Casentino: varietà di mele, pere e vitigni salvate dalla scomparsa

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 novembre 2007 19:11
Casentino: varietà di mele, pere e vitigni salvate dalla scomparsa

Firenze, 7 novembre 2007- Sono salve alcune delle produzioni tipiche del Casentino. Una biodiversità, per la vallata aretina, che passa dalle antiche varietà di frutta e di vite a rischio di estinzione, ma anche dagli oli essenziali estratti da ginepro e rosmarino che hanno proprietà curative e antitumorali. Sono alcuni fra i risultati dei progetti territoriali, cofinanziati dall’Arsia realizzati in collaborazione con la Comunità Montana del Casentino, “Valorizzazione di produzioni agricole nel territorio del Casentino”, che si è tenuto quest’oggi a Soci (Ar), nei suggestivi ambienti della Mausolea, azienda agricola del Monastero di Camaldoli.

Ad esempio per le piante da frutto sono già state censite 40 varietà di melo e 30 varietà di pero. Questa fase del progetto si è sviluppata attraverso un censimento delle notizie etnobotaniche legate alle vecchie varietà autoctone; sono state censite nuove cultivar dei fruttiferi, e poi rilevati i caratteri agronomici, morfologici, fenologici e fitosanitari delle singole varietà individuate. Infine è stata predisposta una specifica catalogazione: schede pomologiche, la raccolta del materiale vegetale, frutti, fiori, e foglie, con relativo reportage fotografico.

Il progetto ha avuto una durata di tre anni (2005-2007) e un costo complessivo di 30mila euro.
Il Casentino già negli ultimi anni ha riscoperto produzioni agroalimentari autoctone, anch’esse vicino alla scomparsa, che oggi invece producono reddito e sono presenti sui mercati locali. Fra questi la pregiata patata rossa di Cetica e il prosciutto del Casentino, un incrocio fra la cinta senese e il Large white. Non mancano produzioni enologiche e già tre aziende della vallata imbottigliano etichette di rosso e vino dolce.

Un altro progetto territoriale dell’Arsia ha preso in esame proprio le varietà viticole autoctone del Casentino. Lo studio dei vecchi vitigni, eseguito tramite un accordo con il CRA-Unità di Ricerca per la Viticoltura di Arezzo, che sta procedendo alla caratterizzazione dei biotipi individuati, ha già portato all’individuazione di 84 varietà locali (per 108 accessioni). Si possono sottolineare due vitigni casentinesi di rilievo: il “Moscato di Sabbiano”, un biotipo tutto toscano di moscato dalle ottime prospettive, e il “Morellone del Casentino”, dalle elevate potenzialità per la colorazione di vini rossi.

La Comunità Montana del Casentino, all’interno del proprio vivaio di Cerreta (nel comune di Poppi), ha in corso un programma di moltiplicazione delle antiche varietà censite per costituire una collezione e diffonderne l’uso attraverso la vendita alle aziende private. Stretto legame con il territorio e spiccate proprietà curative e antitumorali per altre produzioni di nicchia come gli oli essenziali e di estratti di natura polifenolica dalla flora mediterranea, come ad esempio il rosmarino e il ginepro.

Si tratta di coltivazioni caratterizzate da superfici limitate, vere e proprie “oasi” produttive, ma dall’elevato valore commerciale e i risultati del progetto confermano che alcune località toscane forniscono risultati qualitativi di alto livello, a dimostrazione di come percorsi di ricerca di questo tipo sono in grado di valorizzare lo stretto legame tra i prodotti ottenuti e i territori di produzione. Oltre all’interesse per l’Antica farmacia di Camaldoli, è stato evidenziato l’interesse dell’Officina profumo di Santa Maria Novella, ricordando come il rosmarino facesse parte della ricette dei profumi di Caterina de Medici.

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