Campi Bisenzio: i partiti politici concordano sull’opportunità di far esprimere i cittadini sul termovalorizzatore

Redazione Nove da Firenze
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17 aprile 2007 15:03
Campi Bisenzio: i partiti politici concordano sull’opportunità di far esprimere i cittadini sul termovalorizzatore

Campi Bisenzio, 17 aprile 2007- Ieri, lunedì 16 aprile, il coordinatore del Comitato per il Referendum contro l’inceneritore di Campi Bisenzio Franco Galli ha incontrato tutti i partiti presenti sulla scena politica locale, dentro e fuori il consiglio comunale.
Questa volta ha aderito all’incontro la totalità dei partiti: Democratici di Sinistra, Margherita, Socialisti Democratici Italiani, Comunisti Italiani, Italia dei Valori, Verdi, Rifondazione Comunista, Forza Italia, Alleanza Nazionale, Uniti per Campi/Udc.
“Tutti i partiti – spiega Galli – hanno concordato sulla legittimità di far esprimere i cittadini.

E questo lo ritengo già un risultato importante. In alcuni casi, ovvio, ci sono stati dei distinguo. Ad esempio, i Ds proporrebbero una consultazione a livello provinciale in quanto il termovalorizzatore è argomento che interessa tutta la provincia di Firenze. E’ emersa chiaramente anche la necessità di rivedere il regolamento comunale in materia di referendum per quelle materie sulle quali i cittadini hanno diritto di esprimersi. Siamo in presenza di un meccanismo un po’ datato, derivante dai vecchi sistemi che vedono al centro delle decisioni figure quali il segretario comunale e il difensore civico.

E’ un sistema qualificato ma che può risultare poco neutrale. E’ in sostanza ‘figlio’ di una vecchia situazione, quando il segretario comunale veniva nominato dal Prefetto. Sarà mio impegno presentare alla prima commissione la proposta di rivedere il regolamento comunale per arrivare al referendum”.
Il Comitato per il referendum si sta muovendo su due percorsi: domandare la consultazione popolare dietro la richiesta di 1/3 dei Consiglieri comunali oppure presentando le 250 firme come previsto dal regolamento.

La consultazione popolare può anche non essere il vero e proprio referendum e questo permetterebbe lo svolgersi in tempi più brevi.
Nel mese di febbraio è stato depositato il secondo quesito propositivo: la commissione ha sei mesi di tempo per rispondere ma ora dietro l’input politico i tempi potrebbero accorciarsi.
“Continueremo – prosegue Galli – a percorrere la strada più democratica e dai partiti ora attendo i fatti, visto che hanno dato la disponibilità al 100%. Chiaramente, se ci fossero ostacoli o se i tempi dovessero allungarsi eccessivamente, proseguiremo con il referendum autogestito”.

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