I Rom in Toscana: servono adeguate risorse finanziarie per affrontare il problema

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 ottobre 2007 23:01
I Rom in Toscana: servono adeguate risorse finanziarie per affrontare il problema

Firenze, 03 Ottobre 2007- Il dibattito del Consiglio regionale sui Rom in Toscana si è concluso con l'approvazione della mozione sottoscritta da Pd, Verdi, PdCi, Sd e Rc, sulla quale lo Sdi si è astenuto. Respinte le mozioni dell'opposizione di centro destra (FI, An, Udc, Af) e quella dello Sdi. Nella mozione approvata si sollecita, fra l'altro, il Parlamento a dotare gli enti locali di adeguate risorse finanziarie per affrontare il problema.

“I fatti accaduti a Livorno nella notte fra il 10 e l’11 agosto con la morte di quattro bambini”, ha esordito Salvadori, “rappresentano una ferita difficilmente sanabile per il tessuto civile della Toscana”.

E da qui, dalla “ferita che interpella la nostra coscienza di cittadini e di responsabili pubblici”, l’assessore è partito per dire che “occorre continuare a testimoniare una Toscana che accoglie, ospita, tutela e protegge chi è anche temporaneamente residente sul territorio” nel quadro “di una politica che sia insieme solidale e attenta al rispetto della legalità e della sicurezza” sempre “a favore dei soggetti deboli” e quindi “anche dei Rom”. “Il processo migratorio dei Rom sta avvenendo con dinamiche che vanno oltre la Toscana e anzi occorre leggerlo in una visione almeno continentale”, ha continuato Salvadori.

Che ha aggiunto: “La popolazione Rom, che sta migrando in maniera così massiccia in particolare dal gennaio 2007, è un fattore di novità nella sua dimensione ma i processi di presenza in Toscana si radicano a partire dagli inizi degli anni Ottanta e si sono intensificati particolarmente dopo il 1989 con la crisi economica che si è abbattuta in Romania”. “L’allargamento dei confini europei, che di per sé è un atto di grande significato, apre i nostri Stati alla libera circolazione delle persone”, ha continuato Salvadori.

In Toscana “sono ormai 250 mila i cittadini stranieri con regolare permesso di soggiorno” ed essi rappresentano “circa il 7 per cento della popolazione”. E le prospettive indicano che “entro i prossimi dieci anni la presenza degli stranieri raddoppierà mantenendo la dimensione complessiva della popolazione”. L’intendimento della Regione è concretizzare “politiche che coniughino accoglienza e sicurezza, legalità e solidarietà, ispirate a quei valori e principi presentati recentemente anche a questo Consiglio nel dibattito sulla futura legge regionale sui migranti” ovvero “politiche che partono dall’affermazione del primato della persona indipendentemente dal suo status di cittadinanza e siano in grado di favorire l’armonia fra le diverse identità intorno alle regole stabilite, che tutti sono tenuti ad osservare, a garanzia dei diritti e delle responsabilità individuali e collettive”.

“Nel documento preliminare alla proposta di legge regionale sui migranti abbiamo affermato di voler promuovere un modello di accoglienza e di inclusione sociale dei non comunitari che, nel rispetto delle diverse identità culturali, religiose e di genere, sia fondato sull’affermazione, l’esercizio e la tutela dei diritti e dei doveri, sulla promozione e lo sviluppo di una cittadinanza attiva in una comunità solidale”, ha sottolineato Salvadori. E ancora: “Vogliamo una società in cui viene assicurata a tutti la piena cittadinanza sociale ma anche in cui viene richiesto pure il rispetto della legalità e delle regole civili e sociali del nostro Paese” e “su questa stessa linea si orientano le scelte e l’azione della Regione verso la popolazione Rom presente sul nostro territorio” rispetto ai quali “anche a seguito della legge regionale di sette anni fa abbiamo improntato gli interventi verso i Rom con l’obbiettivo di costruire percorsi di autonomia e di inclusione sociale”.

I dati relativi alla presenza dei Rom in Toscana, secondo Salvadori, confermano la validità di questa linea d’azione. Tanto che ha affermato: “Il superamento dei campi, che ha visto impegnate le Amministrazioni locali con risultati importanti, rimane l’obbiettivo fondamentale di intervento e in questa direzione si sta rapidamente andando in piena sinergia con gli Enti locali. Infatti i dati evidenziano come la presenza nei campi è diminuita nel corso degli anni, nonostante le varie vicissitudine internazionali relative ai Balcani che hanno favorito un costante esodo delle popolazioni dalle zone di guerra e oggetto di pulizia etnica”.

