Amici della Musica Firenze: nel fine settimana una novità di Reimann e un capolavoro di Schubert

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 febbraio 2005 15:03
Amici della Musica Firenze: nel fine settimana una novità di Reimann e un capolavoro di Schubert

Quattro giovani archi tedeschi, lodati per entusiasmo e smalto tecnico, e una voce di soprano incantevole, ammirata da Abbado, Boulez, Rattle: sono il Quartetto Artemis e Juliane Banse, protagonisti del concerto di Sabato 19 Febbraio, alla Pergola (ore 16). Assieme propongono, per la prima volta nel Centro Italia, „…oder soll es Tod bedeuten?“, pagina scritta nel 1996 dal tedesco Aribert Reimann su richiesta proprio della Banse: otto Lieder ed un frammento di Mendelssohn (il titolo fa riferimento ai versi finali di un Lied: Sorridendo mi faceva cenno la regina, / Mentre passava sul mio cavallo; / Si riferiva al mio nuovo amore / Oppure ciò significava morte?), su testi di Heinrich Heine, arrangiati e ripensati da Reimann nelle sonorità del quartetto d’archi, e cuciti l’un con l’altro attraverso una serie di Intermezzi che sfruttano idee di quei Lieder ma aggiornano l’idioma espressivo di Mendelssohn con quello della contemporaneità.

Reimann che insomma reinterpreta Mendelssohn, con un’operazione che più che una semplice elaborazione vuole essere un commento, significa riappropriarsi, in maniera personale ed attuale, di un patrimonio. La novità, seppur non recentissima, di Reimann è al centro di un programma che vuole stabilire ponti di collegamento fra Ottocento e Novecento: lo completano il Quartetto op. 18 n. 6, l’ultimo della serie, ed il Quartetto n. 3 di Alban Berg. A sottolineare l’importanza di una proposta musicale così concepita, ci saranno le telecamere e i microfoni di RAI TRADE che riprenderanno il concerto per trasmetterlo su RAI TRE e Radio 3.
Studenti della Musikhochschule di Lubecca riuniti nel 1989 sotto il nome della dea della caccia, i quattro dell’Artemis suonano nella medesima formazione dal 1994: sono Natalia Prishepenko e Heime Müller (che si alternano per le parti del primo violino), Volker Jacobsen (viola) ed Eckart Runge (violoncello).

Vincitori al Concorso Internazionale per Quartetto d’archi Premio “Paolo Borciani” (1997), studiano con il Quartetto LaSalle, e si perfezionano in seguito con i Quartetti Emerson, Juilliard, Alban Berg, rinomate formazioni con le quali continua ancora oggi un proficuo scambio d’idee ed uno stimolante rapporto di collaborazione. Sono apprezzati e rinomati in tutto il mondo, ed hanno fra i loro partner cameristici più frequenti Juliane Banse, Sabine Meyer, Elisabeth Leonskaja, Leif Ove Andsnes, Thomas Kakuska e Valentin Erben del Quartetto Alban Berg, colleghi e mentori in numerose e celebratissime tournées.

Il soprano tedesco Juliane Banse, allieva di Brigitte Fassbaender, è cantante operistica di fama mondiale ed appare in recital e concerti sotto le bacchette di Abbado, Previn, Rattle, Boulez. La sua grande passione rimane il repertorio liederistico, che l’ha vista anche assieme a Maurizio Pollini (alla Carnegie Hall di New York) e che la coinvolge regolarmente con Helmut Deutsch, Wolfram Rieger ed Andras Schiff. Fra le sue registrazioni, ricordiamo in particolare alcuni Lieder di Schumann con Olaf Bär ed Helmut Deutsch, la Lulu-Suite di Berg con Abbado, la Quarta di Mahler con Boulez, nonché un interessante abbinamento di chansons di Debussy e arie di Mozart con Schiff al pianoforte.

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Domenica 20 Febbraio, alla Pergola (ore 21), il celebre Quartetto Alban Berg si unisce a Mario Brunello, formidabile violoncellista nostrano, per presentare quell’indiscusso capolavoro che è il Quintetto D 956 di Schubert, pagina scritta poco prima della morte e che pare sublimare la voce disperata e sommessa del suo autore in un ultimo anelito di vita.

C’è ancora Schubert in principio del programma, il Quartettsatz con le sue concentrate e corrusche tensioni, mentre a far da spartiacque a questo doppio omaggio schubertiano c’è Alban Berg, la Suite Lirica, lucida ed intensa, dedicata a Zemlinsky. È dai primi anni Settanta che il Quartetto Alban Berg frequenta con successo le capitali musicali ed i maggiori festival del mondo. Negli anni, questa formazione si è imposta in un’incredibile carriera discografica, salutata da una pioggia di premi.

Il Quartetto Alban Berg rimane a tutt’oggi un modello per la propria adesione al classicismo e al romanticismo, caratteristica che i suoi componenti (i violini Günther Pichler e Gerhard Schulz, la viola Thomas Kakuska, il violoncello Valentin Erben: tutti professori alla Universität für Musik di Vienna e alla Musikhochschule di Colonia) cercano di perpetuare nei giovani musicisti tramite un’attività didattica che affrontano con la stessa energia e devozione con la quale si dedicano all’esecuzione della musica.

Di riferimento rimangono tuttavia anche le sue incursioni nella musica moderna e contemporanea, le pagine di Berio composte espressamente per questi quattro artisti ma anche quelle di Rihm e di Schnittke: il repertorio dell’Alban Berg è costantemente aggiornato, e spazia così dai classici ai contemporanei, secondo un impegno che trova il suo simbolo proprio nel nome di un grande protagonista della storia della musica. Già primo violoncello alla Scala di Milano, Mario Brunello è stato il primo italiano a conquistare l’ambitissimo Premio “Cajkovskij” (1986).

Ha fondato anche l’Orchestra d’archi Italiana (1994), insegna all’Accademia Chigiana di Siena, è direttore musicale dell’Orchestra di Padova e del Veneto, ed è acclamato ovunque per l’intensità espressiva e la delicatezza di interpretazioni consegnate alla voce di un prezioso Maggini appartenuto a Franco Rossi, il violoncellista del Quartetto italiano. La sua insaziabile curiosità musicale l’ha portato a collaborare con gli attori Maddalena Crippa e Marco Paolini ed a partecipare a festival jazz, al fianco di Vinicio Capossela e Uri Cane.

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