Convegno sulle calamità naturali nel Medioevo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 maggio 2008 14:18
Convegno sulle calamità naturali nel Medioevo

SAN MINIATO, 08/05/2008- “Le calamità ambientali nel tardo Medioevo europeo: realtà, percezioni, reazioni” è il tema del convegno che il Centro studi sulla civiltà del tardo medioevo di San Miniato ha organizzato a palazzo Grifoni dal 31 maggio al 2 giugno. Una tre giorni che vedrà la presenza di studiosi provenienti dalla Germania, dalla Francia, dalla Spagna, di esperti di prestigiosi istituti italiani ed europei, di docenti delle università di Bologna, Firenze, Roma, Messina, Udine, Bari.

“Il tema delle calamità naturali è di amplissima portata e di grande attualità –dice Raffaella Grana, vice sindaco e assessore alla cultura di San Miniato e presidente del Centro- e affronterà vari aspetti del rapporto tra uomo e natura: l’attitudine difensiva delle città nei confronti dei fiumi (il Po, l’Arno, il Tevere, la Senna), sorta di nemici-amici, pericolosi e indispensabili al tempo stesso; il rapporto col mare, osservato nelle due cruciali e simboliche esperienze di Venezia e del Mare del Nord; la realtà oscura e non dominabile del terremoto, del vulcano, dell’ambiente montano.

Tutto sarà approfondito tanto in termini di realtà, quanto di ‘percezione’, e di reazione sul piano religioso e culturale. Emergeranno dunque delle società certo subalterne rispetto alla natura, ma non inermi né inconsapevoli. Il Centro studi sulla civiltà del tardo medioevo affronta dunque con questo convegno, l’undicesimo della sua attività, un tema che può interessare, oltre agli specialisti, un pubblico più vasto, oggi sensibile ai temi dell’ambiente e della natura”.
Il rapporto tra uomo e natura si è venuto modificando in modo radicale, nelle società e nelle economie europee, soltanto durante l’età moderna, quando essa è stata ‘pensata’ dall’uomo in modo meccanicistico in vista del suo dominio attraverso la tecnica.

Nel Medioevo, in una società povera di tecnologia, l’idea della natura creata da Dio e affidata al dominio dell’uomo restava una elaborazione concettuale. Nel quotidiano delle società agricole l’uomo era, infatti, sostanzialmente subordinato alla natura: al contrario di quanto è accaduto nelle società industriali, nelle quali la natura è stata a lungo subordinata alle esigenze umane. È nei secoli della modernità trionfante, nell’Ottocento e nel Novecento, che tutto è cambiato. E solo nei decenni più recenti le riflessioni sui limiti dello sviluppo e sullo sviluppo sostenibile hanno preso corpo, incrinando la fiducia ingenua nel progresso perpetuo e ingenerando inquietudini e consapevolezze nuove.

(dp)

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