Inoltre, per Salvadori, “si assiste a un aumento degli inserimenti lavorativi, ad una scolarizzazione massiccia dei ragazzi fino alla terza media e perfino ad una frequenza crescente in istituti superiori o professionali, ovvero a dato che indicano una graduale ma decisa stabilizzazione delle famiglie e un processo in atto di inserimento sociale”. “Occorre poi sottolineare come nel corso degli anni molte famiglie Rom coinvolte in progetti di accompagnamento, circa 200, si sono positivamente inserite nel tessuto sociale e civile toscano, spesso senza particolari contraccolpi sulle comunità ospitanti”, ha precisato Salvadori.

“E progetti come quelli di Firenze, Livorno e Pisa ne sono un esempio”. “Le linee di indirizzo regionali sui Rom negli ultimi anni, anche a seguito della legge del 2000 che prevede interventi a favore dei popoli Rom e Sinti, hanno perseguito una politica di integrazione volta a superare i campi e favorire percorsi di inserimento sociale delle famiglie presenti”, ha continuato Salvadori. “Il Pirs in discussione già evidenzia queste linee di indirizzo”, ha quindi sottolineato Salvadori che però ha anche ricordato come “il cambiamento generato dall’ingresso della Romania nell’Unione Europea ha certamente complicato il quadro”.

Nelle politiche della Regione “l’inclusione risulta essere l’unica modalità efficace anche per prevenire processi che dalla marginalità e dall’esclusione possono portare all’illegalità” e per questo “è necessario attivare percorsi strutturali per portar fuori le famiglie Rom dalla precarietà dei luoghi informali di insediamento e per superare l’incertezza del vivere, riducendo così gli spazi alla criminalità”. In quest’ottica, tre sono le principali direttrici d’azione intraprese dall’assessorato alle politiche sociali, orientate ad affrontare il fenomeno non come occasionale ma nella sua stabilità e complessità, che richiede non interventi episodici ma un governo delle dinamiche: “Attivazione di una rete di monitoraggio che, a partire dalla Toscana, chiederemo al governo di estendere a tutto il territorio nazionale e di proporre all’Unione Europea.

Costituzione di unità territoriali per l’accoglienza, chiamate a dare concretezza alla linea strategica volta a coniugare solidarietà e sicurezza in cui tali unità territoriali svolgeranno una funzione di filtro e di indirizzo nell’ambito dei percorsi di integrazione che si svilupperanno sul territorio. Avvio di un rapporto bilaterale con la Romania finalizzato ad aiutare la costruzione, in quel paese, di condizioni di vita e di sviluppo tali da limitare e se possibile orientare il fenomeno della migrazione Rom nel nostro paese”.



Inadempienza e colpevole negligenza. Sono le due accuse su cui ruota la “mozione di non gradimento” nei confronti dell’assessore Gianni Salvadori presentata oggi dall’intero Centrodestra in Consiglio regionale. Venti firme corredano l’atto con il quale si condanna l’assessore perché, in modo ingiustificato e ingiustificabile e dopo essersi preso tutto il tempo che voleva, non si è presentato in aula il 18 settembre a illustrare la situazione dei Rom in Toscana e le politiche regionali di accoglienza, né, soprattutto, ha depositato la relativa comunicazione, come prescrive formalmente il Regolamento.

L’assessore era stato impegnato a riferire sui Rom all’indomani della tragedia di Livorno quando, fra il 10 e 11 agosto, quattro fratellini Rom persero la vita nell’incendio della propria baracca. La data concordata, appunto il 18 settembre. Salvadori, però, non si presentò, adducendo – afferma la mozione del centrodestra - una serie di motivazioni che sono poi risultate inconsistenti e destituite di fondamento, avvalorando l’ipotesi che l’assessore e la maggioranza non fossero pronti ad affrontare una discussione che avrebbero potuti metterli in difficoltà.

Salvadori, tuttavia, avrebbe almeno dovuto depositare, e con largo anticipo, il testo della sua comunicazione. Non lo ha fatto, costringendo addirittura il presidente Martini a presentare le sue scuse formali in Consiglio. Si tratta – dice il Centrodestra – di una violazione delle regole statutarie e di un fondamentale dovere nei confronti del Consiglio, presupposto per dare corpo e seguito alla mozione di “non gradimento” presentata oggi in aula e che dovrà essere affrontata e discussa entro 20 giorni.

