Santa Maria della Scala: Siena attraverso L’occhio dell’archeologo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 marzo 2009 14:30
Santa Maria della Scala: Siena attraverso L’occhio dell’archeologo

«Sintesi di Medioevo appena addolcito di Rinascenza, serenità calma e un po’ melanconica. Finezza di spirito che si fa un po’ scettica e un poco apatica: essa è l’espressione tipica della città di provincia italiana, non vegetante all’ombra della capitale in vana imitazione, ma indipendente nella sua personalità, sempre cosciente, di vecchia signora di genti». E’ la città di Siena, nella descrizione che ne dà il grande archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli, nel testo di una piccola guida compilata su commissione e destinata ai forestieri.

Nell’immagine talvolta deludente e talvolta edificante che egli ha della sua città d’origine, è racchiusa la cifra di un rapporto complesso, che pur oscillando costantemente tra anticonformistico sdegno e attenzione critica, non si è mai estinto. Questo rapporto diventa oggi, il tema centrale di una mostra originale e raffinata dal titolo “L’occhio dell’archeologo. Ranuccio Bianchi Bandinelli nella Siena di primo ‘900” in programma presso il Complesso Museale Santa Maria della Scala dal prossimo 4 aprile al 5 luglio.
L’esposizione a cura di Marcello Barbanera, docente di Archeologia presso l’Università “La Sapienza” di Roma, è stata presentata oggi a Siena nella sala Aurora del Palazzo del Governo alla presenza di Alessandro Pinciani, assessore alla Cultura della Provincia di Siena, Luca Bonechi, vicepresidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Luisa Dallai, Fondazione Musei Senesi, Giuseppina Carlotta Cianferoni, Soprintendenza Archeologica Toscana, Marcello Barbanera, curatore della mostra.

Raccoglie idee, progetti, prove grafiche, ricerche archeologiche del grande studioso, ma anche oggetti di uso quotidiano e piccoli ritratti fotografici di vita privata, facendoli agire in uno spazio unico come pezzi di un puzzle che nel suo insieme vuole restituirci lo sguardo con cui Bianchi Bandinelli guardava a Siena e ai suo spazi. Se ne ricava un affresco di vita che pone l’accento sugli aspetti meno noti dell’attività professionale del grande studioso, ma che non dimentica di soffermarsi sull’uomo con frequenti rimandi alla vita familiare, ai luoghi dell’anima e alle memorie care.

L’arco di tempo preso in esame va dalla nascita dell’archeologo e studioso al 1934, anno di vendita della villa urbana Il Pavone, regno di incontri rari e memorabili, che segna la fine di un’epoca per la sua famiglia e per lo stesso Bianchi Bandinelli, ormai cattedratico a Pisa e proiettato intellettualmente al di fuori dell’ambiente senese, sentito troppo angusto.
Il percorso della mostra
Nella prima parte della mostra, l’immagine di Siena viene restituita attraverso l’esposizione di oggetti di uso quotidiano, fotografie della città e della vita privata di Bianchi Bandinelli.

In questa sezione della mostra vengono esposte opere grafiche, influenzate dagli artisti attivi in città nei primi trenta anni del ‘900. Di questi artisti lo storico dell’arte Gianni Mazzoni sceglie alcune produzioni che fanno da contrappunto alle prove grafiche del giovane Bianchi Bandinelli e contribuiscono a ricostruire il contesto artistico e storico-artistico in cui si muoveva il futuro storico dell’arte antica.
Il fulcro della mostra è costituito dall’attività archeologica di Bianchi Bandinelli incentrata su Siena e sul territorio senese.

Questa sezione della mostra a cura degli archeologi Debora Barbagli e Giuseppina Carlotta Cianferoni, pone l’accento sul contributo che il giovane Bandinelli ha dato agli studi etruschi, che all’epoca vivevano una sorta di rinascita. Grazie, infatti, ad alcune sue ricerche pionieristiche sul territorio di Chiusi e della Val D’Elsa è stato possibile stabilire alcuni punti fermi della topografia etrusca che hanno aperto ricerche dai risultati straordinari, come nel caso della città di Murlo.

