Prevedere il rigetto di un organo da trapiantare: un progetto e due brevetti sviluppati a Careggi da un gruppo di lavoro dell'Università

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 giugno 2007 15:40
Prevedere il rigetto di un organo da trapiantare: un progetto e due brevetti sviluppati a Careggi da un gruppo di lavoro dell'Università

Firenze- Prevedere la possibilità di rigetto di un organo trapiantato sembrava, fino a pochi anni fa, un risultato assai arduo da raggiungere. Grazie a una metodica scoperta e messa a punto proprio in Toscana, e già introdotta nella pratica diagnostica a livello regionale, la speranza è diventata realtà. La ricerca che ha reso possibile tutto ciò si deve al gruppo di lavoro dell’Università di Firenze coordinato dal professor Mario Serio, del Dipartimento Centro di ricerca Trasferimento e Alta formazione, di cui è responsabile il professor Sergio Romagnani, e al finanziamento della Regione Toscana, Direzione generale per il diritto alla salute, che ammonta a 7.575.000 euro in tre anni.

L’assessore regionale al diritto alla salute, insieme agli autori della ricerca, al rettore Augusto Marinelli e al direttore generale dell’Aou Careggi Edoardo Maino, ha presentato oggi i risultati di due anni di lavoro, sottolineando l’importanza di questo investimento nell’ambito della priorità che la Regione Toscana affida allo sviluppo della ricerca scientifica e dell’innovazione in sanità. La scoperta è avvenuta nel quadro del progetto Tresor (Tuscany regional studies on rosiglitazone).

Sotto la lente dei ricercatori toscani, che hanno avuto nell’Istituto Mario Negri un “revisore” esterno autorevole, sono finiti gli “agonisti di PPARy”, una classe di farmaci antidiabetici orali (utilizzati nella terapia del diabete mellito tipo 2) che favoriscono l’azione dell’ insulina circolante. Questi farmaci, oltre al loro meccanismo d’azione primario, hanno altri effetti che potrebbero essere utilmente impiegati nella pratica clinica. Tra questi i più interessanti sono l’effetto antinfiammatorio ed immunosoppressivo, l’effetto antitumorale e quello antiaterosclerotico.

Il progetto TRESOR è uno studio complesso che lega la ricerca sugli effetti diversi da quelli ipoglicemizzanti di uno di questi farmaci, il “rosiglitazone”, alle possibili applicazioni cliniche. Il progetto comprende a sua volta 4 studi specifici che si svolgono in gran parte sul territorio toscano, in centri clinici collegati in rete con la Direzione AOU Careggi e il Mario Negri.

Per favorire un’omogenea raccolta dei dati e la loro successiva analisi sono state preparate 2 cartelle cliniche informatizzate e dedicate, legate mediante codice a barre ai campioni di sangue presenti nei laboratori (Dipartimento di medicina critica e di Fisiopatologia clinica). E’ stata inoltre creata la prima banca italiana per studi di farmacogenetica nel diabete di tipo 2. I maggiori successi raggiunti dallo studio TRESOR riguardano comunque il settore dei trapianti d’organo, con la scoperta del metodo che permette di identificare mediante misura di due chemochine (CXCL9 e CXCL10) nel sangue di pazienti prima di trapianto i soggetti che hanno alta probabilità di rigettare l’organo.

Questi dati sono stati confermati per il trapianto di rene in uno studio congiunto tra Università di Firenze e Università di Bari e per il trapianto di cuore in uno studio congiunto tra Firenze e Siena, su una casistica clinica del Policlinico Le Scotte. Sono stati infine oggetto di due brevetti internazionali di proprietà dell’ Università di Firenze e della Regione Toscana, già nazionalizzati in Europa, USA, Canada, Australia, Giappone, Russia. (sc)

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