“Condividiamo pienamente la comunicazione dell’assessore e consigliamo di inviarla al sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, ed all’assessore ‘sceriffo’ Graziano Cioni”.

Lo ha dichiarato il capogruppo dei Comunisti italiani, Luciano Ghelli. “Questi problemi – ha aggiunto - non possono essere ridotti a questioni di ordine pubblico, che creano ingorghi in una società regolata dal mercato”.
Secondo Pieraldo Ciucchi (Sdi) il nostro paese si è lasciato trovare impreparato. La Toscana ha messo in campo risorse e politiche, ma un’ondata così massiccia rischia di far saltare tutto. “Lo Stato deve svolgere le sue funzioni, perché la Regione non può sostituirsi allo Stato – ha affermato – Il Governo deve ricorrere ad una moratoria, come consentito dal trattato di Shengen.
Il portavoce dell’opposizione, Alessandro Antichi, dopo aver annunciato la presentazione di una mozione di “non gradimento” per il comportamento tenuto dall’assessore la scorsa seduta, che ha costretto il Consiglio ad un “indebito rinvio”, ha giudicato “inadeguata” la relazione.

“Quei fatti sono una ferita lacerante per il tessuto sociale della Toscana, terra dei diritti e dell’accoglienza – ha detto – C’è una realtà di miseria e di degrado sociale, che è lì, di fronte ai nostri occhi. Una realtà che non può essere affrontata con il vecchio apparato ideologico: i termini del problema si pongono ormai in maniera diversa”. Secondo Antichi l’accoglienza è parte del nostro sistema culturale, ma uno spazio di diritti deve essere garantito per tutti, in primo luogo alle donne ed ai bambini.
“Le parti in commedia sembrano già scritte – ha osservato Severino Saccardi (Pd) – Sicurezza da un lato, accoglienza e solidarietà dall’altro.

Occorre rompere questo schema e lavorare sull’integrazione come base per la sicurezza”. In questa prospettiva Saccardi ha invitato a rivogere lo sguardo verso l’Unione Europea, che ha già fornito indicazioni precise sulle politiche da seguire.
“L’integrazione è una sfida per la nostra democrazia, che deve fare i conti con migrazioni quasi epocali, un vero e proprio esodo del XXI secolo” ha rilevato Alessia Petraglia (Sd), che ha ricordato come alcune amministrazioni locali, a Firenze e Pisa, siano riuscite, in collaborazione con il volontariato, a dare risposte positive.

“Questo oggi non basta più – ha osservato – Occorre il coinvolgimento di tutti gli enti locali e di tutti i soggetti per continuare a costruire un nuovo patto sociale, basato su diritti e doveri”.
Giuliana Baudone (An) si è detta “particolarmente delusa” della relazione dell’assessore. “La gente è stanca di subire – ha osservato- Ci sono ragazze violentate, ragazzi picchiati e facciamo finta di nulla. Occorrono leggi serie, con la certezza della pena per chi delinque”.
"L'obiettivo di ogni politico dovrebbe essere quello di tenere insieme legalità, sicurezza e accoglienza; il problema è garantire la governance di questi tre aspetti, ed è questo il punto che la comunicazione dell'assessore non coglie".

Si è espressa così Stefania Fuscagni (FI), che nel suo intervento in particolare ha sottolineato la specificità della cultura Rom rispetto alle altre forme di immigrazione e la necessità di rispondere a due esigenze: sapere quanti minori sono costretti all'accattonaggio per intervenire in modo deciso su questo, e decidere se il matrimonio tra adolescenti, normale nella cultura Rom, è accettabile anche per la nostra cultura.
Per Marcella Amadio (An) "il fatto che parliamo della questione Rom a quasi due mesi dai tragici fatti di Livorno, la dice lunga sul senso di ipocrisia che alberga in questo Consiglio", così come segno di ipocrisia è il fatto che la sinistra "abbia svuotato le carceri anziché ingrandirle".

