Abitare in Toscana: poche case disponibili, ma interi stabili vuoti

Il dibattito in Consiglio regionale tra emergenza e paradosso

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 agosto 2016 16:11
Abitare in Toscana: poche case disponibili, ma interi stabili vuoti

Il problema si risolve costruendo? Il dibattito è acceso, da anni. L'impegno della Regione Toscana sono 100 milioni di euro finalizzati alla realizzazione di mille e 300 alloggi nei prossimi tre anni. Sul tavolo anche i recuperi edilizi dei numerosi contenitori abbandonati, molti di questi pubblici. All'attenzione della politica anche la revisione delle regole dall'assegnazione ai canoni di affitto degli alloggi pubblici per i quali si sarebbe persa nel tempo la funzione di temporaneità.E’ stato il presidente Eugenio Giani a precedere la discussione del Consiglio regionale sulle politiche abitative, precisando di considerare “una specie di sessione autonoma del Consiglio, vista la portata del fenomeno delle politiche abitative”. 

L’assessore Vincenzo Ceccarelli, ha precisato “quella illustrata è la strategia che possiamo adottare nei prossimi anni compatibilmente con le risorse a disposizione”. "E’ importante uno stretto rapporto con il Governo - ha aggiunto Ceccarelli - e sono d’accordo con chi dice che anche a livello nazionale la casa diventi una priorità al pari delle infrastrutture e della difesa del suolo”. Questo, secondo Ceccarelli, è il punto da cui partire.

“Alla luce anche di quanto avviene altrove”, ha concluso, “la Regione Toscana non può essere additata come una Regione che non ritiene importanti le politiche abitative e della casa pubblica”. Al termine del dibattito è stata approvata la mozione del gruppo Pd – primo firmatario Leonardo Marras – anticipata nei suoi contenuti essenziali dall’intervento in aula di Elisabetta Meucci.

La mozione richiama il recente incontro che l’assessorato ha avuto con le delegazioni sindacali regionali di Cgil-Cisl-Uil e con i sindacati inquilini (Sunia, Sicet e Unione inquilini) per ascoltare le proposte unitarie, dichiarandosi disponibile ad aprire un tavolo tecnico di concertazione per l’analisi e la revisione delle normative regionali.

L’atto ritiene opportuno perseguire politiche finalizzate al sostegno di investimenti in nuova edilizia residenziale pubblica nonché volte al recupero del patrimonio immobiliare esistente rafforzando, parimenti, le misure di contrasto agli sfratti, di tutela della morosità incolpevole e per il contributo affitti.Opportuno anche dare avvio alla revisione della governance del sistema dell'Erp, o normative regionali in materia di assegnazione, gestione e determinazione del canone di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica e di alienazione. Elisabetta Meucci (Pd), ha detto, “è nel Prs che sarà disegnata la strategia per i prossimi anni; il tema non necessita infatti solo di interventi di breve e medio termine, ma anche di lungo periodo”. Presso i Comuni giacciono 25 mila domande per nuovi alloggi, è quindi chiaro che “il tema non può essere lasciato andare” e che “i sindaci non possono essere lasciati soli”.

La consigliera ha espresso condivisione anche sulle “azioni per il rafforzamento delle politiche abitative; le nuove strategie e i nuovi investimenti; la razionalizzazione (es.piano di alienazione) e la riorganizzazione della nuova normativa”. Un percorso definito giusto “per una politica abitativa che coniuga diritti e principi di legalità: è importante definire strumenti perché chi non ha requisiti non sottragga l’abitazione a chi ne ha titolo”. Centrale, secondo Meucci, l’attivazione di “tavoli per condividere la strategia sulla normativa”, secondo l’approccio già indicato anche da Ceccarelli, coinvolgendo tutti i soggetti che fanno parte del sistema, ma con particolare attenzione alla specificità di un riassetto della filiera istituzionale. 

