Riforma della scuola, Gelli: la Toscana risponderà con un ricorso.
Appello per il diritto all’istruzione di chi non vede

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 settembre 2008 23:01
Riforma della scuola, Gelli: la Toscana risponderà con un ricorso.<BR>Appello per il diritto all’istruzione di chi non vede

Firenze, 17 Settembre 2008- Passa con i voti dei gruppi di maggioranza e il voto contrario dell'opposizione la mozione "sulla riduzione della spesa per l'istruzione, il taglio degli insegnanti e l'accorpamento delle scuole", sottoscritta da tutti i gruppi di maggioranza, prima firmataria Bruna Giovannini (Sd). Il dibattito sulla riforma della scuola si è concluso infatti con la messa in votazione di due mozioni. Respinta una mozione "in merito alle prese di posizione della Regione Toscana e dell'assessore all'istruzione" sulle iniziative del Governo in materia di istruzione, sottoscritta da Forza Italia-Pdl e Alleanza Nazionale-Pdl, prime firmatarie Stefania Fuscagni (Fi-Pdl) e Giuliana Baudone (An-Pdl).
Impulso alla Giunta regionale "a manifestare la propria contrarietà nei confronti dei provvedimenti annunciati e a svolgere in sede di conferenza Stato-Regioni, ogni azione utile a scongiurare interventi che minerebbero il ruolo e la funzione della scuola pubblica italiana"; sostegno alla Giunta, riguardo alla decisione di ricorrere alla Corte Costituzionale "per l'invasione delle competenze regionali" da parte del Governo.

Questo il dispositivo della mozione della maggioranza, che intende contrastare "la riduzione di spesa per l'istruzione di 7,8 miliardi nei prossimi tre anni, il taglio di 100 mila insegnanti e 40 mila non docenti"; "la riduzione del tempo pieno nelle elementari e di quello prolungato nelle medie", con il conseguente "abbandono del diritto universale all'istruzione pubblica garantito dalla Costituzione"; il "possibile accorpamento delle scuole".
La mozione della minoranza si proponeva di impegnare la Giunta regionale "a non trasformare, come già fatto in occasione della riforma Moratti, la scuola toscana in un campo di battaglia", nel quale "spostare lo scontro politico"; "ad attivarsi al fine di garantire la massima collaborazione istituzionale al Ministero e all'Ufficio scolastico regionale", al fine di evitare "inutili allarmismi o posizioni evidentemente strumentali"; "a mettere in atto concrete e significative azioni nel settore della formazione professionale", in modo da "imprimere quel tanto atteso e ormai improcrastinabile salto di qualità in un settore strategico per lo sviluppo della nostra regione, anche attraverso percorsi scuola-lavoro".

In dichiarazione di voto, Roberto Benedetti (An) ha affermato una "impostazione assolutamente contraria rispetto a quanto sostenuto da Federico Gelli" e sottolineato il proprio "dissenso" rispetto alle considerazioni espresse dall'assessore Paolo Cocchi; ha ribadito che "una scuola che seleziona favorisce gli studenti meritevoli e questo può aiutare anche l'affermazione dei ceti più disagiati".
"La Giunta regionale ha espresso un giudizio negativo sull'insieme dei provvedimenti adottati dal Governo e intende assumere una forte iniziativa relativamente al dimensionamento scolastico con la predisposizione di un ricorso presso la Corte costituzionale ritenendo che la programmazione scolastica sia di esclusiva competenza regionale".
Così il vicepresidente dell'Esecutivo Federico Gelli ha risposto ad un'interrogazione presentata dai consiglieri del Pd Nicola Danti e Marco Remaschi nella quale si chiedeva, tra l'altro, se la Regione "intende assumere nei confronti del Governo concrete iniziative circa la previsione di riduzione e accorpamento degli istituti scolastici nei piccoli comuni; e se si siano previste azioni che mitighino i disagi per gli utenti colpiti dalla drastica riduzione dei servizi scolastici offerti, o addirittura privati della possibilità del godimento del diritto allo studio".

Gelli ha riferito che la Giunta "non è ancora a conoscenza dei reali intendimenti del Governo nazionale, ma si esprime negativamente a provvedimenti quali il taglio di 130mila posti previsti per la scuola a livello nazionale e il ritorno all'insegnante unico nella scuola primaria, che avrà come conseguenza un grande arretramento nella qualità dei processi educativi e ridurrà fortemente la possibilità del tempo pieno".
Per Gelli la predisposizione del ricorso annunciato è in linea con l'intendimento della Giunta a "proseguire nelle politiche per la salvaguardia dei servizi fino qui attuati nei territori montani".

