Lo Zibaldone di Telemaco Signorini: intervista a Silvio Balloni, curatore della mostra

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 marzo 2008 21:16
Lo Zibaldone di Telemaco Signorini: intervista a Silvio Balloni, curatore della mostra

di Giada Primavera

Primo appuntamento dell’anno dedicato a Giovanni Fattori: Lo Zibaldone di Telemaco Signorini. Trattasi di volume di grande formato (32 cm x 21,5), composto da 167 carte recto-verso ed acquistato dall’antiquario fiorentino Aldo Gonnelli, che nel 1963 ne fece dono alla Galleria d’Arte moderna di Palazzo Pitti. Il 4 marzo, presso la stessa galleria, sarà presentata l’edizione anastatica dell’opera che verrà donata, nel numero di 1000 copie, alle biblioteche ed università italiane. Curatore dell’edizione, l’italianista Silvio Balloni

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Come si è avvicinato allo Zibaldone? Stavo preparando una tesi di dottorato sull’attività critico-artistica di Signorini.

Prevalentemente, critica d’arte, filosofia per l’arte e per la letteratura. Perché Signorini nasce letterato: studiava agli Scolopi. La sua era decisamente una vocazione letteraria. Ma all’età di diciassette anni, gli muore il fratello Egisto ed il padre, il celebre pittore Giovanni Signorini, lo indirizza verso la pittura. Telemaco non lascerà mai l’ambiente letterario grazie al quale aveva conosciuto, fra gli altri, Carducci, Luigi Biagi, Niccolini e Giuseppe Giusti.

Da letterato a pittore a… critico d’arte.

Certamente. E, dal 1862, comincia anche a frequentare il caffè Michelangelo, fervente delle prime novità sull’uso dello specchio nero, dei chiaroscuri…Signorini primeggia ovunque per il suo carattere naturalmente estroverso e pedagogico insieme. E’ indubbio che aspirasse, per egocentrismo, ad una centralità sociale che non fece fatica a conquistare, aiutato da uno charme riconoscibile almeno quanto i guanti gialli che sempre indossava. Dal 1855, frequenta la colonia anglo fiorentina, il villino di Isabella Robinson Falconer… E’ chiamato a scrivere per “La Rivista Europea”.

Passiamo allo Zibaldone: come è composto praticamente? E’ articolato, per un totale di 500 facciate reali e circa 2000 occorrenze, in poesie edite ed inedite, autografe e non, caricature (su e di Signorini, visto che era fondatore, tra le altre, anche della rivista per “Caricaturisti e caricaturati”),sonetti vari ( ai mercati di Firenze, ne dedica uno di indubbia suggestione), fra cui una Sonettanza molto particolare per un italianista come me; vari articoli critici anche di Enrico Ponzacchi che, all’inizio si firma con uno pseudonimo (un indipendente) e poi si rivela.

Le polemiche tra Ponzacchi e Signorini, anche in forma poetica, erano legate al verismo, al naturalismo, alla visione e alla critica dell’oggetto in sé, all’esigenza delle gallerie di selezionare in maniera ipercritica i soggetti delle loro mostre… La capacità di precorrere i tempi artistici è una prerogativa di Telemaco che si estende alla filosofia, alla letteratura e ne fa un poligrafo, un eclettico: lo Zibaldone ne è un chiaro esempio.

Quali i miti di Signorini? Proudhon, Zola, Diderot innanzitutto. Del primo, aveva letto tutti i testi e gli epistolari.

Disse: “Ho letto P. e sono divenuto apostata delle idee mazziniane”. Non era un avventuriero del sapere. In lui risiedevano due anime: una snob e l’altra intimamente colta (possedeva gli scritti di De Sanctis su Zola, l’opera intera di Proudhon) ed internazionale. Espone, infatti, alla Royal Accademy ed alla Grosvenor Gallery di Londra e a Parigi; si reca in Scozia, conosce Degas ( che nel 1875 viene a Firenze e rimane affascinato dal quadro “La sala delle Ospitate”) e Monet, già nel 1873.

