Cotto Impruneta: in mostra 7 secoli di storia

Redazione Nove da Firenze
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20 marzo 2009 14:34
Cotto Impruneta: in mostra 7 secoli di storia

Impruneta (Firenze)– Lunedì 23 marzo il cotto dell’Impruneta compie 700 anni. Sette secoli di vita documentati all’Archivio di Stato da un atto notarile datato appunto 23 marzo 1309, primo statuto della corporazione dei fornaciai imprunetini, produttori per Firenze di brocche, conche e orci pregiati per la conservazione degli alimenti, nonché di embrici, coppi e mattoni per l’industria delle costruzioni, oltre a bellissimi vasi da fiori e sculture di ogni tipo. Per celebrare l’evento, il 22 marzo 2009 si inaugura all’Impruneta una grande mostra di sculture rinascimentali e manufatti in cotto di ieri e oggi.

E’ l’epicentro di un vasto calendario di iniziative (esposizioni, pubblicazioni, convegni, restauri) destinate a coinvolgere tutto il Chianti fiorentino nelle celebrazioni di questo straordinario materiale che, a cominciare dalla cupola brunelleschiana del Duomo di Firenze, rappresenta uno degli elementi artistici e architettonici più identitari e riconoscibili di questo territorio, oltre a restare un’attività economica assai importante.
Quattro le sezioni, cinque i curatori, oltre cinquanta le opere, capolavori della scultura, orci e vasi antichi e moderni, reperti etruschi, romani e medievali.

La sezione più spettacolare, curata da due noti storici dell’arte come Giancarlo Gentilini e Rosanna Caterina Proto Pisani, è quella dedicata alle sculture in cotto di Brunelleschi, Ghiberti, Donatello, Michelozzo, Della Robbia, Desiderio da Settignano, Verrocchio, Benedetto da Maiano, e altri maestri del Rinascimento, le cui opere sono messe a disposizione dai principali musei fiorentini. Lo storico dell’architettura Gabriele Morolli presenta invece (con ampio uso di apparati multimediali) un interessantissimo panorama dell’uso del cotto nelle costruzioni, dagli etruschi ai giorni nostri.

In tema di arredi da giardino e di copie di sculture rinascimentali, l’eccellenza artigiana dei fornaciai imprunetini è documentata con una serie di stupendi manufatti dalle storiche dell’arte Caterina Caneva (cui la mostra è dedicata) e Laura Casprini Gentile. Quest’ultima, con il Comune di Impruneta, cura anche la quarta sezione dedicata ai fornaciai di oggi, con la partecipazione di 15 aziende.
Molte le iniziative collaterali. All’Impruneta il Comune ha realizzato un itinerario geografico – stradale, corredato da opportuna mappa turistica, per segnalare sul terreno dove andare e cosa vedere.

Il Museo di Arte Sacra, inserito nel circuito dei Piccoli Grandi Musei osserva in via eccezionale gli stessi orari della mostra. Inoltre, la Fondazione per l’Artigianato Artistico pubblica il volume La Terracotta dell’Impruneta. Sapere antico e lavoro moderno (di Laura Casprini Gentile e Laura Hamad, pagine 112, € 14), che in italiano e inglese, non senza molte belle immagini, racconta storia, segreti, applicazioni e itinerari del cotto. Con il settecentenario inizia anche il restauro della fornace Agresti, una delle più antiche di Impruneta.

Il progetto si avvale di finanziamenti della Regione innescati grazie a uno stanziamento di Ente Cassa. Ospiterà un museo, esposizioni, laboratori didattici e un incubatore di imprese legate ai materiali tradizionali toscani (argilla, ceramica, marmo, legno, argento, ecc.). Promuovono gli eventi l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e il Comune di Impruneta con la Basilica di S. Maria dell’Impruneta e i comuni del Chianti Fiorentino. Contribuisce la Provincia. Collaborano le Soprintendenze al Polo Museale Fiorentino e ai Beni storico artistici di Firenze-Prato-Pistoia, la Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Toscana e il Sistema Museale del Chianti Fiorentino.

“Tutto ciò”, commenta Michele Gremigni, neo presidente dell’Ente Cassa, “fa del centenario del cotto una circostanza straordinaria di cui desidero ringraziare, in particolare, il mio predecessore, l’avvocato Edoardo Speranza, che tanto si è impegnato per questa iniziativa. Grazie a lui, l’opera di valorizzazione delle realtà culturali locali è diventata una delle nostre bandiere. L’Ente ha così contribuito anche a far comprendere la specificità italiana, ma soprattutto toscana, del cosiddetto museo diffuso, consentendo anche al pubblico meno colto di conoscere luoghi e collezioni poco frequentati”.

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