I cittadini toscani pagano meno tasse regionali addizionali

Doppio record per i toscani: sulle tasse addizionali pagano alla Regione meno rispetto ai cittadini delle altre Regioni e vivono in una terra a elevato livello di libertà economica.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 novembre 2009 16:02
I cittadini toscani pagano meno tasse regionali addizionali

Doppio record per i toscani: sulle tasse addizionali pagano alla Regione meno rispetto ai cittadini delle altre Regioni e vivono in una terra a elevato livello di libertà economica (secondo uno studio che misura gli indici della libertà economica nelle province italiane, la Toscana sta nella parte alta della classifica superando Liguria, Piemonte, Lombardia, Lazio. Una sua provincia – Siena – è al primo posto in assoluto; altre 7 province toscane sono fra le prime 30 in tutta Italia). Lo ha ricordato il presidente Claudio Martini in una comunicazione al Consiglio regionale riunito in seduta straordinaria sulla difficile situazione economica.

Martini ha portato dati del ministero dell'Economia con specifico riferimento alle addizionali che le Regioni, su Irap e Irpef, hanno la facoltà di introdurre come scelta autonoma. La Toscana non ha introdotto addizionali Irpef e ha deciso di aumentare l'Irap solo nei settori finanziario, assicurativo e immobiliare: risulta dunque, fra le Regioni italiane, quella che meno ha chiesto, ai suoi cittadini, in termini di addizionale. Sotto questo profilo, infatti, ogni toscano paga ogni anno 16,3 euro di tasse regionali e ciò significa – ha proseguito Martini – che paga 162 euro in meno di un cittadino del Lazio ma anche 67,8 in meno di un cittadino dell'Emilia Romagna e 52,2 euro in meno di un piemontese.

Meglio, i toscani, anche sui lombardi e sui veneti: pagano in tasse addizionali regionali 44,5 euro in meno dei primi e 23 euro in meno dei secondi. Quanto alla libertà economica (“altro che Regione frenata e ingessata!”) Martini ha citato dati del centro studi “Sintesi” di Mestre che divide l'Italia in cinque gruppi (“libera, prevalentemente libera, frenata, molto frenata, non libera”) proprio in riferimento alla libertà economica (“fattore vincente di attrattività”). Claudio Martini ha sottolineato tre prospettive (“al di là dell'emergenza”) su cui puntare per agganciare la ripresa: attrattività (attraverso un fondo per attrarre nuove imprese in Toscana ma anche accelerando la realizzazione di infrastrutture e rilanciando la promozione internazionale); nuovi settori di sviluppo (green-economy, energie rinnovabili, biotecnologie, innovazione in settori tradizionali, robotica, biomedica e farmaceutica, stimoli alla ricerca); tasse regionali. In apertura Martini ha analizzato la crisi nell'economia toscana («grave e sta nella media nazionale, ma anche di minore intensità rispetto a quanto accade in altre regioni del Nord; una crisi comunque preoccupante per la perdita di posti di lavoro, per le difficoltà in tanti settori, per l'aumento delle povertà, per la conferma sulla lentezza della ripresa&raq uo;). Il presidente ha poi fornito il quadro aggiornato sulle iniziative svolte dalla Regione per affrontare la crisi: ammortizzatori sociali, accesso al credito, sviluppo dei territori, ampliamento degli investimenti pubblici.

In particolare si è soffermato su una proposta avanzata nei giorni scorsi al Governo per costruire, su un tavolo istituzionale nazionale, uno specifico “pacchetto Toscana” evitando dunque la frammentazione del rincorrere una per una le singole crisi aziendali e concordando programmi strategici da far confluire nelle leggi finanziarie e nei piani nazionali. «Mancano meno di tre mesi alla fine della legislatura – ha concluso Claudio Martini – e questo nostro confronto certo presuppone la volontà di usare al meglio il tempo che ci resta agevolando anche, per quanto possibile, i primi passi della nuova legislatura chiamata a varare il nuovo Prs».

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