Questi contatti li aveva ottenuti frequentando la colonia anglosassone fiorentina, la villa dell’Ombrellino a Bellosguardo, Marcellin Desbutin e Georges Lefenestres, futuro conservatore del Louvre. Sì, perché i salotti bene erano tutti suoi: il salotto dei Conti De Gori a Marciano, la conoscenza con Robert Browning e William Wetmore Story… tutto tra il 1855 ed il 1868. A Parigi, conosce anche Alfred Steavens e James Tissot. Nel 1873, Alma Tadema. Davvero tanto per un provinciale fiorentino, dei Macchiaoli ovvero quelli destinati a ritrarre solo il sole sull’Arno!!!

Un aneddoto. Oltre alle polemiche con Ponzacchi, si ricorda il litigio con Serafino de’Tivoli, il cosiddetto “papà della macchia”.

Serafino era contro Proudhon e i due vennero alle mani mentre Telemaco sventolava un libretto dell’amato autore, che portava sempre con sé.

E la vita affettiva di Telemaco? Turbolenta, inquieta, naturalmente. Eppur tanto tenero fu con la Nene, la piccola Irene di nove anni che stava quasi per adottare, protagonista di alcuni suoi quadri celebri. Scrisse, poi, un magnifico sonetto intitolato. “La commedia dell’amore per l’avvento della morte”. Sì, perché tutti pensano all’artista o al polemista e l’uomo sfugge con le sue sofferenze, il suo dolore, la solitudine…

Scriveva e su di lui si scriveva… Certo.

Fu persino tradotto in inglese per il settimanale “The art weekly”: neanche il critico dei Macchiaioli, Diego Martelli, ebbe una così vasta risonanza. Su “Art in Italy” uscì un articolo di Signorini sulla pittura di Muller e Monet.

Come mai siete ricorsi ad una edizione anastatica? Per la deperibilità dell’originale ma posso dire, con sincerità, che le copie - edite da Sillabe e finanziate dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze - sono davvero fedeli all’originale. Si pensi che, tra una facciata e l’altra, Signorini inseriva fogli, sfogliacci, pensieri, articoli di giornali delle più varie dimensioni, appunti … E, se in copia, il tipografo inseriva gli articoli o gli appunti finanche 3 cm più in su o in giù, veniva richiamato e doveva rifare tutto.

Persino lo strappo della pagina o il logorio dell’angolo…

Silvio Balloni è laureato in Lettere e conseguirà un Dottorato in Italianistica. Queste le sue pubblicazioni: 1. Descrizione delle carte autografe di Telemaco Signorini, ed. su “La Rassegna della Letteratura Italiana”, Gennaio-Giugno 2005. 2. Metapsichica e teosofia tra Capuana e Pirandello, ed. su “Antologia Vieusseux”, n. 33, Settembre-Dicembre 2005. 3. Luigi Capuana e Angelo Camillo De Meis, ed. su “La Rassegna della Letteratura Italiana”, Gennaio-Giugno 2007. 4.

Telemaco Signorini, i macchiaioli e gli ambienti letterari del tempo, ed. su “I Macchiaioli. Sentimento del vero” [catalogo della mostra], Milano, Electa 2007 e Roma, Silvana Editoriale 2007. In preparazione i saggi La città che cambia. La Roma di Pier Paolo Pasolini e Salò o le 120 giornate di Sodoma: la logica anarchica del potere, che saranno editi in due volumi miscellanei per la Casa Editrice Moretti & Vitali di Bergamo, nonché il saggio Teorie della visione a fondamento a delle ricerche unificate di pittura e fotografia nell'Italia dei Macchiaioli che sarà edito nel catalogo della mostra “Macchie di luce.

I Macchiaioli e la fotografia”, allestita presso il Museo Nazionale Alinari della Fotografia dal 4 dicembre 2008 al 15 febbraio 2009.

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