Marmo: le nuove frontiere della ricerca a Carrara

Redazione Nove da Firenze
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14 settembre 2006 14:16
Marmo: le nuove frontiere della ricerca a Carrara

Carrara, 14 settembre- Le croste e le patine nere che deturpano portali e palazzi, facciate di chiese e statue, colonne e rivestimenti in marmo, potrebbero essere cancellate, grazie all’impiego di un batterio e con una tecnica semplice ed innovativa, messa a punto dalla facoltà di agricoltura dell’Università di Milano.
Il loro nome scientifico è “desulfovibrio”, possono essere definiti, più banalmente “batteri desulfuricanti”, sono presenti in natura nel terreno e ne garantiscono gli equilibri, ma hanno la capacità di attaccare le croste nere che si sono formate sui marmi per effetto del tempo e dell’inquinamento, contengono zolfo e vengono trasformate in gas (H2S) e polvere che può essere facilmente rimossa riportando i manufatti al loro aspetto originale.

“ Si tratta di batteri dei quali abbiamo scoperto le caratteristiche di aggressione alle patine, ma che non intaccano i marmi. Li abbiamo selezionati (dunque non si tratta di OGM, Organismi geneticamente Modificati) con questo obiettivo – dice Claudia Sorlini, preside della facoltà di Agraria di Milano che ha coordinato la ricerca – ottenendo risultati davvero incoraggianti perché l’intervento non è invasivo in quanto i batteri attaccano solo le incrostazioni ricche si zolfo. Il metodo è semplicissimo: si stende sulla superficie da ripulire un gel che contiene i batteri che agiscono per 24 / 48 ore e poi, tolto l’impacco, si rimuove la polvere che resta sulla superficie.

Se permangono tracce di sporco si può effettuare una seconda “spalmatura” di gel. In questo modo possiamo agire su superfici molto grandi, a differenza dei sistemi tradizionali, con evidenti risparmi di tempo e soldi rispetto ai sistemi tradizionali nei quali c’è un forte impiego di manodopera. Più ancora che un restauro, potremmo considerarlo un bio risanamento perché, dopo l’intervento dei desulfuricanti e la rimozione della polvere che resta si può applicare sulla superficie solo un protettivo se deve restare all’aperto.”.
Il metodo è già stato testato in laboratorio e “sul campo” con un intervento che ha dato eccellenti risultati addirittura sul basamento della Pietà Rondinini, una delle sculture più importanti di Michelangelo.
Il sistema, che può essere perfezionato ed applicato sistematicamente attivando rapporti di collaborazione fra università ed aziende, sarà presentato a Carrara, assieme ad altri progetti e ricerche innovative venerdì 15 settembre (CarraraFiere, Sala Marmoteca , inizio ore 9.00 con partecipazione aperta a tutti), nell’ambito di Tra.S.L.A iniziativa finanziata dalla Regione Toscana e coordinato dall’Internazionale Marmi e Macchine che si propone di favorire il trasferimento tecnologico nel settore lapideo apuano, facendo interagire mondo della ricerca ed aziende del marmo interessate ad innovare i processi di lavorazione con un trasferimento di know how nella produzione.

Il programma della giornata prevede un totale di 21 interventi di Università, Istituti e ricercatori privati che hanno aderito in grande numero tanto che si è reso necessario aggiungere una ulteriore sessione di lavori alle due già svolte nello scorso mese di luglio vista l’adesione al progetto di 70 aziende con il coinvolgimento di 80 ricercatori che hanno presentato 60 progetti valutati attentamente dal gruppo di lavoro coordinato dall’IMM.
I lavori inizieranno con il saluto del presidente dell’IMM Giancarlo Tonini, proseguiranno con l’illustrazione dei finanziamenti per il Settore Lapideo della Regione Toscana, illustrati da Simone Sorbi dirigente dell’area per le politiche dell’innovazione e della ricerca, e si articoleranno in quattro grandi aree: Riciclo e protezione ambientale, Marketing e logistica, Applicazioni, pulitura e posa, Valorizzazione territoriale e servizi.

Sono previste illustrazioni di progetti per Impianti per il recupero e la valorizzazione della marmettola ( curata da Renato Mancini del Politecnico di Torino), sul Riutilizzo degli scarti di estrazione e lavorazione per la produzione di manufatti con leganti polimerici (presentata da Silvia Vicini e Enrico Pedemonte del Dipartimento di Chimica Industriale dell’Università di Genova) per la Caratterizzazione dei residui di lavorazione finalizzata al recupero, (Giovanni Rizzo e Fabio D’Agostino dell’Università di Palermo).

Interessanti i progetti che saranno illustrati nella sessione dedicata al marketing come le misure di performance nell’azienda di escavazione (Nicola Lattanzi, Università di Pisa) e per la caratterizzazione geologico-tecnica dei ravaneti (Giuseppe Mandrone, Università di Torino).
Il pomeriggio vedrà protagonista la posa dei materiali con progetti relativi alle Facciate ventilate in pietra, al loro monitoraggio ed al degrado fisico meccanico dei marmi apuani con intervento di Emma Cantisani del Dipartimento di Restauro e Conservazione dei Beni Architettonici dell’Università di Firenze.

Sul tema del restauro gli interventi programmati riguarderanno, oltre a quello già citato sull’Uso di microrganismi per il recupero di superfici deteriorate, anche la Variazione della porosità del marmo a causa delle piogge acide ( Paolo Davini , Università di Pisa), la valorizzazione degli edifici di culto lungo la via Carolingia e delle cave che hanno fornito le pietre impiegate per la costruzione per migliorarne la conoscenza in funzione del restauro curata da Eleonora Paris, Giovanna Massacci del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Camerino.
Per le nuove tecnologie saranno presentati progetti per l’Elaborazione digitale di immagini nel processo di estrazione e lavorazione (Pietro Pala e Walter Nunziati del Multimedia Integration and Communication Center dell’Università di Firenze); seguirà la presentazione del Progetto MIND Misure Industriali e Diagnostica (Daniele Montani, Università di Firenze).

Concluderà i lavori una comunicazione curata da due professionisti carraresi, Michele Bengasi Fiorini e Giulio Vatteroni, sulle Applicazioni della tecnologia laser scan ai bacini marmiferi.

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