Firenze: ricorso avverso il diniego del Comune alle pubblicazioni di matrimonio gay

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 giugno 2007 19:24
Firenze: ricorso avverso il diniego del Comune alle pubblicazioni di matrimonio gay

Firenze, giovedì 14 giugno 2007- Francesco Piomboni e il compagno Matteo Pegoraro, dopo che l’Ufficio di Stato Civile del Comune di Firenze aveva respinto in via ufficiale la loro richiesta di pubblicazioni di matrimonio, hanno presentato, nella mattinata di martedì 12 giugno, ricorso alla Volontaria Giurisdizione, assistiti da due legali. E’ la prima volta che accade in Italia. In Italia non c’è un precedente di questo tipo; è infatti la prima volta che nel nostro Paese due omosessuali conviventi, entrambi cittadini italiani, hanno presentato ricorso al diniego del Comune di Firenze di affiggere le pubblicazioni di matrimonio civile alla porta comunale.

I due ricorrenti, Francesco Piomboni, 33 anni, e Matteo Pegoraro, 21, sono conviventi da quasi due anni e insieme guidano, da presidente e segretario, la sezione provinciale fiorentina Arcigay. Il 29 marzo scorso avevano tenuto, all’uscita di Palazzo Vecchio, una conferenza stampa dove annunciavano la decisione dell’Ufficiale di stato civile e garantivano che sarebbero ricorsi al Tribunale per iniziare una battaglia per il riconoscimento giuridico della loro unione. In quell’occasione, l’assessore ai servizi demografici del Comune, Lucia De Siervo, aveva consigliato alla coppia di iscriversi al registro delle unioni civili della città, regolamentato nel 2001 dopo la delibera del ’98.

“L’assessore De Siervo probabilmente non ha capito che la nostra è una volontà ferma di essere riconosciuti a livello giuridico, con pari diritti e pari doveri dei cittadini eterosessuali che contraggono matrimonio. Il registro delle unioni civili non permette alcun tipo di beneficio, se non che quello di essere riconosciuti simbolicamente come coppia dal comune di residenza” dichiarano i due.
Ma due sono le motivazioni che sostengono l’atto di diniego del comune di Firenze, che nel ricorso redatto dagli avvocati della coppia – Francesco Bilotta del foro di Trieste e Paola Pasquinuzzi del foro di Firenze – vengono contestate perché “illegittime e gravemente lesive del diritto all’autodeterminazione dei ricorrenti, nonché gravemente discriminatorie in quanto fondate sull’orientamento sessuale degli stessi”.
Le motivazioni che l’ufficiale di Firenze aveva addotte per negare la richiesta di matrimonio a Piomboni e Pegoraro erano che ancor oggi, nell’ordinamento italiano, il rapporto di coniugio è inteso solo tra soggetti di sesso diverso, come – sempre secondo l’Ufficiale dello stato civile – si evincerebbe da una serie di norme presenti nel codice civile; infine, che, in base alla circolare n.

2/2001 del Ministero degli interni, riguardante la diversa fattispecie dei matrimoni omosessuali celebrati all’estero, la trascrizione degli stessi è impedita dalla loro contrarietà all’ordine pubblico. Tuttavia, tengono a specificare Piomboni e Pegoraro, affiancati dai loro legali, “non esiste nel nostro ordinamento una nozione di matrimonio, come non esiste un divieto espresso di matrimonio omosessuale. Inoltre – proseguono – la circolare del Ministero degli interni, citata nel provvedimento, si riferisce all’ordine pubblico internazionale e non all’ordine pubblico interno, che dovrebbe comunque essere specificatamente indicato; e il diniego è comunque contrario allo spirito della nostra Costituzione, nonché della Carta di Nizza”.
Escludere le persone omosessuali dalla possibilità di accedere al matrimonio significa dunque impedire loro di sviluppare appieno la loro personalità in un progetto di vita familiare, e ciò è in patente contrasto con gli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione.

Paradossalmente è proprio il non consentire l’atto matrimoniale a minare uno dei principi cardine del sistema, ossia il rispetto della dignità della persona e del suo progetto (e scelte) di vita, principi che, a parte nella Carta costituzionale italiana, si ritrovano proclamati nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo e nella Carta di Nizza.
Francesco Piomboni e Matteo Pegoraro chiedono dunque che venga sollevata dal Tribunale di Firenze l’illegittimità costituzionale di tale diniego e sperano in un rimando del Giudice alla Corte Costituzionale.

Notizie correlate
Collegamenti
In evidenza