La Commissione europea attiverà presto una procedura di verifica circa l’inganno portato alla luce dalla Guardia di Finanza relativo ai fondi comunitari e nazionali attribuiti ad imprese agricole tosc

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 giugno 2007 15:43
La Commissione europea attiverà presto una procedura di verifica circa l’inganno portato alla luce dalla Guardia di Finanza relativo ai fondi comunitari e nazionali attribuiti ad imprese agricole tosc

Firenze, 14 Giugno 2007- Lo annunciano il Capogruppo di An al Parlamento europeo Roberta Angelilli e il Consigliere regionale di Alleanza Nazionale Marcella Amadio, che sulla vicenda – roba da 60 milioni di euro con il coinvolgimento di enti locali e Comunità montane su tutto il territorio regionale – hanno incontrato oggi i giornalisti in una conferenza stampa.
Era la metà del maggio scorso quando l’operazione battezzata Demetra portò alla luce una vera e propria rete di inganni messi in atto in Toscana nel settore agricolo.

In soldoni, cos’era successo? Che, dinanzi a un bando per l’accesso a fondi comunitari e nazionali che indicava come possibili beneficiari imprenditori giovani con aziende agricole aperte successivamente al bando stesso e vincolate a rimanere attive per almeno quattro anni, in Toscana le somme in 2.600 casi sono state erogate a chi non rispondeva ai parametri richiesti. L’operazione ha portato alla denuncia di 59 pubblici amministratori regionali e all’apertura di un fascicolo presso la Corte dei conti.

L’ipotesi di reato: truffa aggravata. Ebbene, su questo l’eurodeputato Angelilli ha depositato ieri al Parlamento europeo la bellezza di sei interrogazioni, invitando la Commissione europea ad acquisire presso la Regione Toscana spiegazioni sulle modalità di gestione di quei soldi e, in caso sulle effettive singole responsabilità. Ora – questa la prassi – la richiesta verrà inoltrata all’Italia che, a stretto giro, dovrà interpellare la Regione: «Ho voluto produrre all’Unione documenti dettagliati, suddivisi territorialmente e con riferimenti specifici agli enti e Comunità montane implicate – spiega Roberta Angelilli – per evitare di ottenere solo risposte generiche, cortine di fumo dietro cui tutto si può nascondere.

Le indagini delle fiamme gialle mostrano infatti che non si è trattato di un pugno di mele marce, ma di una vera e propria rete di illeciti generalizzati su tutto il territorio regionale. E allora, la Regione deve assumersi le proprie responsabilità in modo chiaro e preciso come ultimo anello, rispetto all’Unione, della catena delle erogazioni. E’ difficile pensare che ben 59 funzionari siano tutti inadeguati professionalmente. Allora, cos’è accaduto? Si sono chiuse 59 paia di occhi ed oltre? Oppure esisteva un disegno preciso? In tutti i casi, si tratta di dolo e verso questo genere di fatti l’Unione è inflessibile.

Di intoccabile, e questo Martini e gli assessori competenti al settore è bene che lo sappiano, per l’Ue non c’è nessuno».
Altro fronte della questione è: ora che ne è e che ne sarà di quei soldi? Su questo Marcella Amadio ha le idee chiare: «Da parte mia – annuncia – metterò in campo le iniziative istituzionali adatte a richiedere alla Regione di recuperare quei 60 milioni di euro non andati a segno e restituirli, magari riaprendo il bando, agli aventi titolo». Poi, la stoccata: «An era stata lungimirante quando, a inizio legislatura, aveva presentato proposte di legge per lo scioglimento di agenzie regionali come Arsia e Artea, direttamente interessate una allo sviluppo agricolo e l’altra all’erogazione dei fondi.

Evidentemente non solo queste agenzie sono inutili, ma anche dannose come spreco di denaro pubblico e inefficaci quanto al controllo delle politiche di settore. E la Toscana che tassa e balzella i cittadini pensando a tagliare la rappresentatività e la democrazia attraverso la riduzione dei consiglieri, evidentemente non può permettersi di ritenersi un Bengodi».

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