Sulla via dorata per Samarcanda di Umberto Cecchi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 aprile 2005 14:15
Sulla via dorata per Samarcanda di Umberto Cecchi

Firenze, 22 Aprile 2005- inaugurare la nuova collana tascabile "Off the road, in libreria per i tipi di Vallecchi, un testo di qualità sui luoghi mitici che un grande viaggiatore del nostro tempo ha ripercorso assieme a un cultore dell'arte come Vittorio Sgarbi.

Balk in Afganistan, Samarcanda e Buckhara in Uzbekistan, tre città millenarie che evocano storia e leggende: da Iskander, il greco Alessandro Magno, ai mongoli di Gengis Khan, fino ai tartari di Timur lo Zoppo, il sanguinario conquistatore che l'Occidente conosce con il nome di Tamerlano.
E da Samarcanda, con il suo bazar, la sua millenaria piazza del Registan, le mura dilavate dal sangue dei nemici e dalle pioggie, le sue contraddizioni fra Islam, socialismo e modernismo, si arriva a Nukus, capitale dimenticata del Karakalpakstan che nel suo museo d'arte fondato da Igor Savitsky, pittore e archeologo russo, conserva oltre 80.000 opere, opere di artisti dissidenti, molti dei quali morti nei gulag, salvate dalle fiamme della censura e da una probabile dispersione; opere ancora oggi sconosciute al mondo intero.

E ancora su, fino alla scoperta inquietante dell'agonia del Lago di Aral, avvelenato da pesticidi e da esperimenti nucleari e batteriologici. Una distesa di nulla che una volta era acqua e ora è sabbia dove per decine di chilometri, affondano, corrompendosi come scheletri di mostri preistorici, mercantili e pescherecci. Un cimitero di barche che veglia l'agonia di una popolazione che non supera i quarant'anni di vita e non è più capace di generare se non mostri. Un olocausto sconosciuto alla gran parte del mondo.

Insomma: leggende e verità che si intrecciano in un viaggio sulle orme di Marco Polo e del grande viaggiatore arabo Ibn Battuta, realizzato nella primavera del 2003 da Umberto Cecchi insieme a Vittorio Sgarbi . Un'avventura moderna, ricca di imprevisti, di rievocazioni, di incontri con "i vivi" e con " i morti", di storie recuperate nella sterminata e remota Asia Centrale che nell'Ottocento fu teatro del "Grande Gioco" dello spionaggio fra Russi e Inglesi. " Passo dopo passo - scrive Cecchi - abbiamo inseguito confini delimitati dall'orizzonte, sempre un po' più avanti, fino alle scorie di sale e alle paludi dell'Aral.

Annegando nella loro immensa solitudine. Perdendoci nella loro profonda tristezza, seguitando ad arrancare verso la linea ultima che non raggiungevamo mai.
Perché, per fortuna, l'orizzonte non ha confini di alcun tipo, né ideali né concreti, e comunque l'ansia di conoscere "l'oltre" è una delle grandi spinte che ci fanno vivere proiettandoci sempre un po' più avanti."

L'autore
Umberto Cecchi, giornalista, inviato speciale in Asia e Africa, è stato testimone dei grandi fatti di guerra e di pace dell'ultimo Novecento e ha diretto per anni il quotidiano «La Nazione» .

Ha scritto una dozzina tra saggi e reportage. Ha fatto scalpore Fegato, un romanzo-verità legato alla vicenda del mostro di Firenze edito anche in Francia. È direttore dell'emittente televisiva Canale 10.

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