"In particolare - ha evidenziato il vicepresidente - sul fronte dell'assicurazione del sostegno finanziario che privilegia i comuni in situazioni di disagio". "La Giunta ribadisce quindi l'impegno a sostenere quei progetti innovativi in cui ciò che conta è lo studente e la sua crescita. La scuola - ha concluso Gelli - deve essere concepita come una vera e propria comunità di ricerca, dove l'apprendimento è basato sull'esperienza".
Soddisfazione e apprezzamento è stata espressa dal consigliere Nicola Danti che ha tuttavia evidenziato come "nonostante il buon operare della Giunta, la situazione permane ancora molto preoccupante.

Rischiamo l'indebolimento del sistema scolastico".
"Il ruolo e la funzione della scuola pubblica italiana sono a rischio". Così la vicepresidente del gruppo Sd in Consiglio regionale Bruna Giovannini, prima firmataria di una mozione presentata insieme a consiglieri del Pd, Pdci, Prc, Verdi e Ps in cui si chiede alla Giunta di "manifestare la propria contrarietà al taglio di 7,8 miliardi di euro per i prossimi tre anni della spesa per l'istruzione deciso dal Governo e ai conseguenti provvedimenti del ministero della Pubblica Istruzione".

Secondo la vicepresidente, gli interventi già decisi dal Governo (taglio di circa 100.000 insegnanti e di oltre 40.000 non docenti, possibile riduzione del tempo pieno nelle elementari e di quello prolungato nelle medie, riduzione a 30 ore dell'orario settimanale negli istituti tecnici e professionali, riduzione di un anno del percorso di studi delle scuole secondarie di secondo grado, accorpamento delle classi di concorso, ulteriore taglio degli insegnanti di sostegno e accorpamento delle scuole con meno di 500 o 600 alunni), sono scelte che "comportano nei fatti l'abbandono del diritto universale all'istruzione pubblica garantito dalla Costituzione e la rinuncia a fare del sistema scolastico il perno dello sviluppo socio-economico del Paese e della crescita delle nuove generazioni".

Giovannini ha quindi espresso "sostegno" alla decisione della Giunta di ricorrere alla Corte Costituzionale per "l'invasione delle competenze regionali", con uno specifico emendamento aggiuntivo alla mozione illustrata in Aula.
"La scuola italiana necessita di serenità, attenzione, di un processo di profonda riforma e che non può diventare il luogo privilegiato dello scontro politico". Così la consigliera azzurra Stefania Fuscagni ha illustrato la mozione sulle "prese di posizione assunte della Regione e dell'assessore all'Istruzione".

"In questi anni - ha evidenziato Fuscagni - la sinistra ha altamente ideologizzato ogni iniziativa che veniva presa in ambito scolastico anche là dove si trattava di mettere in atto, come nel caso della Legge 53, puri adeguamenti tali da rendere il sistema scolastico italiano competitivo rispetto agli altri sistemi europei". Per la consigliera azzurra, le iniziative messe in campo dal Governo Berlusconi "hanno introdotto modifiche di assoluto buon senso e di cui si sentiva da anni la necessità.

Penso alla reintroduzione del voto in condotta, il ripristino dello studio dell'educazione civica, il ritorno ad un giudizio sugli apprendimenti attraverso la valutazione numerica a sostituzione di giudizi nebulosi e spesso incomprensibili per gli studenti e le famiglie, la reintroduzione del maestro unico che risponde all'esigenza pedagogica di dare maggiore unitarietà educativa e formativa permettendo anche una migliore integrazione tra scuola e famiglia superando la dispersione di questi anni".

Per Fuscagni quindi, "la polemica sulla soppressione del tempo pieno è del tutto priva di fondamento dal momento che è dimostrato come l'introduzione del maestro unico potenzierà l'offerta formativa pomeridiana". La consigliera ha quindi invitato la Giunta a "non trasformare la scuola toscana in un campo di battaglia dove spostare lo scontro politico; ad evitare inutili allarmismi o posizioni evidentemente strumentali; a mettere in atto concrete e significative azioni nella formazione professionale, unico settore in materia di diretta competenza regionale, così da imprimere quel tanto atteso e ormai improcrastinabile salto di qualità in un settore strategico per lo sviluppo della nostra regione, anche attraverso percorsi di alternanza scuola-lavoro così da facilitare e potenziare concretamente l'ingresso dei giovani nel modo del lavoro".
La battaglia inscenata sulla scuola in questi giorni è soprattutto ideologica.

