Litorali della Toscana ed erosione delle spiagge

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 febbraio 2008 19:07
Litorali della Toscana ed erosione delle spiagge

L'uomo vorrebbe che le caratteristiche geografiche rimanessero fisse, ma non è così. E le linee di costa sono fra le caratteristiche più “mobili” che ci siano.
Il problema dell'erosione delle spiagge in Toscana ha primariamente ragioni antropiche, che in precedenza ne avevano provocato un altrimenti ingiustificablie avanzamento.
Come ormai quasi tutte le coste delle cosiddette “nazioni avanzate” le coste toscane di pianura, dalla Versilia alla Maremma, non sono naturali: consideriamo la laguna veneta una eccezione, ma in realtà è proprio questo che ci si dovrebbe aspettare lungo una pianura, dove una linea di costa precisa non esiste e tutta la zona costiera è una successione di stagni, dune, cordoni litorali, insomma una laguna.

E se la pianura è vasta, come quella padana o semplicemente la bassa valle dell’Arno, il limite fra le acque dolci e quelle salmastre sarebbe molto più sfumato di quello che vediamo oggi.
Quindi le bonifiche (che hanno portato ad una netta divisione fra acque e terraferma) hanno determinato una situazione completamente innaturale, dal delicatissimo equilibrio. Tantopiù che nella maggior parte dei casi dalla spiaggia è stata asportata la duna costiera, essenziale in natura e non solo per l'equilibrio sedimentario.

Si possono vedere anche in Toscana delle dune fossili: per esempio sono quelle collinette che si vedono dal rilevato dell'autostrada fra Pisa Centro e Livorno nella zona di Tombolo (toponimo decisamente significativo...).
Il devastante disboscamento dei versanti montani e collinari operato nei secoli passati, sia per la produzione di legname, sia per ottenere spazi per l'agricoltura (in Toscana soprattutto per agricoltura di pregio), ha enormemente accelerato l'erosione dei versanti: è noto che la presenza di alberi su un versante ferma l'erosione perchè frena la velocità dello scorrimento delle acque piovane e perchè le radici trattengono il terreno.

Aggiungiamo pure le bonifiche delle zone paludose interne, per cui i sedimenti non si distribuiscono più all'interno delle paludi ma sono tutti portati dai fiumi fino alla foce. Quindi alla componente naturale del sedimento che arriva in mare se ne è sommata una antropica notevolmente elevata e i litorali hanno mostrato una decisa avanzata. Il bilancio sedimentario di una costa ha diverse componenti: ovviamente l'apporto sedimentario, ma anche la naturale subsidenza del terreno: in tutte le zone di pianura il suolo tende ad abbassarsi perchè il peso comprime i sedimenti sottostanti (che anche in Toscana possono avere uno spessore di migliaia di metri).

A questa subsidenza naturale si è aggiunta una componente antropica, dovuta allo sfruttamento delle risosre idriche: è chiaro che togliendo acqua il suolo sovrastante si abbassa. Quindi per continuare a restare ad un certo livello il terreno ha bisogno di essere “rifornito” di sedimenti. Le estese aree del delta padano sotto il livello del mare sono dovute a questo fenomeno. Poi influiscono le correnti marine e la presenza di ostacoli lungo la spiaggia: il sedimento “viaggia” trascinato dalla corrente e la spiaggia mantiene un equilibrio fra quanto ne arriva e quanto ne parte.

Chiaramente la corrente ha una velocità molto bassa (se non ci fossero le onde probabilmente non riuscirebbe a scalzare la sabbia dal fondo) e quindi la presenza di un ostacolo, che può essere naturale o artificiale, ferma il suo movimento, per cui a monte di questo la spiaggia avanza (i sedimenti arrivano ma non riescono ad avanzare oltre ), mentre a valle la spiaggia tende a scomparire (i sedimenti se ne vanno senza essere rimpiazzati).
Nell'immagine presa da Google Earth vediamo l'interruzione del trasporto naturale della sabbia all'altezza del porto di Marina di Carrara, un tipico esempio di ostacolo artificiale: è evidente come la corrente venga dal Nord (dal Magra) e quindi a monte del porto la sabbia si accumula, mentre a valle non ce n'è più.
A scala globale, un altro grave rischio è dato dall'innalzamento dei mari per il riscaldamento globale.
Al tutto si aggiungono due nuove componenti antropiche: la prima è il rimboschimento (e qui si nota una coperta un po' corta: se si rimboschisce i versanti se la passano meglio, ma le spiagge vanno in sofferenza; se si disbosca i versanti vanno in crisi e le spiagge crescono) e la seconda è la costruzione delle dighe, che bloccano il trasporto sedimentario.

Non è un caso, infatti, che le zone in cui il ritiro è stato più violento sono alle foci dei fiumi (che come detto, si erano anomalmente ingranditi).
Aldo Piombino

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