Calciologia: la violenza dentro e fuori gli stadi è oramai parte integrante della vita tifosaria

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 febbraio 2007 13:16
Calciologia: la violenza dentro e fuori gli stadi è oramai parte integrante della vita tifosaria


del Grullo Parlante

Immaginatevi una partita con gli spettatori delle due squadre seduti fianco a fianco a fare il tifo e dileggiarsi a vicenda pacificamente. Niente polizia o recinzioni. Nemmeno l'ombra di gas lacrimogeni. Macchine con le gomme intere e le fiancate immacolate. Ospedali vuoti e giornalisti sconsolati alla mancanza di notizie di cronaca nera da riportare. Famiglie con bambini non più costrette a scappare sotto l'incalzanre dalla furia distruttrice di teppisti travestiti da tifosi.

Fine delle segrete connivenze fra dirigenti calcistici e frange violente dei gruppi ultras celate da false dichiarazioni di condanna degli atti vandalici. No, mai! Sarebbe la fine del calcio che amiamo e che è la nostra fonte di vita. Per quei pochi sfortunati o incomprensibilmente testardi che ancora si ostinano a non capire quanto siano importanti le cariche della celere e gli agguati con sassaiole agli autobus dei tifosi avversari in trasferta e che insistono a non comprendere in cosa consista la cosiddetta mentalità ultras, amore e vanto di tutte le curve che si rispettino, riporto qui di seguito un'esauriente intervista con un capo ultras.

Incontro il capo ultras in un bar nei pressi del centro. Ha accettato di parlare dopo lunghe insistenze perché gli ho promesso che gli avrei rivelato qual è la macchina del giornalista che ha denunciato gli intrecci fra le frange violente degli ultras e la dirigenza della società X, in modo che possa bucargli le gomme (tutte e quattro, magari anche quella di scorta) e decorargli le fiancate con arabeschi da punteruolo (ha promesso di fare un lavoretto artisticamente valido). La mentalità ultras, soprattutto a causa della disinformazione e la superficialità dei media, sfugge a chi non è legato a quel mondo.

Gli ultras vivono ed agiscono secondo un codice d'onore ben preciso. Sono qui per cercare di capire e di farvi capire. Mi ha chiesto di non usare il suo nome. Il suo atto potrebbe essere considerato tradimento dal branco e la sua macchina (nuova, con ancora 32 rate da pagare) fare la fine di quella del giornalista.

Domanda: secondo la mentalità ultras, come puo essere effettuato il pestaggio di un tifoso avversario?
Risposta: il codice ultras non è univoco in questo senso e prevede tre tipi di pestaggi secondo le varie interpretazioni.

A, in 1 contro 1, ma con un gruppo di 23 energumeni cattivissimi con funzione di sostegno "morale" che incitano ad spaccare di botte il bastardo tifoso avversario. B, in 3 contro 1, ma senza coltelli troppo affilati (sono ammessi solo bastoni, temperini e tagliacarte). C, con rapporto di 18 a 1. Esempio, per picchiare 3 tifosi avversari occorre essere almeno in 54.
Domanda: fammi un esempio di provocazione inutile delle forze dell'ordine contro chi non fa altro che farsi portatore del vero spirito ultras.
Risposta: va bene.

Spesso succede che in 5-600 saliamo in treno senza biglietto, lo spacchiamo da cima a fondo, azioniamo il freno d'emergenza almeno 2 volte al km per scendere, fare scorta di sassi, spaccare qualche macchina parcheggiata lungo il percorso e terrorizzare gli inermi passeggeri civili (ovviamente provvedendo ad individuare e malmenare con maggiore accanimento i tifosi di squadre avversarie presenti) esattamente come prevede la mentalità ultras, quando un gruppo di celerini ed agenti polfer sale sul vagone, cerca di farci pagare il biglietto, poi di farci scendere e portarci in questura.