Questo il parere di Giuliana Baudone (An-Pdl), secondo la quale "la sinistra doveva cercare per forza qualcosa per cui scendere in piazza e ha scelto la scuola, ma per fortuna gli italiani non sono sciocchi". Baudone ha osservato che dopo decenni in cui il paese ha vissuto sopra le proprie possibilità, adesso i tagli alle spese sono necessari. Ed è necessario effettuare tagli alla scuola italiana così come strutturata, che secondo l'Ocse è inefficiente oltre che troppo costosa. "Dobbiamo dunque cambiare e lasciar perdere le ideologie - ha concluso la consigliera -.

La figura del maestro unico serve a crescere e deve essere poi affiancata da altre figure per l'insegnamento di materie come inglese, musica, educazione fisica".
"Una bruttissima pagina per la democrazia italiana, quella scritta con le iniziative del ministro Gelmini, tanto che la fascia nera al braccio dovremmo mettercela tutti", è al contrario il giudizio di Eduardo Bruno (Comunisti italiani). "Si tagliano gli insegnanti quando invece essi andrebbero aumentati - ha detto il consigliere - e così si pensa di affrontare fenomeni come il bullismo.

Evidentemente la destra ha bisogno di più ignoranti e così ha deciso di minare alla base la Costituzione italiana". "Fare meno scuola - ha proseguito Bruno - significa introdurre un principio classista: chi ha soldi manderà i figli alle scuole private, chi non ne ha lascerà i figli in mezzo alla strada". Per questo secondo Bruno la protesta di questi giorni non basta ed è necessaria una protesta forte, un'iniziativa aperta verso l'esterno.
Diego Ciulli (Pd) ha sottolineato come i cambiamenti introdotti da Gelmini siano puramente dei tagli, perché "se si fosse voluto fare una riforma non si sarebbe operato in piena estate e quasi di nascosto, ma si sarebbe avviata una discussione".

Il ministro, ha proseguito il consigliere, prima ha effettuato i tagli e poi ha varato alcuni interventi spot con l'unico scopo di nascondere quella che è la sostanza: la riduzione dell'istruzione. "Noi facciamo opposizione ai tagli - ha concluso Ciulli - ma non ci tiriamo indietro davanti a un confronto serio sul futuro della scuola italiana".
"Ha senso parlare del numero degli insegnanti senza parlare della qualità degli insegnanti?" è la domanda posta da Lucia Franchini (Pd), la quale ha ricordato che compito della scuola non è selezionare i più bravi ma dare a ciascuno la possibilità di scoprire ed esprimere i propri talenti.

"Tutte le volte però che si parla di selezione e di merito degli insegnanti ci si trova di fronte a un blocco, perché occorrerebbero riforme strutturali e investimenti che i governi non intendono fare". Franchini ha anche invitato la Toscana ad andare a fondo della questione e a dar vita a un dibattito, anche attraverso una mozione, partendo dalla legge regionale in vigore e dal fatto che si stanno approvando bozze di legge sul federalismo regionale. "Comunque si voglia presentare questa iniziativa, resta un fatto: si tratta di tagli" ha detto Gino Nunes (Pd).

E ha aggiunto: "Fra i tanti problemi che la scuola ha, c'è quello di accentuare le differenze di provenienza sociale e culturale, così come è innegabile che l'applicazione dei giudizi e del doppio maestro ha dimostrato alcuni difetti. La differenza tra la destra e la sinistra sta nella risposta che si dà a questo. Affermare che il maestro unico rafforza e rassicura è una follia, perché oggi la scuola ha un ruolo formativo diverso e minore rispetto al passato e servono figure che aiutino a filtrare i messaggi esterni e a tenere alta l'attenzione del ragazzo".

Anche il voto, ha proseguito Nunes, getta via il tentativo di costringere l'insegnante a costruire un giudizio personalizzato sul ragazzo, e se si può guardare con favore al voto in condotta, meglio sarebbe responsabilizzare i ragazzi.
Per Alberto Magnolfi (Fi-Pdl) sono da condannare aspramente i tentativi di mistificazione della realtà di cui anche alcune istituzioni si fanno partecipi e la diffusione di messaggi sbagliati e devastanti. "I provvedimenti varati dal ministro Gelmini non intendono certo essere la soluzione di tutti i problemi della scuola - ha commentato il consigliere - però sono un segnale: il segnale che la scuola deve guardare soprattutto al compito di trasmettere valori, di formare i cittadini, di educarli alla responsabilità e anche di abituare i giovani alle difficoltà che nella vita sicuramente incontreranno".
L'assessore alla cultura Paolo Cocchi, in un intervento che lui stesso ha definito "ideologico", ha affermato che la scuola è un'infrastruttura complessa, che ha numerosi obiettivi e che assomiglia un po' a un servizio sanitario, che deve curare malattie lievi e gravi.

