Federico Zuccari e la calunnia

Al Gabinetto delle Stampe dei Disegni degli Uffizi, sino al 28 febbraio, una mostra dedicata a un artista che fu contemporaneo di Tiziano, Tintoretto e Caravaggio.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 dicembre 2009 11:47
Federico Zuccari e la calunnia

Il quinto centenario della morte di Federico Zuccari ha indotto il Polo Museale Fiorentino a dedicare a questo eclettico, ma non grandissimo artista la mostra “Innocente e calunniato. Federico Zuccari (1542-1609) e le vendette d’artista” a cura di Cristina Acidini e Elena Capretti. La mostra, inaugurata al Gabinetto delle Stampe e dei Disegni degli Uffizi, presenta al grande pubblico i temi artistici di polemica e di vendetta che numerosi artisti e soprattutto lo Zuccari usarono, fra il tardo Quattrocento e il Seicento e oltre, per dichiararsi innocenti a fronte di calunnie e ingiustizie vere o presunte. Si tratta di soggetti come “la Verità rivelata dal Tempo e sottratta dall’Invidia”, “il trionfo della Virtù”, “il trionfo di Minerva sui Vizi”, “la Calunnia”.

Quest’ultimo tema, in particolare, ebbe una notevole fortuna figurativa: era di origine letteraria, perché risale a Luciano di Samòsata, scrittore dell’Antichità che narra le vicende del grande pittore Apelle che, ingiustamente accusato da calunniatori presso il re egiziano Tolomeo, dipinse per primo questo soggetto con gran numero di personificazioni allegoriche. Inclusa da Leon Battista Alberti fra gli esempi di storia adatti alla trasposizione pittorica, la “Calunnia” fu dipinta da grandi artisti, quali Sandro Botticelli e Leonbruno, e ripresa da Zuccari contro il cardinal Farnese. L’artista nella lunga carriera in Italia e in Europa fu protagonista di una bizzarra e ricorrente contraddizione: guadagnarsi la fiducia di committenti illustri e potenti, perderne subito dopo il favore, reagire dipingendo e divulgando “vendette d’artista” foriere di ulteriori tensioni e pesanti conseguenze, per sentirsi infine un perseguitato. Il fascino esercitato da una simile personalità di pittore, letterato e teorico d’arte, ha indotto Soprintendenza del Polo Museale fiorentino ad impegnarsi in un omaggio a questo artista controverso, che a Firenze si mise al servizio del granduca Francesco I per completare il Giudizio Universale nella Cupola del Duomo, iniziato da Giorgio Vasari.

La mostra che è imperniata, soprattutto, sul patrimonio di disegni e stampe dello Zuccari agli Uffizi, presenta come pezzo significativo un quadro raffigurante in versione ridotta la cosiddetta Porta Virtutis, la monumentale composizione allegorica che nel 1581 causò al suo autore l’ira del pontefice Gregorio XIII e il temporaneo esilio da Roma. A Firenze Federico Zuccari visse in quella che era stata la casa di Andrea del Sarto, attiguamente alla quale fece erigere un bizzarro palazzetto di sua ideazione, il Palazzo Zuccari, posto nell’attuale via Giusti. Come il contemporaneo Giorgio Vasari, anche lo Zuccari si dedicò alla critica artistica ed alla storiografia.

Il suo libro più importante fu "L'idea de' Pittori, Scultori, ed Architetti" (1607). Convinto accademico ed anti-naturalista, fu molto critico nei confronti della pittura di Caravaggio, artista molto diverso e molto più grande. Alessandro Lazzeri

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