Neonato morto a Firenze, Rossi: 'Pietà e rispetto per il dolore lacerante della donna'

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 marzo 2007 00:39
Neonato morto a Firenze, Rossi: 'Pietà e rispetto per il dolore lacerante della donna'

Disposti accertamenti sul caso del bambino nato all'ospedale fiorentino di Careggi al quinto mese di gestazione dopo un aborto terapeutico e poi morto per complicazioni cardiocircolatorie all'ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Nessuna ipotesi di reato nell'indagine aperta dalla procura della Repubblica di Firenze. Del caso se ne parlerà in Consiglio regionale domani e dopodomani. Mercoledì mattina è prevista la comunicazione dell'assessore regionale Rossi, che ieri è stato ascoltato durante la seduta del consiglio comunale di Firenze dove ha ripercorso le varie tappe della vicenda.

“Chi parla di malasanità in questo caso, commetta un errore molto grave e a mio giudizio politicamente inaccettabile.

Per quello che vale esprimo totale amicizia solidarietà a Enrico Rossi, ai medici di Careggi”. Così si è espresso in Consiglio provinciale il Presidente Matteo Renzi intervenendo sulla vicenda. “La sanità Toscana costituisce un punto d’eccellenza significativo, anche se come tutti talvolta sbaglia, la medicina non è una scienza perfetta – ha aggiunto Renzi - L’idea che su questa specifica vicenda ci possa essere una responsabilità di malasanità a mio giudizio è inaccettabile. E lo dico perché non perché personalmente ho potuto toccare con mano come il sistema pubblico toscano e in particolare modo Careggi funzioni a livello di maternità: i miei tre figli sono nati lì.

Uno tocca la professionalità e l’umanità di una struttura sanitaria molto più direttamente quando è parte in causa, e non quando fa le visite politiche”.
“In questo caso in discussione - ha specificato il Presidente della Provincia - c’è una libera scelta legittima consentita dalla legge di questo paese, ma è una scelta della famiglia che è stata correttamente informata del fatto che si trattasse di una ‘possibile’ malformazione e non di una malformazione. La madre ha deciso di interrompere all’interno dell’arco temporale previsto dalla legge, che mi pare sia di sei mesi, si è sottoposta alla realtà, alla visita psichiatrica che è necessaria in questi casi per avere l’autorizzazione all’interruzione di gravidanza, quindi ha fatto un percorso di legge assolutamente corretto sotto il profilo della legittimità”.

“C’è un secondo problema che pongo qui senza alcun giudizio e staccandomi dal caso concreto – ha detto poi Renzi - e cioè che nella nostra società c’è un culto della perfezione che dovrebbe farci riflettere questo vale a prescindere dalla vicenda specifica. C’è un ragionamento culturale oggi dove troppo spesso si tende all’idea perfetta di figlio”.
“Dopodiché c’è una terza questione – ha concluso il Presidente Renzi - La legge 194 dimostra un limite evidente, è una legge che da questo punto di vista non è più la legge com’era stata definita a passo con i tempi.

Credo che sarebbe drammatico se in questo momento noi inserissimo un altro elemento di distinzione tra laici e cattolici oggi in politica . Qui c’è un problema di confine giuridico e di ricerca scientifica. Il problema è quello che Pierluigi Battista ha scritto sabato scorso sul Corriere della Sera: a fronte di una legge che consente di eliminare un feto di 22 settimane e di scoprirselo vivo non è possibile che la stessa legge poi prescriva la rianimazione. Signori, qui c’è un elemento di ipocrisia che non sfugge a nessuno”.
Alcune, prime, dichiarazioni sul dibattito in merito a quanto verificatosi presso le Aziende Ospedaliere Careggi e Meyer in Consiglio provinciale.

Per Tondi (Udc): “La legge 194 è una legge vecchia, è superata e va cambiata riducendo i termini entro i quali si può si può praticare l’aborto”. Per Calò (Prc): “E’ inopportuno parlare in Consiglio provinciale di quanto accaduto. E’ solo una scusa per attaccare la 194”. Per Bevilacqua (FI): “Quel che è successo deve far riflettere al di là degli aspetti della malasanità toscana. L’attuazione della legge 194 risale al 1978. A trenta anni di distanza questa legge deve fare i conti con una medicina che ha fatto degli sviluppi enormi.

Dobbiamo chiedere al Ministero della Salute, che ogni anno redige una relazione sugli aborti procurati e l’età delle madri che effettuano l’interruzione della gravidanza, di rendere noti anche i feti che nascono vivi. Dobbiamo trovare l’accordo su un punto: la nascita è preferibile all’aborto e sarebbe meglio parlare della legge 194 come legge sulla vita invece che legge sull’aborto”.

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