Carta vocazionale della vite e dell’olivo della provincia di Siena

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 febbraio 2006 19:00
Carta vocazionale della vite e dell’olivo della provincia di Siena

Siena, 2 febbraio 2006- 3.280 kmq di territorio interessato, sette anni (dal 1998 al 2005) di realizzazione, 140.000 € di investimento. L’assessorato all’agricoltura della Provincia, avvalendosi del lavoro dell’Istituto sperimentale per lo studio e la difesa del suolo di Firenze (ISSDS) e di Etruria Telematica, ha realizzato la Carta vocazionale della vite e dell’olivo della provincia di Siena. <>.

Lo studio ha messo in evidenza che circa il 30% del territorio provinciale presenta caratteristiche di eccellenza per la coltivazione di un Sangiovese di qualità, posto il fatto che all’interno delle altre zone del territorio ricorrono altre denominazioni di altrettanta di qualità. Da questo quadro è emerso che gran parte dei suoli del Chianti Classico e di Montalcino hanno una particolare vocazione per il Sangiovese, ma vi è una buona frequenza di suoli adatti e molto adatti anche in aree meno note della provincia.

Per quanto riguarda, invece, l’attitudine dei suoli all’olivo, circa un terzo del territorio provinciale è classificato con una coltivazione d’eccellenza. Così i suoli con una migliore attitudine olivicola sono presenti in quasi tutte le aree, con delle superfici maggiori nei comprensori del Chianti dei colli senesi e di Montepulciano, evidenziando una favorevole complementarietà tra le due colture. <>.

Nel corso dell’indagine sono stati messi a punto i modelli di valutazione colturale per l’olivo e la vite, delle difficoltà di gestione agrotecnica del suolo e della sostenibilità ambientale delle colture specializzate. E’ stata, inoltre, realizzata una valutazione di impatto ambientale e paesaggistico delle viticoltura ed olivicoltura in provincia di Siena. Sono così stati individuati i fattori del suolo più critici sia per la coltura dell’olivo che della vite. Per l’olivo si creano due condizioni di non idoneità alla coltivazione: la prima, in presenza di una falda idrica entro un metro di profondità, la seconda che gradua le diverse condizioni di attitudine, e cioè la salinità, espressa come conducibilità elettrica, la capacità di trattenuta di acqua disponibile, il drenaggio interno ed esterno e il contenuto in scheletro.

Anche per la vite, in presenza di una falda idrica entro un metro e in presenza di suoli salini entro 80 cm, non ci sono le condizioni di idoneità alla coltivazione, mentre i caratteri e le qualità funzionali alla classificazione dell’attitudine sono lo scheletro, la pietrosità, la capacità di trattenuta di acqua disponibile, la profondità del suolo esplorabile dalle radici, il contenuto in argilla e sabbia e il drenaggio interno, che influenzano il grado zuccherino dell’uva e il suo tasso di accumulo, la quantità di uva a pianta, il peso dei grappoli e degli acini e l’acidità del mosto.

Per quanto riguarda, invece, la sostenibilità ambientale della viticoltura e dell’olivicoltura, il territorio senese ha condizioni di sostenibilità alta e moderata, mentre per quanto riguarda la gestione agronomica solo l’8% è a gestione facile, il 25% moderatamente facile e la maggior parte delle terre ad alta vocazione viticola ed olivicola corrispondono a suoli di difficile gestione agronomica.

Infine l’indagine ha mostrato come il paesaggio senese sia saturato dalle due colture solo in alcune zone dai vigneti, piuttosto che dagli oliveti. Per questo, vi sono in provincia di Siena ancora molte aree idonee alla diffusione della viticoltura di qualità, ma soprattutto dell’olivicoltura, in modo tale da poter, in futuro, diversificare il paesaggio. In accordo con l’Associazione tartufai senesi, l’assessorato all’agricoltura della Provincia di Siena ha provveduto a realizzare, inoltre, la Carta delle tartufigene della provincia.

Un vero e proprio censimento, con particolare attenzione verso “il bianco pregiato” con lo scopo di effettuare azioni di tutela o di ripristino nelle aree con maggiore necessità. Così le azioni di tutela saranno rivolte verso quelle zone di produzione che hanno diminuito la loro produttività con l’obiettivo di individuare, attraverso gli strumenti urbanistici dei comuni, elementi di vincolo e prescrizione. Mentre su tutte le tartufigene e in particolar modo su quelle poco produttive, saranno realizzati interventi migliorativi di reintroduzione.

Proprio a questo scopo presso il vivaio della Provincia Il Campino sono state preparata piante micorizzate da utilizzare come strumenti migliorativi nelle tartufaie del territorio. (cp)

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