che occupa il 75,6% della superficie totale.

La maggior parte dei boschi è di proprietà privata (85%) mentre quelli di proprietà pubblica sono circa 130 mila ettari, di cui circa 110 mila ettari appartengono al demanio Regionale. La provvigione legnosa complessiva stimata è di circa 124 milioni di metri cubi, ed ha un tasso di accrescimento del 4% annuo, poco meno di 5 milioni di metri cubi; le utilizzazioni forestali interessano una quota non superiore al 40% dell'accrescimento (circa 2 milioni di metri cubi all'anno) e questo favorisce un ingente incremento del patrimonio forestale e legnoso che attiva una importante filiera del legno. Solo una piccola percentuale di utilizzazioni dei boschi riguarda il legno da opera di cui si stima una produttività potenziale annua di circa 260 mila metri cubi, per lo più pino, castagno e douglasia (Bernetti 2003); la maggior parte degli interventi forestali interessano i boschi cedui per la produzione di legna da ardere che prevale su quello da opera in termini di quantità e valore. Le imprese toscane di utilizzazione boschiva sono circa 1400 con 3400 addetti, mentre quelle di trasformazione del legno sono circa 4200 con 19mila addetti con una media di 4,5 addetti per impresa.

Sono presenti in particolare nella provincia di Arezzo – distretto del Casentino particolarmente attivo sia per quanto concerne le utilizzazioni forestale che le la trasformazione del legno - e Pisa. Importante anche la capacità del mondo scientifico di concretizzare la ricerca e la sperimentazione in nuove tecnologie e in prodotti in legno innovativi in grado di valorizzare il legno toscano e l'imprenditoria locale. L'Accademia Italiana di Scienze Forestali (Firenze), il CNR IVALSA (Sesto Fiorentino), il CRA Centro per la Selvicoltura (Arezzo), la Facoltà di Agraria rappresentano in Toscana un cluster d'eccellenza e assumono particolare importanza anche nel nuovo Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020. È' crescente in Regione anche l'interesse per la gestione forestale sostenibile e la certificazione forestale; questa ultima interessa infatti circa 7000 ettari di foreste pubbliche secondo gli standard PEFC e FSC (certificazione congiunta).

Edilizia sostenibile- Abbassare i consumi energetici costruendo in legno

Il settore edilizio italiano risulta fra i meno ecoefficienti d'Europa: consuma la fetta più consistente di energia circa i 45% e rilascia nell'aria circa il 50% dell'inquinamento atmosferico. Secondo studi del CNR IVALSA (Istituto Valorizzazione del legno e specie arboree) di Firenze) l'utilizzo del legno per la parte strutturale degli edifici ne migliorerebbe in maniera rilevante le prestazioni energetiche. Si stima che un moderno edificio ad uso abitativo in legno possa comportare una riduzione di oltre il 50-60% dei consumi energetici per la climatizzazione, rispetto ad un edificio simile in muratura realizzato negli anni 70 con classe energetica G. Il legno, rispetto ai tradizionali materiali da costruzione, è rinnovabile e riciclabile, richiede poca energia (circa il 75% in meno).

Inoltre la realizzazione di edifici in legno costituisce una delle migliori opportunità per la valorizzazione del patrimonio forestale regionale e per la creazione di nuove opportunità di impresa anche nelle nostre aree rurali.

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