L’ITI-IPIA Leonardo da Vinci di Firenze: un patrimonio d’avanguardia da non disperdere

Redazione Nove da Firenze
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13 giugno 2007 11:24
L’ITI-IPIA Leonardo da Vinci di Firenze: un patrimonio d’avanguardia da non disperdere


Manifesto-appello dell'Associazione ex-allievi I Ragazzi della Leonardo - ONLUS

Plasma da più di un secolo a Firenze – grazie al proprio statuto di scuola pubblica profondamente radicata nel territorio - generazioni di dirigenti, tecnici e maestranze che hanno innervato il tessuto connettivo di uno dei più avanzati distretti industriali d’Italia. Nato nell’anno 1900 per sopperire all’incalzante domanda di istruzione tecnica cui lo Stato non era in condizione di far fronte, l’ITI Leonardo da Vinci ha anticipato di decenni il modello di autonomia adottato recentemente dal sistema formativo nazionale.

Il successo dell’esperienza accumulata in questo secolo di attività, il prestigio consegnato alla memoria storica di un'intera comunità, appaiono documentati dalle cifre (fino a 3.000 iscritti) e dalla qualità delle leve tecniche fornite al mondo produttivo, alla ricerca, alla stessa classe dirigente di un’area ben più vasta della città o della provincia di Firenze, oltre che dalle testimonianze letterarie, a partire da quella di Vasco Pratolini. Dal 1951, peraltro, all’ITI si è venuto affiancando un prestigioso Istituto Professionale: ambedue offrono - in un’osmosi con significative ricadute didattiche - un panorama di specializzazioni unico in Toscana per ricchezza, complessità e flessibilità.

L’ITI-IPIA Leonardo da Vinci è accreditato inoltre presso la Regione Toscana come agenzia formativa, e annovera fra le proprie credenziali rapporti collaudati di collaborazione a servizio di enti territoriali e organi periferici dello Stato.
Ora, è legittimo e sensato che a farsi carico della persistenza e del rilancio di un patrimonio così importante, e tuttavia oneroso, non possa continuare ad essere il solo soggetto pubblico che l’ha sostenuto finora, il Comune di Firenze. E infatti da anni Palazzo Vecchio persegue il disegno di una soluzione atta ad alleggerire le casse locali dall’“anomalia finanziaria” legata agli investimenti in questa grande scuola.
Ma può la sola sede “finanziaria” essere quella in cui conviene cercare risposte all’esigenza di non disperdere risorse così rare ed esemplari come quelle che il Da Vinci legittimamente vanta?
La mera “normalizzazione” dell’ITI attraverso il passaggio alla giurisdizione esclusiva del Ministero della Pubblica Istruzione appare a noi foriera di un rischio serio e concreto: quello di sottrarre originalità ed efficacia a un’esperienza didattica, organizzativa e culturale che proprio nell’alveo del rapporto privilegiato con le istituzioni locali ha potuto produrre il proprio modello e sviluppare la propria tradizione.

Si tratta di valori e peculiarità che rischiano di smarrirsi nel processo di omologazione (e di frustrazione?) che il passaggio allo Stato, indolore soltanto sulla carta, è suscettibile di causare invece nel cuore della struttura dell’ITI e nell’atteggiamento dei suoi protagonisti e interpreti quotidiani. Giova ricordare infatti come questa vera e propria cittadella dell’istruzione tecnica e professionale, provvista di tutte le dotazioni di un campus, egregiamente servita dall’attigua stazione ferroviaria di Rifredi, contenga al proprio interno anche altri tratti organizzativi caratteristici che verrebbero irrimediabilmente perduti o messi a repentaglio con la statalizzazione: l’unicità, la coesione e la stabilità dell’organico della scuola (docenti, personale non docente, ausiliario, tecnico e amministrativo, dirigenza); la continuità, l’efficienza e la produttività dei calendari didattici; l’osmosi e le sinergie che solo un processo duraturo di contatto, frequentazione e collaborazione fra insegnanti, discipline e territorio possono assicurare in sede didattica e nei rapporti col mondo del lavoro e delle istituzioni locali.
È possibile a nostro avviso dunque, e altamente auspicabile, che si individui oggi per l’ITI-IPIA Leonardo da Vinci una soluzione capace di scioglierne il nodo finanziario senza pregiudicarne la natura e la tradizione di scuola pubblica d’avanguardia, risorsa culturale, formativa ed economico-sociale per le istituzioni locali.

Suggeriamo di perseguire a questo scopo la strada del Polo Tecnico Professionale, proposta – per organismi di natura consortile – dallo stesso Ministero della Pubblica Istruzione nell’ambito dell’attuazione dell’autonomia scolastica. Preservando l’unitarietà, le peculiarità e il valore aggiunto dell’esperienza maturata in così tanti decenni a Firenze presso l’ITI di Rifredi, una soluzione di questo tipo permetterebbe al tempo stesso di mettere alla prova e collaudare le potenzialità legate al modello di Polo Tecnico Professionale in un contesto aggiornato di offerta didattica ed educativa.

Una prospettiva che manterrebbe al Da Vinci un ruolo di avanguardia, esattamente come un secolo fa, quando al Comune di Firenze fu chiesto di ‘inventare’ un’istituzione rivelatasi poi strategica. Lo stesso sforzo innovativo può essere richiesto oggi a una costellazione coerente e sinergica di soggetti pubblici, fra i quali lo stesso Ministero della Pubblica Istruzione, che appaghi – piuttosto che mortificare – le attese, le disponibilità e la capacità di progetto che le professionalità presenti nell’organico della scuola esprimono con convinzione.

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