Il 2006 non sarà un anno esaltante per i cerealicoltori toscani

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 febbraio 2006 09:14
Il 2006 non sarà un anno esaltante per i cerealicoltori toscani

Le semine dei cereali autunno/vernini, infatti, registrano per il secondo anno consecutivo una contrazione delle superfici a frumento duro, mentre la riduzione di quelle a frumento tenero è prevalentemente conseguenza del maltempo. A parziale contrappeso l’incremento di quelle seminate ad orzo.
Secondo le previsioni elaborate a fine gennaio dall’Ismea, infatti,le superfici seminate a frumento duro passeranno dai 112.629 ettari della campagna cerealicola 2004/5 agli 87.051 di quella attuale, con una riduzione intorno al 22%, a fronte della contrazione media italiana del 12,4%.
Anche le superfici coltivate a grano tenero sono destinate a diminuire, passando dai 28.876 ettari della precedente campagna, agli attuali 24.582 (-5%).

In buona ripresa, invece, quelle seminate a orzo, che in Toscana dovrebbero crescere del 13%, passando dai 17.416 ettari della campagna 2004/5 ai 19.680 di quella 2005/6.
I motivi che stanno alla base del calo complessiva delle superfici seminate a cereali autunno/vernini, dipendono in primo luogo dall’andamento climatico avverso, caratterizzato dalle precipitazioni abbattutesi sulla Toscana da ottobre a gennaio, ma anche dal lento recepimento delle strategie di mercato indotte dalla riforma della Pac (Politica agricola comunitaria).

All’inizio di febbraio, per l’impossibilità di entrare nei campi con i mezzi meccanici, non erano state ancora effettuate circa il 30% delle semine previste. Semine che comunque non potranno proseguire oltre la metà del mese, perché verrebbe meno la fase dell’accestimento delle spighe.
Questo complesso di fattori, parallelamente alla riduzione delle superfici coltivate a frumento, ha determinato alcuni spostamenti colturali, avvantaggiando le colture primaverili come il girasole, ma anche le foraggere, le colture proteiche e, in misura minore, l’orzo.
“Nonostante le difficoltà di contesto – spiega Luciano Rossi, direttore di Toscana Cereali, che rappresenta 3.142 cerealicoltori toscani – il comparto cerealicolo sta cominciando a dare segnali di ripresa, grazie all’affermazione delle Organizzazioni dei produttori (OP) ed al decollo dei contratti di coltivazione e degli accordi di filiera stipulati con l’industria pastaria, com’è avvenuto con il Sigrad, del quale Toscana Cereali è parte integrante.

La valorizzazione della qualità delle produzioni autoctone e la tutela del consumatore sono infatti la strada maestra per dare nuove prospettive ai cerealicoltori”.
Per ciò che riguarda il processo produttivo, in media a livello nazionale il 72% dei cereali è coltivato con metodo convenzionale, il 18%con quello integrato (eco-compatibile, in base al Regolamento comunitario 2078/92) ed il 10% con quello biologico. Le rese del frumento duro, infine, sono previste in calo, con 2,8 tonnellate/ettaro.

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