Gonfalone a Harry Wu, testimone ''dell’orrore cinese''

Consegnato il riconoscimento al fondatore della Laogai Research Foundation, per anni detenuto nei lager della Cina: “Il dovere dell’Occidente? Ricordarsi il valore della difesa dei diritti umani”.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 dicembre 2009 19:07
Gonfalone a Harry Wu, testimone ''dell’orrore cinese''

Wu è un “testimone del tempo”, che con la sua opera ha reso al mondo denuncia e testimonianza di ciò che accade “a milioni e milioni di persone nei Paesi soggetti a regimi illiberali”. Così il consigliere Severino Saccardi, nel rendere note le motivazioni del Gonfalone d’Argento conferito a Harry Wu, storico attivista cinese dei diritti umani e autore di significativi testi come “La strage degli innocenti. La politica del figlio unico in Cina”; “Laogai.

L’orrore cinese”. Saccardi ha riconosciuto il valore “politico, culturale e simbolico” delle “battaglie” portata avanti da Wu, che oggi vive negli Usa e che ha fondato la Laogai Research Foundation. Un valore, ha ricordato il consigliere, che si inserisce nel tema del convegno in corso a Palazzo Panciatichi, “Pechino/Berlino: i due Ottantanove”, dedicato ai due grandi eventi che segnarono il mondo nel 1989: il crollo del Muro di Berlino e la feroce repressione di Piazza Tien An Men in Cina.

Da qui, dalla questione “irrisolta dei diritti umani e del rapporto tra potere e società” nel gigante economico asiatico ha preso le mosse Wu, per ricordare a tutti che “il sistema del Laogai (lager cinesi, ndr) è in piena funzione: non sappiamo esattamente quanti campi e quante persone vi siano perché è un segreto di Stato”. Un fatto però è certo: “Se mettiamo insieme le vittime dei lager nazisti e quelle del regime sovietico, la somma è comunque inferiore alle vittime dei Laogai”.

Il punto, ha chiarito l’attivista che per diciannove anni è stato detenuto in un campo di lavoro forzato, è che “il sistema economico cinese è di impronta capitalistica, ma il regime politico è comunista. In Cina non c’è libertà di religione; i preti e fedeli di tutte le religioni, e anche i cattolici, sono perseguitati. Vi sono ancora migliaia di esecuzioni capitali, anche se non sappiamo esattamente quante, perché è un segreto di Stato; però la Cina è il secondo Paese al mondo per trapianti di organi, e la maggior parte di essi proviene dai corpi dei condannati a morte”.

E l’Occidente può, anzi deve, fare qualcosa: “Deve ricordarsi sempre che alla base dei suoi valori c’è la difesa dei diritti umani: ad esempio, gli aborti e le sterilizzazioni forzati che tutt’oggi si praticano in Cina sono una palese violazione dei diritti umani”. Una violazione contro la quale la Toscana, la terra del no alla pena di morte e alla tortura, torna a far sentire la propria voce: Riccardo Nencini, presidente del Consiglio regionale, ha donato a Wu il “Dizionario delle Libertà”, la pubblicazione voluta dal Consiglio con le voci dei più grandi scrittori contemporanei che declinano i temi della “Libertà”.

Alla cerimonia era presente anche il vicepresidente del Consiglio, Angelo Pollina. Al convegno “Pechino/Berlino: i due Ottantanove”, sono previsti gli interventi di Harry Wu, di Antonello Brandi, presidente Laogai Research Foundation Italia; del corrispondente Rai in Cina, il giornalista Paolo Longo e di Severino Saccardi, consigliere Pd e direttore della rivista “Testimonianze”, che ha promosso l’appuntamento con il Consiglio regionale. (Cam)

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