Casa delle Libertà: Il sindaco faccia il sindaco e lasci l'Anci

Redazione Nove da Firenze
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25 settembre 2007 19:06
Casa delle Libertà: <I>Il sindaco faccia il sindaco e lasci l'Anci</I>

24 ottobre 2006, manifestazione contro la tramvia. I cittadini, diverse centinaia, raggiungono Palazzo Vecchio e vogliono entrare nello spazio riservato al pubblico. Accesso negato, salvo ad una delegazione che incontra il Sindaco. All'uscita alcuni consiglieri DS vengono contestati verbalmente da alcune persone. Tra i manifestanti vi sono alcuni Consiglieri Comunali di Alleanza Nazionale. Il giorno dopo l'Unità parla di "scagnozzi destrorsi".

Domenici dice che "non si tratta di un complotto, ma di un disegnino, e che la protesta è inquinata". Tra gli iscritti dei DS circola una mail che parla di facinorosi fascisti all'interno del corteo.
La manifestazione successiva contro la tramvia si conclude in Piazza Signoria, ma il Consiglio Comunale termina in anticipo i propri lavori cosicché neanche stavolta i cittadini riescono a salire in Palazzo Vecchio.
Ieri pomeriggio finalmente molti di loro erano in aula in attesa del dibattito sulla tramvia.

Ma i consiglieri della Cdl protestato vivacemente, mentre il pubblico è molto meno rumoroso. Costretto ad allontanarsi dall'aula il pubblico rientra successivamente, in numero più esiguo, senza la presenza dell'opposizione. Anche stavolta esponenti della maggioranza parlano di "condotta squadrista e fascista" , "metodi da ventennio, protesta prefascista".
«Al lupo al lupo -commenta Jacopo Cellai, vicecapogruppo di Alleanza Nazionale- Come sempre. Quando la destra è scomoda diventa fascista.

Non solo AN, ma l'intera CDL. E questo deve fare riflettere. La verità è che quando la destra è in mezzo alla gente e per di più non è osteggiata si tratta certamente di squadrismo. Di pre-neo o solo fascismo. Di giovani con gli occhi spiritati, come ha scritto qualcuno. Un quadro demoniaco in definitiva. Ma dipinto solo dalla sinistra ahimè. E che i fiorentini non comperano più da molto tempo».
«Sono orgoglioso di essermi battuto per aver difeso il diritto dei cittadini di assistere alla seduta del consiglio comunale sulla tramvia ed aver protestato per l'assenza del sindaco Domenici».

E' quanto ha dichiarato Jacopo Bianchi (Forza italia). «Per questo - ha aggiunto Bianchi - ho ricevuto un provvedimento di "censura", addirittura doppio come nel caso dei colleghi Amato e Donzelli, da una sinistra che sposa le tesi pacifiste innalzando bandiere della pace e contemporaneamente utilizza metodi da regime. Ho ritenuto doveroso e necessario ostacolare la volontà della sinistra di sgomberare l'aula dal pubblico assolutamente non colpevole di comportamenti oltraggiosi né di disordini, ma certamente ostile al progetto tranviario».

«In tanti - ha aggiunto - mi hanno chiamato per esprimermi la propria solidarietà per quanto avvenuto ieri nel Salone dei Duecento. I cittadini hanno potuto verificare quanto la sinistra si opponga ad un confronto democratico sia a livello istituzionale che cittadino. E' singolare ed è indicativo dell'atteggiamento fortemente fazioso della sinistra che le censure siano scattate solamente per i consiglieri della CDL, ignorando completamente il comportamento provocatorio di alcuni consiglieri della maggioranza che, contando su una sorta di immunità politica, non hanno certo contribuito a sedare gli animi.

Ma si può capire: noi volevamo tutelare un diritto dei cittadini».
«Non entro nel merito della discutibile scelta forse dettata da suggerimenti sbagliati di penalizzare il pubblico che era per la gran parte seduto e in silenzio -ricostruisce la vicepresidente vicaria del consiglio comunale Bianca Maria Giocoli- Tante e tante volte dalla parte del pubblico si era svolta una gazzarra anche peggiore con canti, striscioni e quant'altro e non vi era stata da parte tua una decisione cosi drastica.

Forse che a seconda dell'argomento si tende a non voler capire le ragioni della cittadinanza? Oltretutto gli stessi cittadini che contestano la tramvia già avevano subito, qualche mese fa, analogo trattamento visto che quella volta erano stati addirittura chiusi anticipatamente i lavori del consiglio per non farli accedere al Salone de' Dugento. Rimane comunque molto grave che la decisione della censura sia stata presa non dal Presidente, sentiti i vicepresidenti, come esplicitamente previsto dall'art.

59 del regolamento ma a seguito di una estemporanea riunione dei capigruppo finendo così per dare un'impostazione politica e non istituzionale alla condanna visto anche che nulla è stato detto a proposito di alcuni consiglieri di maggioranza che invece avevano oltraggiato e fatto ricorso alla violenza contro altri consiglieri. More solito ....due pesi e due misure»

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