Musica tradizionale del mondo: Musica dei Popoli dal 3 ottobre al 2 novembre 2008

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 ottobre 2008 15:35
Musica tradizionale del mondo: Musica dei Popoli dal 3 ottobre al 2 novembre 2008

Ogni concerto è una tappa di questo "viaggio" nelle culture della musica o delle musiche tradizionali del mondo. Musica dei Popoli ha sempre suscitato emozioni nuove e sorprese nel pubblico che ha sempre partecipato con fedeltà al festival in questi anni. Per tutti è sempre stato una fonte di nuove scoperte. Musica dei Popoli ha portato a Firenze in questi anni, incontri con musicisti, cantori e ballerini che provenivano da ogni angolo della terra, ciascuno portatore di una conoscenza diversa, una ampia modulazione dell'ancestrale rapporto tra l'uomo e la musica.
Domani 3 ottobre si comincia con Macanita ed il 4 ottobre con Parissa.


Tomasa Guerrero Carrasco, “LA MACANITA” (dal nome del padre, “El Macano”), è nata nella città andalusa di Jerez de la Frontera nel 1968, più precisamente nel barrio gitano Santiago, culla di molti dei più grandi artisti di flamenco. Ancora bambina entra a far parte del rinomato gruppo giovanile España-Jerez, guidato da Manuel Morao, assieme alla bailaora Manuela Carpio cui segue l’ingresso nel Coro de Villancicos de la Cátedra de Flamencología con cui incide alcuni albums.

Talento assai precoce, a soli 15 anni tiene il primo concerto da solista e da quel momento la sua carriera si sviluppa senza sosta, passando per le esperienze artistiche più diverse. Il regista Carlos Saura la vuole nel suo film “Flamenco”, poi prende parte alla serie televisiva "Rito y Geografía del Cante" consolidando la sua fama internazionale. Tra televisione, teatro e un’intensa attività concertistica, incide 6 album a suo nome tra cui il più recente, “La luna de Tomasa”, arrangiato da Isidro Sanlùcar, sarà proposto durante l’esibizione al Festival MUSICA DEI POPOLI 2008, con l’emergere dal profondo dell’animo dei lamenti della soleá e del tiento in un crescendo di pathos che suscita forti emozioni negli ascoltatori: «è quel particolare Cante che non è facile trovare oggi, il Cante che scuote l’anima e ha duende, dove l’istinto governa la ragione» (Manuel Martìn Martìn – EL MUNDO) LA MACANITA possiede una voce fuori dal tempo: la sua giovinezza e la sua bellezza celano la sua preferenza per l’arcaico, l’incontaminato timbro vocale del sonido negro.

Come la reincarnazione de La Niña de Los Peines (la più grande cantaora di tutti i tempi), il suo canto è assolutamente puro e totalmente flamenco, libero da condizionamenti o altre influenze; nelle sue esibizioni porta un pizzico di Jerez nel ‘cocktail’ di flamenco, accompagnata dalla rivelazione della chitarra flamenco Manuel Parrilla e dai palmeros (battimani) per eccellenza, Gregorio e Chicaro, trio di affiatatissimi musicisti con i quali suona da tempo.
E' considerata la migliore interprete femminile del repertorio tradizionale persiano e il suo nome è sinonimo di una delle voci classiche più sublimi e profonde della musica colta iraniana.

Scoperta al Festival di Shiraz del 1970, PARISSA ha studiato al prestigioso Conservatorio di Teheran, dove è stata allieva del leggendario Mahmoud Karimi, ma ha raggiunto la sua maturità artistica quando ha cominciato la sua collaborazione con l’Ensemble Dostan, il gruppo di cinque musicisti classici iraniani che la hanno accompagnata anche nel suo passaggio per il Festival di Fes (2007), dove ha incantato il pubblico con una commovente ed intensa versione di poesie religiose sufi Con una vocazione giunta in età precoce, PARISSA interpreta la sua musica come fenomeno bidimensionale, materiale e spirituale, come riflesso della natura umana.

La musica è concepita come arte sacra e sublime, capace di liberare dai legami terreni per addentrarsi nel mondo mistico della meditazione e della spiritualità. Al Festival presenterà il suo ultimo album, “Semplicity”, accompagnata da Iman Vaziri (tar), Seyed Ehsan Zibihifar (kamancheh) e Ali Rahimi (tombak). I musicisti sul palco, tutti specialisti di musica classica persiana, non privilegiano però il virtuosismo fine a sé stesso o l’esibizione della perfezione tecnica come apoteosi artistica: la dimensione spirituale, tanto nella performance musicale che nella partecipazione del pubblico, richiesta anche dagli stessi musicisti, rimane l’aspetto essenziale della loro musica.

Un’esibizione di rara bellezza, con la voce cristallina di PARISSA e l’alchimia del trio capace di trarre dai diversi strumenti musicali una gamma molteplice di polifonie imprevedibili, che riportano alle raffinate atmosfere dell’impero persiano.

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