Libri: le lettere dal carcere dell'antifascista Elio Chianesi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 novembre 2008 20:22
Libri: le lettere dal carcere dell'antifascista Elio Chianesi

"Mia cara Rita, coraggio! Il destino (rappresentato questa volta dai giudici del Tribunale Speciale) mi è stato acerbamente contrario e sono stato condannato, contro tutte le previsioni mie e dell'avvocato, la pena è stata pronunciata e la condanna anche, così il mio ritorno fra voi è rimandato a una data da definire e spero presto. La condanna è stata di 2 anni e mi domando con quali prove mi hanno condannato, infatti così ha domandato anche la difesa, ma a ciò non è stato risposto. Cara Rita, rimarrai certamente sorpresa nel leggere queste mie righe e nello scorgervi poco sconforto.

Ti assicuro che ho ricevuto la condanna serenamente e a fronte alta perché il reato di cui sono stato imputato non è stato da me commesso e in ogni modo non è infamante". Sono queste le parole che Elio Chianesi scrive alla moglie Rita Bacchetti il 18 novembre 1942. Soli 20 mesi più tardi, il 13 luglio 1944, sarà ucciso.
Oggi, attraverso una documentazione interamente inedita, un libro ne ricostruisce la vicenda biografica e politica, perpetuandone così la memoria: Elio Chianesi dall'Antifascismo alla Resistenza (pp.

192, euro 18). Il volume sarà presentato lunedì 17 novembre alle ore 18 presso la nuova sede dell'Istituto Storico della Resistenza in Toscana (via Carducci 5, Firenze). Interverranno Federico Gelli, vicepresidente della Regione Toscana, Paolo Cocchi, assessore alla Cultura della Regione Toscana, Alessandro Starnini, vicepresidente del Consiglio Regionale della Toscana, Paolo Bagnoli, direttore dell'Istituto. Saranno presenti i familiari di Elio Chianesi, il curatore del volume Ivano Tognarini, nonché presidente dell'Istituto, e l'editore Antonio Pagliai.
All'interno del volume sono raccolte e fedelmente riprodotte tutte le lettere scritte da Chianesi durante la sua reclusione: preziosi documenti che permettono di ricostruire i momenti da lui vissuti dietro le sbarre, i suoi sentimenti, la sua sofferenza lontano dalla famiglia.

Un'importante sezione del libro ricostruisce tutte le fasi processuali del dopoguerra attraverso le cronache dei giornali, permettendo una rara ricostruzione dei fatti e della vicenda in vita e dopo la morte. Chianesi era stato, a Firenze, uno dei principali esponenti dei GAP, gruppi di azione patriottica. La sua storia di uomo politicamente impegnato aveva radici nella lotta clandestina contro il fascismo. Arrestato il 15 aprile 1942, fu deferito al Tribunale speciale per la difesa dello Stato e condannato a 2 anni di reclusione, alla libertà vigilata e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per il reato di partecipazione ad associazione sovversiva, per disfattismo politico e propaganda comunista (oltre che per offese al Capo del governo e vilipendio delle Forze armate dello Stato).

Caduto il fascismo, il 25 luglio 1943, dovette trascorrere più di un mese perché le autorità carcerarie procedessero alla sua liberazione. Riuscito a sfuggire ai repubblichini che avevano tentato di catturarlo in casa, nel luglio del 1944 fu gravemente ferito e, dopo una dolorosa agonia, morì in ospedale senza confessare notizie o nomi dei suoi compagni. I processi celebrati nel dopoguerra contro i suoi assassini si conclusero il 16 marzo 1949 con la condanna del suo uccisore per "omicidio preterintenzionale" e con la conseguente "scandalosa scarcerazione" (così definita dalla stampa dell'epoca, ndr).
"Sicuramente di Elio Chianesi - scrive Paolo Cocchi nella presentazione - è rimasto lo spirito di giustizia, la voglia di libertà, la sua saggezza, nonostante l'ingiusta scarcerazione del suo assassino.

La preziosa eredità che ci ha lasciato Elio Chianesi non andrà perduta e queste pagine ci aiutano a ricordare quello che un uomo è in grado di fare quando è spinto dalla passione per la politica e la giustizia, anche a costo di sacrificare la propria vita. Un eroe 'moderno', un eroe 'normale', questo è stato Chianesi insieme ai compagni con i quali ha combattuto nella clandestinità e dei quali purtroppo è sempre più difficile mantenere la memoria". (Irene Gherardotti)

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