"E' impossibile per la sinistra conciliare sicurezza ed accoglienza - ha affermato la consigliera - Perché il risultato è permissivismo e lassismo. Al di là di questa inconsistente comunicazione - ha concluso - la soluzione c'è ed è una: applicare le regole, per gli italiani così come per chi italiano non è. Chi delinque dev'essere espulso". "La tragedia dei bambini Rom ci ha toccato profondamente - ha affermato Roberto Benedetti (An) - Ma per le sue politiche, oltre che da questi drammatici fatti, la Regione dovrebbe prendere spunto anche dalle reazioni che la società toscana ha avuto: i cittadini recepiscono l'impalcatura dell'accoglienza come una limitazione dei loro propri diritti, sentono che in fatto di diritti sono trattati peggio degli immigrati, ed è per questo che mostrano reazioni di intolleranza.

La Regione deve capire che questo dipende anche dalle sue politiche". Per Benedetti inoltre "sarebbe bene riflettere sulle conseguenze che il diritto di voto agli immigrati potrebbe comportare, specie in alcune situazioni come quella di Prato".
Diversa l'opinione di Roberta Fantozzi (Prc), per la quale è una scelta di fondo condivisibile e importante "la volontà della Regione Toscana di raccordarsi agli scenari mondiali, riaffermando gli obiettivi del primato della persona e dell'universalismo dei diritti".

Sarebbe invece totalmente sbagliato per la consigliera "far leva sulle tante insicurezza che attraversano la nostra società per operazioni di chiusura e di creazioni di ghetti, anche perché le politiche di chiusura sono già state ampiamente sperimentate e producono solo clandestinità". L'unica strada lungimirante, secondo l'esponente del Prc, è in conclusione la creazione di percorsi di accoglienza ed integrazione per le altre culture. Per Maurizio Bianconi (capogruppo An) "l'assessore Salvadori risponde come fece Maria Antonietta, che di fronte al popolo che non aveva pane disse: 'che mangino brioches'.

Salvadori come Maria Antonietta non ha colto il problema". Due gli aspetti sottolineati da Bianconi: primo, il fenomeno Rom non è un fenomeno di marginalità, ma è l'incontro di una cultura con un'altra cultura profondamente diversa. Secondo, sono gli stessi esponenti di sinistra, in primo luogo i ministri Amato e Ferrero, a parlare di "invasione". Se si vuole davvero dare risposte, per Bianconi è necessario sì attivare politiche di inclusione, ma solo dopo aver creato le condizioni per le tali politiche, e queste condizioni non si creano con un "untuoso moralismo" ma attivando azioni per una cultura delle regole.
"Non vorrei che questo Consiglio cadesse in un 'discorsificio' - ha affermato Mario Lupi (Verdi) - Non possiamo far finta di non vedere i problemi, ma nemmeno possiamo pretendere di avere già la soluzione in tasca.

Dobbiamo vivere a più stretto contatto col territorio - ha aggiunto - Dobbiamo andare dentro ai campi Rom, parlare con le persone, e vedremo che anche all'interno del mondo dei Rom ci sono mille diversità che vanno capite. L'obiettivo della sicurezza va bene - ha concluso - Ma serve anche tolleranza e conoscenza del territorio, e i Comuni ci possono aiutare in questo, perché bisogna disegnare risposte articolate e complesse". "Da decenni i Rom sono presenti ai margini del tessuto sociale italiano e degli altri Paesi europei, ma mai l'esito è stato quello di una piena integrazione e di uno scambio proficuo con le culture dei Paesi ospiti - ha dichiarato Angelo Pollina (FI) - Proprio l'Europa però ci fornisce una possibile soluzione, con la Direttiva recepita a gennaio dal Parlamento italiano: tutti i cittadini europei, compresi i Rom, hanno libertà di circolazione, ma solo a condizione di poter dimostrare di avere adeguati mezzi per sostenere le proprie famiglie, ed in caso contrario vengono espulsi.

Applicare questa direttiva sarebbe già una buona base di partenza".
“Senza legalità e stato di diritto qualsiasi politica di integrazione fallisce”. Questo il pensiero di Marco Cellai (An), intervenuto nel dibattito sulla comunicazione dell’assessore Salvadori sui Rom in Toscana. “Dichiaro l’indisponibilità alla legalizzazione istituzionalizzata dello status di clandestinità – ha continuato – La politica solidale deve coniugarsi anche con la legalità e la sicurezza”. Da qui il giudizio sulla comunicazione: “Ci aspettavamo qualcosa di diverso e soprattutto di più tranquillizzante per i cittadini toscani”.
“Da due anni sapevamo di questo campo nomadi, con bambini in condizioni di grave disagio, ma nessuno ha fatto nulla – ha esordito Giuseppe Del Carlo (Udc) – E’ mancato il famoso controllo del territorio, che noi abbiamo sempre rivendicato con forza”.