Una sezione di approfondimento è dedicata al confronto tra l’attività di Bianchi Bandinelli nell’archeologia senese e quella condotta successivamente, per merito dalla Soprintendenza archeologica. In questa ottica, il percorso si conclude con l’esposizione del progetto di Bianchi Bandinelli per il museo archeologico di Siena, documentando il lungo percorso che ha portato al moderno museo archeologico nel Complesso Museale Santa Maria della Scala.
Itinerari nei musei del territorio
Parte integrante della mostra sono gli itinerari nei musei del territorio.

Grazie al coinvolgimento della Fondazione Musei Senesi è stato possibile, infatti, allestire delle vere e proprie mostre nella mostra in alcune delle più prestigiose sedi museali della provincia di Siena. In ognuna di queste strutture: il Museo Archeologico Nazionale della Città di Chiusi, il Museo Archeologico “Ranuccio Bianchi Bandinelli” di Colle di Val d’Elsa, l’Antiquarium di Poggio Civitate a Murlo, il Museo Archeologico del Chianti Senese a Castellina in Chianti, il Museo del Paesaggio di Castelnuovo Berardenga, il Palazzo Pretorio a Sovana, è possibile ammirare opere, reperti archeologici e documenti che hanno lo scopo di approfondire ulteriormente il tema della mostra.

Nell’esposizione del Museo Archeologico Nazionale di Chiusi, è affrontato il tema del legame che Bianchi Bandinelli aveva con la città etrusca di Porsenna, il supporto che ricevette nell’ambiente locale, dallo ‘scavino’ Santoni al collezionista Bonci Casuccini. Il rapporto con Colle di Val d’Elsa è testimoniato da due articoli del 1928 attraverso i quali Ranuccio Bianchi Bandinelli pose le basi per una indagine sistematica della Valdelsa, territorio fino a quel momento poco studiato.

Nel museo a lui dedicato, è esposto un cospicuo lotto di materiali provenienti dalla necropoli del Casone a Monteriggioni, con particolare rilievo agli oggetti provenienti dall’ipogeo gentilizio dei Calisna Śepu. L’Antiquarium di Poggio Civitate a Murlo rende omaggio alla prime intuizioni del giovane Ranuccio Bianchi Bandinelli con l’esposizione di alcuni reperti ricavati dal suo primo sopralluogo sulla collina. A Bianchi Bandinelli va, infatti, il merito di aver trovato le tracce dell’abitato e della sua necropoli che verranno scavati quaranta anni dopo proprio sulla base delle sue indicazioni.

Tra gli impegni più significativi del giovane studioso Ranuccio Bianchi Bandinelli c’è anche la progettazione della Carta Archeologica di Etruria e la compilazione dei suoi primi quattro fogli pubblicati. A questi studi è dedicato l’approfondimento della mostra all’interno del Museo Archeologico del Chianti Senese a Castellina in Chianti. Il Museo del Paesaggio di Castelnuovo Berardenga si inserisce nel percorso su Ranuccio Bianchi Bandinelli ricordandone il legame con la villa di Geggiano e i suoi dintorni.

Un vero e proprio luogo dell’anima che ha fissato in una serie di disegni dai tratti semplici ma densi di qualità e sentimento che qui vengono esposti. A Sovana, negli anni giovanili della sua attività di etruscologo, Ranuccio Bianchi Bandinelli dedicò un lavoro attento e meticoloso pubblicando in un volume, ancora oggi prezioso, tutti i dati fino ad allora conosciuti. In particolar modo si soffermò sullo studio della tomba Ildebranda, alla quale è dedicata la mostra a Palazzo Pretorio.
“L’occhio dell’archeologo.

Ranuccio Bianchi Bandinelli nella Siena di primo ‘900” è promossa da Amministrazione Provinciale di Siena, Comune di Siena – Complesso Museale Santa Maria della Scala, Fondazione Musei Senesi, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per le province di Siena e Grosseto, FAI Fondo per l’Ambiente Italiano – Delegazione di Siena, Vernice Progetti Culturali in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale di Grosseto e i comuni di Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Chiusi, Colle Val d’Elsa, Murlo e Sovana, con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.

Resterà aperta tutti i giorni, presso il Complesso Museale Santa Maria della Scala dalle 10,30 alle 19,30. L’ingresso è gratuito e compreso anche nel biglietto della mostra “Arte, Genio, Follia. Il giorno e la notte dell’artista Per le sezioni dei musei del territorio, che resteranno aperte fino al 31 ottobre 2009, l’ingresso è gratuito, compreso nel biglietto di accesso al museo.

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