Abolito il vincolo delle distanze minime per i cinema

Redazione Nove da Firenze
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15 novembre 2006 09:39
Abolito il vincolo delle distanze minime per i cinema

Firenze, 14 Novembre 2006- E' cambiata la legge regionale sulle autorizzazioni all'esercizio cinematografico: gli indirizzi della Regione per il rilascio delle autorizzazioni non avranno più il vincolo obbligatorio delle distanze minime fra le sale. E' quanto stabilisce una modifica di legge approvata a maggioranza dal Consiglio regionale. Sul provvedimento, atteso in particolare perché riguarderà anche il caso del progetto del multisala di Prato, hanno votato contro, oltre ai gruppi di centro-destra, anche Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Verdi.
L'atto è stato illustrato in Aula da Ambra Giorgi (Ds), presidente della commissione Attività culturali e turismo, che ha ricapitolato gli ultimi episodi relativi alla legge e agli indirizzi regionali.

Dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha chiarito in via definitiva le competenze, la Regione - ha detto Giorgi - si è impegnata a svolgere un monitoraggio per valutare l'efficacia degli strumenti operativi, tra i quali l'obbligo delle distanze minime, ed ha costruito una prima base di dati sulle sale presenti in Toscana. Nel frattempo, nel luglio scorso, è entrato in vigore il decreto Bersani che, in attuazione delle disposizioni comunitarie sulla concorrenza, ha abolito il vincolo del rispetto delle distanze minime nel settore del commercio.

"Anche se non direttamente applicabile in materia di autorizzazione all'esercizio cinematografico, tale normativa - ha affermato Giorgi - contiene un'indicazione favorevole nei confronti di discipline non strettamente vincolistiche nei settori di mercato maggiormente concorrenziali. Si tratta - ha concluso la consigliera - di un principio generale cui la Giunta ha ritenuto di doversi adeguare anche in questa materia". "Apparentemente - ha detto Pier Paolo Tognocchi, della Margherita - andiamo verso una maggiore liberalizzazione, ma la legge aveva anche obiettivi più generali ed importanti.

Le multisale, spostando in periferia attività che si svolgevano in città, rischiano di contribuire al degrado dei centri cittadini. Se quindi si vuole agevolare queste operazioni, va bene, però bisognerebbe parallelamente agire per il mantenimento della qualità dei centri storici, per non privarli di attività culturali importanti". "Si tratta di scelte che, se non ricoleegate ad azioni di più ampio respiro, rischiano di essere seenza futuro", ha concluso.

“E’ una scelta pesantemente sbagliata, con una legge che non ha precedenti” ha dichiarato Alberto Magnolfi (FI), preoccupato per gli effetti sul centro storico, con le poche sale rimaste che restano vuote anche il sabato sera.

“Nascerà un centro commerciale come quello dei Gigli – ha aggiunto – Un’altra cattedrale nel deserto, un altro tempio contrario alle nostre tradizioni e alla nostra identità”. A suo parere si tratta di una “scelta inesplicabile”, contraria ad ogni interesse collettivo, destinata a “scombinare” pesantemente l’intero territorio.
Il capogruppo di Rifondazione comunista, Monica Sgherri, ha ribadito il parere contrario già espresso nel programma elettorale, nel quale si chiedeva più attenzione al centro storico ed alla sua valorizzazione.

Viceversa, con questo provvedimento, si rischia di compromettere la stessa esistenza di un cinema di qualità, indipendente ed autonomo e di svuotare ancora di più la parte più antica della città.
Sospendere l’esame della legge e predisporre una norma limitata al caso di Prato. E’ questa la proposta avanzata da Eduardo Bruno (Comunisti italiani), che ha ricordato la posizione unanime della commissione Cultura lo scorso anno per rivendicare le proprie competenze al rilascio delle autorizzazioni per le sale cinematografiche, mentre adesso si accoglie quanto previsto dal decreto Bersani.
«E’ inaccettabile per le nostre responsabilità politiche andare a sanare un problema particolare con una legge ad personam celata sotto una legge regionale.

Perché il caso del cinema Multisala di Prato è proprio questo». E’ quanto dichiara il Presidente di Alleanza Nazionale in Regione Maurizio Bianconi a proposito della modifica alla normativa sulle autorizzazioni all’esercizio cinematografico.
«In questa vicenda – afferma il Capogruppo di An – ci sarà pure chi ha valutato l’opportunità o meno di questo intervento, sul quale si può aggiungere un ragionamento, ossia che il cinema multisala è solamente pretesto per un investimento che ha valore in sé».


«Si crea un immobile con tot metri cubi – spiega Bianconi – , si destina una parte di questo a multisala con l’onere di concessione che il proprietario dell’immobile riceve, poi si prevedono altri spazi, come il ristorante, la pizzeria e il commercio. Poi – prosegue – si fa conto delle locazioni quinquennali, si aggiunge il costo dell’area e della costruzione e l’investimento è infine a sistema. Successivamente, intervengono nell’acquisto i fondi internazionali, perché si tratta di un investimento solido, interessante per i fondi comuni inglesi o tedeschi negli anni a venire.

Questo è dunque il cuore dell’investimento».
«Il problema grave – attacca – non è il rapporto con il territorio, ma il fatto che si vada a sanare un interesse particolare intervenendo su una legge generale. Ripensiamoci – conclude – perché se il punto è questo è opportuno trovare un altro strumento per risolvere la situazione, senza arrivare ad intaccare le nostre coscienze». Secondo Mario Lupi (Verdi) si “apre la porta ad una serie incontrollabile di autorizzazioni da parte dei Comuni”.

“E’ un provvedimento che non introduce alcuna deregolamentazione, alcuna assenza di regole” ha dichiarato il presidente della Regione, Claudio Martini, secondo il quale nella legge rimangono in piedi altri parametri significativi. “Nella legge non sono state previste norme di salvaguardia e si sono create anomalie – ha aggiunto – E’ una soluzione di governo, per una situazione complessa che non si risolve inasprendola”.
Voto contrario è stato infine annunciato da Fabio Roggiolani (Verdi) che, facendo riferimento ad un parere degli uffici legislativi del Consiglio, ha sottolineato che la disciplina del decreto Bersani non è direttamente applicabile agli esercizi cinematografici.

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