“Architettura adriatica - Due sponde, una cultura artistica”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 marzo 2008 20:20
“Architettura adriatica - Due sponde, una cultura artistica”

C'è nel Rinascimento italiano specialmente del XV secolo una segreta attenzione verso Oriente, la quale fa da contrappeso all’indirizzo dell’arte ‘ufficiale’, tendente a proporre come modello sopra tutto l’universo formale del mondo romano.
Leon Battista Alberti (1404-1472), grande architetto fiorentino, ma di formazione ‘internazionale’ (a causa dell’esilio della sua ricca famiglia mercantile), è colui che per primo nel Quattrocento percepisce l’importanza dell’eredità classica presente anche nell’arte dell’Impero Bizantino, che altro non era che l’estensione nel tempo dell’antico Impero Romano d’Oriente.
Le terre dalmatiche, poste sull’‘altra’ sponda dell’Adriatico, sotto il controllo della Repubblica di Venezia, erano il luogo ideale per l’incontro della cultura occidentale e di quella bizantina, erede appunto diretta della tradizione romana d’Oriente.
Dall’osservazione sempre più curiosa delle forme d’arte e sopratutto di architettura bizantina, apprezzata essenzialmente per la sua componente ‘classica’ (e grazie agli intensi scambi fra artisti italiani e dalmatici, quali Luciano Laurana, l’architetto del Palazzo di Urbino), nasce un nuovo capitolo della storia edificatoria dell’Italia del Quattrocento, che ha nelle opere di Alberti alcuni punti di eccellenza e che trova nelle splendide prospettive delle tre Città Ideali di Urbino, Baltimora e Berlino la più compiuta sintesi formale.
“Architettura adriatica - Due sponde, una cultura artistica” è il titolo dell'incontro che si terrà giovedì prossimo (dalle ore 11) nell'Aula magna dell'Istituto di Istruzione Superiore “Leonardo da Vinci” di Firenze (in via del Terzolle, 91) e che vedrà intervenire Gabriele Morolli docente all'Università degli Studi di Firenze.
L'incontro, ad ingresso libero, è organizzato dalla Biblioteca e dalla Redazione del giornalino “Scuola & non solo” in collaborazione con la Biblioteca delle Oblate di Firenze.

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