Sabato 9 Lonquich e l’Orchestra da Camera di Mantova con l’integrale dei Concerti per pianoforte di Mozart al Teatro della pergola, ore 16

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 aprile 2005 17:25
Sabato 9 Lonquich e l’Orchestra da Camera di Mantova con l’integrale dei Concerti per pianoforte di Mozart al Teatro della pergola, ore 16

Sabato 9 Aprile (ore 16), al Teatro della Pergola, prende il via un nuovo progetto dedicato all’esecuzione integrale di tutti i Concerti per pianoforte di Mozart. Un ciclo attesissimo e di grande fascino, che ha debuttato con pieno successo al Parco della Musica di Roma e che percorrerà le prossime stagioni concertistiche degli Amici della Musica di Firenze. Protagonisti ne sono il pianista Alexander Lonquich, nella doppia veste di solista e direttore, e l’Orchestra da Camera di Mantova, formazione nostrana dotata di uno smalto tecnico e di una personalità sonora già applauditissime nei concerti del “Progetto Beethoven” presentato nelle scorse stagioni.

La prima tappa del lungo ciclo raccoglie davvero i primi frutti originali di Mozart nel genere (altri lavori precedenti, pur denominati concerti, altro non sono che rielaborazioni di composizioni altrui), presentando pagine da lui scritte fra i diciassette ed i ventuno anni: i Concerti KV 175, 238, 246 e 271, quest’ultimo noto come “Jeunehomme” perché fu per l’omonima mademoiselle, acclamata concertista, che Mozart lo stese.

Alexander Lonquich è una delle figure oggi più originali e sensibili nel panorama concertistico, anche perché sempre attento alla ricerca di un dialogo diretto con il pubblico, da lui sollecitato e coinvolto non solo con programmi ben articolati ma pure scanditi da piacevoli introduzioni - rigorosamente a braccio - che aiutano ad apprezzare ancor di più i brani proposti.

Nato a Trier, in Germania, ma ormai fiorentino d’adozione, Lonquich si è rivelato a soli sedici anni vincendo il primo premio al Concorso “Casagrande” di Terni, e da allora ha intrapreso una brillante carriera internazionale, come solista e accanto a celebri direttori d’orchestra: si ricorda in particolare il suo sodalizio artistico con il compianto Sandor Vegh. Anche l’attività di direttore coinvolge i suoi impegni, con l’Orchestra da Camera di Mantova, la Camerata Salzburg e con la Mahler Chamber Orchestra.

La curiosità musicale ed intellettuale lo ha inoltre portato a guardare con una sempre più viva attenzione alla musica da camera: negli ultimi anni, ha collaborato con artisti di fama come Shlomo Mintz, Steven Isserlis, Wolfram Christ, Tabea Zimmermann, Frank Peter Zimmermann. Ai fitti impegni concertistici, Lonquich affianca inoltre un importante impegno in campo didattico, svolto stabilmente con l’Accademia Pianistica “Incontri col maestro” di Imola e la Hochschule für Musik di Colonia.



Fin dal debutto, avvenuto nel 1981, l’Orchestra da Camera di Mantova si è imposta all’attenzione per la qualità sonora e la disciplina stilistica. L’ha fondata Carlo Fabiano, oggi primo violino e direttore artistico. Direttore principale è invece Umberto Benedetti Michelangeli, che con l’Orchestra ha stabilito un significativo sodalizio dal 1984. Al fianco di direttori e solisti di fama internazionale, l’Orchestra da Camera di Mantova ha svolto un’attività che l’ha vista protagonista di innumerevoli concerti in Italia, America ed Asia.

Nel 1997, l’OCM ha ricevuto il Premio “Franco Abbiati” della critica musicale italiana, “per la sensibilità stilistica e la metodica ricerca sulla sonorità che ripropone un momento di incontro esecutivo alto tra tradizione strumentale italiana e repertorio classico”.

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La chiamano “first lady of solo percussion”, perché suona xilofono, marimba, tamburi di legno, piatti e tam-tam sfoderando superbe doti tecniche e travolgente musicalità, sempre tali da rendere ogni suo concerto semplicemente unico.

È Evelyn Glennie, strepitosa virtuosa di percussioni, che arriva al Teatro della Pergola Domenica 10 Aprile (ore 21) accompagnata dalla sua fama mondiale, protagonista di un concerto inusuale quanto carico d’attrattiva. Con lei il pianista Philip Smith, già impostosi con la vittoria nell’ambito del Leeds International Piano Competition e dal 1986 collaboratore stabile anche in campo discografico della celeberrima percussionista, al fianco delle quale ha debuttato, tre anni dopo, nella rassegna concertistica dei BBC London Promenade Concerts, i leggendari Proms.

Particolarmente significativo è il programma presentato, perché ripropone gli stessi abbinamenti, autori e brani, di un concerto di grande successo che ha fatto meritare ad Evelyn Glennie il riconscimento Instrumentalist of the Year 2003, assegnatole dall’autorevole pubblicazione “Musical America”. Ed è anche una scelta di alcuni degli oltre cento lavori scritti da compositori viventi appositamente per lei: “Drum Dances”, fortemente influenzato da atmosfere jazz e rock degli anni Ottanta-Novanta, dello neozelandese John Psathas; “Praeludium e Allegro”, che per anni il celeberrimo violinista Fritz Kreisler spacciò per propria composizione, scritta invece nel Settecento da Gaetano Pugnani, e nell’occasione adattata per vibrafono dalla stessa Glennie; “Sechs Minaturen”, brevi pezzi di Matthias Schmitt che esplorano la timbrica della marimba nello spirito delle pagine per l’infanzia di Schumann e Debussy; “Darkness to Light”, viaggio emotivo dalla malinconia alla gioia ideato dall’inglese Dave Heath; “Rhytmic Caprice”, brano all’insegna del virtuosismo scritto da Leigh Howard Stevens, ossia uno dei marimbisti classici più famosi; “Los Dostellos de la Resonacia”, dove Roberto Sierra indaga le possibilità di connessione timbrica fra piatti e pianoforte; “Prim”, dell’islandese Askell Masson, dove la trama ritmica è data dalla sequenza aritmetica dei primi sedici numeri; “Prism Rhapsosy”, considerato uno dei vertici espressivi della giapponese Keiko Abe.

Talento poliedrico, di recente dedita anche alla musica per il cinema e la televisione, autrice di un’autobiografia che è diventata un vero best seller, ospite di trasmissioni della BBC e del celebre David Letterman Show, nominata Ufficiale dell’Impero Britannico per i suoi contributi alla musica, Evelyn Glennie ha tracciato una formidabile carriera artistica, dove tutto si è svolto all’insegna della ‘prima volta’: con lei per la prima volta un’orchestra è apparsa al fianco di una solista di percussioni, per la prima volta rassegne concertistiche internazionali hanno ospitato uno spettacolo di percussioni, per la prima volta teatri ed associazioni concertistiche hanno ospitato esecuzioni assolute di brani espressamente scritti per la sue doti musicali uniche.

Unica percussionista della storia ad aver saputo creare in un campo musicale fuori dal comune una carriera internazionale a tempo pieno, la Glennie è anche impegnata in una acclamatissima attività discografica, sempre orientata a proporre i più diversi orizzonti sonori. La prima registrazione, con la Sonata per due pianoforti e percussioni di Bartok, ha valso ad Evelyn Glennie nientemeno che un Grammy Award (1988).

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