"Il '68 ha distrutto l'autoritarismo - ha proseguito Cocchi - ma anche l'autorità e l'autorevolezza; e non si può educare senza autorità e autorevolezza. Ma se oggi i ragazzi nelle scuole distruggono i bagni non è per colpa del '68, che c'è stato quaranta anni fa, ma per colpa delle tensioni sociali attuali. I valori oggi li trasmette la televisione, ed è con le conseguenze disastrose di questo che stiamo cercando di lottare. La destra su questo ha un'egemonia culturale molto confusa, che va dal grembiulino al crocifisso fino alle lezioni in lingua lombarda.

Sarebbe necessario che si chiarisse le idee, per dare un messaggio coerente agli italiani".
"Il compito che l'attuale Governo si è posto e che sta riuscendo a realizzare anche sulla scuola, con sorti tragiche per l'Italia, è chiaro: rappresentare gli interessi concreti di una parte del paese, a danno di tutte le altre". Apre così Luca Ciabatti (Prc) il proprio contributo al dibattito sulla scuola. "Con questi interventi ? prosegue Ciabatti ? non esiste per le classi subalterne alcuna possibilità di costruirsi un sapere che consenta di rimediare agli squilibri determinati dai rapporti economici".
La "questione centrale", nell'azione del Governo in materia di istruzione, è secondo Giancarlo Tei (Ps) "quello che si tende a passare sotto silenzio e a sottovalutare, per nascondere la debolezza di un Ministro che non ha saputo opporsi alla precisa esigenza di tagliare fondi".

"La questione principale non riguarda il voto in condotta, né il grembiule: riguarda l'occupazione. Il problema è: che fine fanno centomila lavoratori che perderanno il posto? Su questo dobbiamo spostare il confronto. La Toscana è interessata a difendere le migliaia di posti di lavoro, tra insegnanti e personale non docente, che saranno colpiti con questi provvedimenti".
"Se ci fermiamo al voto in condotta, al grembiulino, discutiamo sul niente: è necessario invece far luce sull'aggressione volgare che viene portata alla base strutturale dell'istruzione nel nostro paese", attacca Fabio Roggiolani (Verdi).

"Con il maestro unico si colpisce una delle migliori conquiste: i tre insegnanti sono essenziali, un solo maestro incapace per cinque anni può determinare handicap formativi non recuperabili. Così si impoverisce la crescita culturale del nostro paese per riportare i nostri bambini ad un rapporto maternalistico, o paternalistico, con l'insegnante, che per fortuna avevamo superato".
"Di fronte a queste azioni del Governo, le Regioni si trovano disarmate. Il nostro impegno non può che essere quello di riuscire a garantire i livelli di istruzione sanciti dalla Costituzione", ha sostenuto il vicepresidente della Giunta regionale, Federico Gelli, richiamando l'annunciato ricorso alla Corte Costituzionale.

"Siamo di fronte ad un grande piano di smantellamento del sistema pubblico del paese, dalla scuola alla sanità, alla pubblica amministrazione. La Toscana ha un Testo unico sull'istruzione molto valido, il modello toscano è riuscito a sopravvivere in questi anni, mentre altre Regioni non hanno resistito".
L'Unione italiana ciechi e ipovedenti della Toscana torna a denunciare «la grave e inaccettabile» situazione in cui si trova l'istruzione per i non vedenti, gli ipovedenti e i pluriminorati.

«Tutto questo succede a causa dei tagli governativi», dice il presidente regionale Virgilio Moreno Rafanelli, che lancia un appello anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinché «venga ripristinato il diritto dei ciechi e degli ipovedenti a ricevere un'educazione uguale a quella dei normodotati e comunque adeguata alle loro potenzialità». Proprio in questi giorni il consiglio regionale Uici ha scritto ai parlamentari toscani, ai sindacati e al consiglio regionale della Toscana.

«I nostri giovani devono essere sostenuti. E devono ricevere un'istruzione e un'educazione all'altezza dei tempi e in linea con le normative vigenti nazionali ed internazionali», continua Rafanelli. Che aggiunge: «Purtroppo siamo di fronte a una riduzione delle ore di sostegno molto più drastica rispetto agli altri anni. E c'è una direttiva ministeriale che abolisce il ricorso alla deroga nella nomina di insegnanti di sostegno anche in situazioni di emergenza». «E' l'ora che l'istruzione non venga più ridotta a un mero fatto di cassa», conclude il presidente regionale dell'Uici.

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