Tommaso Fattori (Sì), ha parlato di “Emergenza e paradosso: case senza gente e gente senza case”, con riferimento ai metri cubi di appartamenti vuoti. “Questo paradosso – ha detto - deve essere affrontato in maniera innovativa rispetto al passato. La crisi ha impresso un nuovo profilo alla situazione complessiva, con un’emergenza evidente”. Fattori ha citato “cifre fornite dal sindacato degli inquilini” secondo cui ci sono “1.900 case popolari non assegnate, vuote e in attesa di essere ristrutturate”.

E ancora: “Gli sfratti in Toscana nel 2015 sono aumentati del 15,5 per cento, oltre la media nazionale che è il 14,9”. Anche da qui una serie di richieste per il “re-investimento di tutti i 180 milioni di euro dirottatiin altri capitoli di bilancio”; un “fondo regionale permanente che consenta la pianificazione di medio e lungo periodo degli interventi”; il “superamento della soglia economica per l’accesso alle graduatorie per minime possidenze o per la riscossione del TFR”.

“Accogliamo con favore questa comunicazione che aspettavamo da un mese” ha esordito Elisa Montemagni (Lega) rilevando come la richiesta di alloggi Erp “sia molto elevata” e che la Regione “riesce a soddisfare solo il 4,2 per cento”. Un dato che “non piace particolarmente” alla consigliera e che anzi giudica “allarmante”. “È anche vero – ha detto – che è stata approvata una nostra mozione sulla questione dei Lode, totalmente inefficienti soprattutto se prendiamo Massa Carrara”.

“I nostri cittadini – ha continuato - hanno bisogno di case popolari. La crisi economica ha fatto aumentare la richiesta e oggi possiamo cogliere l’opportunità di aiutare toscani che hanno contribuito al Paese”. Tuttavia la vicepresidente della Lega in Consiglio ha osservato che la casa popolare “non deve essere un bene da godere per tutta la vita ma un sostegno temporaneo. Ci deve essere una giusta rotazione”. In questo senso ha auspicato “accertamenti” perché “molti alloggi sono assegnati a persone che non ne avrebbero più bisogno”.

Montemagni ha infine rilevato che l’emergenza abitativa “non si risolve solo costruendo” soluzione che “comunque ci trova d’accordo” e che l’edilizia residenziale devo comunque “rimanere pubblica”, ha osservato.

Il dibattito si è concluso con l’intervento di Andrea Quartini (M5s), secondo cui “la comunicazione dell’assessore presenta molti dati discutibili, confutabili, indirizzi confusi e proposte aperte” ed inoltre “la Giunta percepisce il disagio abitativo in modo acritico, superficiale, ai limiti del cinismo istituzionale”. Per Quartini, che ha evidenziato che “sono lontani i tempi in cui un grande uomo e sindaco, Giorgio La Pira, requisiva case vuote, sfitte, mostrando coraggio”, l’emergenza abitativa “ha comportato negli anni una vera e propria esasperazione sociale” mentre “un buon piano casa può rappresentare un’opportunità di riqualificazione urbana con interventi sul patrimonio edilizio esistente”.

Purtroppo, secondo quanto affermato, “la costruzione di nuovi alloggi ha subito negli anni un forte rallentamento” e “dal 1990 in poi si sono costruiti solo un centinaio di alloggi l’anno”. Anche i fondi messi a disposizione sono insufficienti, secondo Quartini, ed “è vergogna l’assenza di quelli nazionali”. In merito alle proposte di modifica della norma nazionale, inoltre, il consigliere ha detto di “condividere l’idea di un testo unico del settore” e ha precisato che “il principio secondo cui si aliena un numero di alloggi pari a quelli costruiti, sarebbe corretto se si costruissero almeno mille alloggi l’anno, mentre si superano appena le poche centinaia”.

Quartini ha concluso con una proposta: “Se il settore Erp è ritenuto strategico dalla Giunta così come dall’attuale maggioranza, si preveda per legge che una quota parte delle entrate regionali derivanti dal bollo auto, oppure dall’accise della benzina, siano destinate a questo settore. Solo dando continuità e sicurezza finanziaria al settore sarà possibile costruire una risposta pubblica a un’emergenza sociale sempre più grave ed urgente”.

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