Castagne: +10% i consumi di farina della Lunigiana Dop

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 ottobre 2007 13:35
Castagne: +10% i consumi di farina della Lunigiana Dop

Poche, più piccole ma decisamente più saporite. Anche le castagne (e la farina) non sfuggono alle follie climatiche dell’ultimo anno, e come il vino, saranno di qualità eccellente ma sensibilmente meno rispetto alla raccolta del 2006. Si parla di un 30% ad una prima stima da parte della Coldiretti Provinciale e del Comitato Promotore Farina di Castagne Dop della Lunigiana che conta tra le sue fila 15 castanicoltori e tre mulini (Rossi a Fivizzano, Tamarito ad Aulla e Moscatelli a Filattiera) ed è oggi il maggior rappresentante del settore.

Circa 30 mila gli ettari complessivi di castagneti in Lunigiana (230 mila quelli totali in Italia con la Toscana seconda regione italiana per ettari), disseminati su tutti i comuni. Circa 160 i castanicoltori anche se non esiste ancora un censimento che fotografi l’intero comparto come non ci sono stime su raccolte e produzione complessiva. Tra Pontremoli e Fivizzano il centro nevralgico dell’intera attività mentre solo il 30% dei castagneti sono coltivati e presieduti da agricoltori che sono sempre più “vecchi”.

Nonostante clima e attacchi dalla Cina (è il maggior produttore mondiale di castagne ed importatore con 150 mila chili nel 2006) non ci dovrebbero, almeno per il momento, essere aumenti dei prezzi e nemmeno della farina che costerà dai 35 euro al quintale ai 50 della Dop. Intanto la raccolta è nel pieno: iniziata a fine settembre proseguirà fino ai primi giorni di novembre. “Bene nei castagneti nelle zone alte, male in quelli bassi. Quantità minore come si temeva stimabile in un 30% in meno ma qualità nettamente superiore alla passata stagione”.

Mario Maffei, della Cooperativa Montagna Verde in località Apella, a Licciana Nardi che raduna circa 30 aziende è soddisfatto. “Raccoglieranno tra i 2-3 mila quintali di castagne che immetteremo sul mercato del fresco. E’ vero manca la quantità, i numeri ma il sapore dell’annata è incredibile”. Eccellente, e diversamente non poteva essere, sarà la farina di castagne della Lunigiana Dop in attesa del riconoscimento comunitario. E’ triplicata la produzione, passata dai 50 quintali certificati Dop ai 150 grazie all’ingresso di nuove aziende all’interno del Comitato Promotore Farina di Castagne Dop della Lunigiana che finiranno sul mercato, a 9 euro il chilo.

Aumentata anche la domanda. “La domanda della Dop è cresciuta solo nell’ultimo anno del 10% - analizza la giovane Presidente del Comitato, Simona Lombardi, che con la castagna ha un feeling innato vendendo da una famiglia di castagnicoltori – ma il costo sul mercato è rimasto lo stesso proprio perché stiamo attuando una strategia di promozione e marketing importante. Per il momento il mercato di riferimento è regionale ma contiamo di andare fuori portandola a far conoscere nelle mostre e nelle rassegne più importanti come “Cybus””.

A completare l’opera manca quel benedetto riconoscimento europeo. “L’approvazione da parte della Comunità Europea darebbe un impulso importante al settore incentivando il recupero dell’enorme patrimonio abbandonato che al momento non ha aiuti e finanziamenti. Un motivo che allontana anche i giovani lunigianesi che non vedono reddito ma solo fatica”. A minacciare i nostri castagneti ci si è messo anche il “mal d’inchiostro”, un fungo che attacca le radici e via via sale su fino a far seccare “l’albero del pane” (così veniva chiamato perché era l’unica fonte di sostentamento delle popolazioni in epoca antica).

“E’ una malattia frutto dell’abbandono. Basterebbe potare, curare un po’ di più per evitare che il nostro enorme patrimonio rischi di scomparire entro pochi decenni. Il rischio è serio”.
A rivendicare l’importanza per l’ecosistema globale della castanicoltura interviene la Coldiretti. “La castanicoltura – spiega Vincenzo Tongiani, Presidente Coldiretti Provinciale – è una risorsa importante per tutta la Lunigiana. Per due motivi principali: è una fonte di extra reddito per molte aziende, ed è un’attività di presidio del territorio, e questo è ancora più importante.

Il castanicoltore non solo raccoglie i frutti dell’albero, pulisce, favorisce la nascita dei funghi, mette in sicurezza le piane di sua competenza, vigila in casi di incendi ed evita con la sua azione che ce ne siano. Purtroppo i giovani fuggono da questa possibilità e sono gli anziani a portare avanti la tradizione; non è la terra a mancare, di quella ne abbiamo in abbondanza, dobbiamo creare una mentalità imprenditoriale”. Una linea solutiva la propone l'assessore all'Agricoltura della Comunità Montana della Lunigiana, Vittorio Marcelli che assieme alle associazioni di categoria sta lavorando per favorire l'aggregazione tra le imprese e di tutti quei soggetti part-time dell'agricoltura: "considerato che ad oggi non è stata ancora fatta chiarezza in merito alle realtà castanicole – spiega Marcelli - è necessario avviare una analisi conoscitiva del settore, ampio e diversificato, al fine di individuarne dimensioni e consistenza.

La soluzione più adeguata allo stato attuale, ritengo sia la forma consortile. Per le tante piccolissime aziende distribuite sul tutto il territorio lunigianese con mezzi e numeri insufficienti per accedere a forme di aiuti finanziari, la formula associativa consentirebbe loro di proporre progetti strutturati per partecipare ai bandi relativi ai finanziamenti previsti dal Piano di sviluppo rurale i cui obiettivi sono: rafforzare e consolidare le aziende affinché le stesse siano presidio del territorio e soggetti indispensabili di una economia che attivi tutta la filiera del bosco.

Dal legname da lavoro alle biomasse, dai prodotti del sottobosco alla castagna e suoi derivati”.

COME MANGIARE LE CASTAGNE
Le castagne, di cui si conoscono circa 100 varietà, possono essere mangiate in diversi modi: arrosto (dopo averle incise sul lato bombato metterle in una padella di ferro con il fondo forato e cuocerle o sul fuoco vivo o in forno per circa 30 minuti, dopo la cottura si consiglia di avvolgerle in un canovaccio umido); lesse (dopo averle lavate accuratamente, cuocerle in abbondante acqua salata per circa 40 minuti); cotte in latte e zucchero; usate per particolari ripieni, nella preparazione di primi piatti o elaborati secondi a base di carne.

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