Come osano. Se questa non è una provocazione bella e buona non so come potrebbe essere definita. E poi si lamentano che della violenza. Provocatori.
Domanda: perché picchiate ed offendete i tifosi di squadre opposte e spaccante tutto per una squadra di calcio composta da calciatori mercenari e dirigenti affaristi?
Risposta: questa è solo una stupida domanda da sociologo della domenica. Lo facciamo perché i giocatori e la squadra rappresentano la nostra città ed il nostro orgoglio, e gli avversari non sono che nemici da combattere secondo un codice d'onore non scritto ma ben noto ai veri ultras di qualunque squadra.

Solo chi ha provato l'esperienza del branco può capire ed ha il diritto di esprimere un'opinione al riguardo. Noi difendiamo l'onore della squadra anche per voi pavidi tifosucci da tribuna senza spina dorsale, pronti a scappare a gambe levate alla prima carica di 5000 napoletani armati di bastoni o al volare dei primi lacrimogeni.
Domanda: perché è importante andare in trasferta a difendere l'onore della squadra a suon di sassaiole e risse?
Risposta: perché sennò chi difenderebbe l'onore dei nostri colori? Saremmo derisi da tutte le curve d'Italia e considerati conigli alla stregua degli anconetani.

Un'onta che non possiamo permettere.
Domanda: prima e durante l'ultima partita contro la Juventus avete cantato per 18 volte la canzoncina sui 39 morti dell'Heysel e 32 volte quella in cui si dichiara la speranza in una futura "Superga bianconera". Verso la fine del secondo tempo un giocatore della vostra squadra si è fatto la bua alla caviglia in uno scontro con lo stopper bianconero ed il drappello dei gobbi presenti ha intonato un "Devi morire" della durata di 6 secondi. Qual è stata la vostra reazione da veri ultras?
Risposta: i gobbi non sono dei veri ultras.

Come si permettono di offendere un nostro giocatore ferito? Il vero ultras non usa le disgrazie altrui. Gli abbiamo caricati e gli abbiamo spaccato il culo ben bene per quest'affronto. Così quei ragazzetti gobbi di 13 anni che hanno osato farlo hanno imparato cos'è l'onore ultras. Adesso ci rispettano in tutte le curve d'Italia ed all'estero. Abbiamo ricevuto messaggi di congratulazioni perfino dai tifosi del Botafogo.
Domanda: spesso si sente dire che ricattate la dirigenza per ottenere biglietti ed abbonamenti gratis, nonché l'usufrutto dei bancarelli allo stadio per vendere materiale minacciando per ritorsione, nel caso tali vantaggi vi vengano negati, atti violenti che potrebbero portare a multe e squalifiche del campo.

Perché lo fate?
Risposta: per prima cosa perché ce lo impone la mentalità ultras ed il senso dell'onore che ci contraddistingue. Poi perché già spendiamo troppo per fumogeni, bastoni, mazze ferrate, striscioni offensivi, petardi e oggetti da lanciare in campo per difendere l'onore della squadra e ci pare giusto non dover pagare il biglietto.
Domanda: eppure alle volte fate anche degli atti benefici. Avete fatto raccolte per la ricerca sul cancro o per i tifosi rimasti coinvolti in atti violenti.

Non sarebbe meglio, allora, evitare gli atti violenti fin dall'inizio?
Risposta: come si vede che non capisci un cazzo di noi. È vero che anni fa abbiamo sfigurato un ragazzo avversario con una molotov, ma l'abbiamo fatto per l'onore della squadra. Poi gli abbiamo anche mandato un biglietto per il giorno dell'anniversario dello sfregiamento in cui gli auguravamo una pronta guarigione e nel quale dicevamo che non vedevamo l'ora di riaffrontarlo in scontri leali da veri ultras, ed un biglietto a Natale con gli auguri.

Onore ai caduti. Sappiamo riconoscere ed apprezzare i nemici coraggiosi.
Domanda: ultimamente siete stati accusati di essere divenuti dei professionisti del tifo. Che circolano troppi soldi e che oramai fare gli ultras è diventato il vostro lavoro tempo pieno. È vero?
Risposta: ma che cazzo dici? Se solo provi a scrivere una cosa del genere farò fare alla tua macchina (quella Golf rossa parcheggiata qui fuori) la fine di quella del giornalista.

Incazzato come una iena, il capo ultras si alza e se ne va.

Finalmente ho capito.

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