Secondo il consigliere c’è bisogno di maggiori interventi e di più controlli sul territorio, così da unire solidarietà con legalità. In merito invece alla parte della realazione sui rapporti internazionali, per Del Carlo si tratta di un discorso troppo allargato, che non spetta alla Regione. Eduardo Bruno (Pdci) ha affermato di condividere la comunicazione dell’assessore ma ha anche detto che la maggioranza deve fare di più sul fenomeno della immigrazione e della marginalità sociale. “Questa problematica va affrontata in maniera complessa – ha detto – partendo dal valore che intendiamo dare alla sicurezza dei cittadini”, dal lavoro alla casa, dalla precarietà alla criminalità organizzata, passando da furti, scippi e lavavetri.

Anna Maria Celesti (Fi) ha invitato a stendere un “velo di ipocrisia” sul dibattito di oggi, richiamando il momento di silenzio fatto dall’aula consiliare per i quattro bambini Rom. “Vorrei ritornare alle responsabilità genitoriali, che non riguardano solo i Rom – ha sottolineato – Quei bambini sono morti perché non sono state applicate le leggi sulla tutela dei minori”. “Il primo compito della politica è tutelare i più deboli e indifesi – ha concluso – e nessuno ha preso una seria posizione sulle responsabilità genitoriali”.

Rossella Angiolini (Fi) si è chiesta dove fosse il Sindaco del Comune di Livorno, dove l’assessore alle politiche sociali ed i servizi sociali, perché – in simili casi - “occorre applicare tutte le leggi e tutti gli strumenti che gli enti locali hanno a disposizione”. “Credo nella sua buona fede di voler realizzare politiche di inclusione dei Rom – ha affermato, rivolgendosi all’assessore – ma non credo ciò possa avvenire”. “Invito i signori della sinistra – ha concluso – a pensare non solo a processi di inclusione per chi viene da fuori, ma anche per i padri di famiglia che non arrivano alla fine del mese o per i pensionati che non sanno come andare avanti”.

Per Marco Carraresi (Udc) il dibattito in Consiglio ha dimostrato l’accordo su molti principi: accoglienza, solidarietà, legalità, ma si tratta di creare amalgama tra questi concetti. “Il tema della comunicazione dell’assessore non è certo di facile soluzione – ha affermato – ma la relazione l’ho trovata scontata e soprattutto la vicenda Rom non può risolversi basandosi sul principio dell’interculturalità: la cultura dei Rom è una realtà che non può integrarsi con la nostra”.

“I problemi ci sono tutti: questa maggioranza non è riuscita ad esprimere un indirizzo politico per affrontare l'emergenza”. Così il capogruppo di Forza Italia, Maurizio Dinelli, ha sintetizzato il suo giudizio sulla relazione dell'assessore Salvadori, sottolineando, in particolare, la posizione del gruppo Sdi sulla richiesta di moratoria.
“Tutti vorremmo fermare i flussi migratori - ha osservato l'assessore Gianni Salvadori - Purtroppo, però, nei paesi di origine le risposte non ci saranno”.

Per questo, a suo giudizio, è necessario uno “sforzo in più”. “Le leggi si applicano per tutti - ha affermato - Per fronteggiare il fenomeno, però, occorrono politiche sul territorio”. In questa prospettiva l'assessore ha osservato che, “seppure le Regioni non possano sostituirsi agli Stati, possono però stimolarli”.

Una interrogazione sull'attuazione dell'ordine del giorno, approvato nella seduta del consiglio comunale del 17 settembre scorso, «con il quale si impegna il sindaco a superare l'ordinanza sui lavavetri entro il termine di 15 giorni con un atto che preveda strumenti per inquadrare e monitorare il fenomeno» è stata presentata sa Giovanni Donzelli (Alleanza Nazionale).

In particolare l'esponente del centrodestra vuole sapere «se è da considerasi superata l'ordinanza» e, «in caso negativo, se gli atti approvati nella seduta del 17 settembre sono serviti a ricompattare la sinistra e non ad affrontare e risolvere il fenomeno dei lavavetri, visto che l' ordinanza su citata è valida fino al 30 ottobre 2007».

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