Decamerone al teatro Rifredi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 dicembre 2004 21:55
Decamerone al teatro Rifredi

Da martedì 28 dicembre a sabato 1 gennaio ore 21.00 (31 dicembre ore 21.30 - domenica 2 gennaio ore 16.30)va in scena al teatro Rifredi "DECAMERONE le favole sensuali", uno spettacolo di Andrea Bruno Savelli con Carlo Monni, Andrea Agresti, Valentina Banci, Elisabetta Salvatori, Franco Casaglieri e Andrea Bruno Savelli, scene di Michele Ricciarini, musiche di Andrea Agresti, costumi di Franco Casaglieri.
PER LE FESTE DI NATALE E FINE D’ANNO E’ IN SCENA AL TEATRO DI RIFREDI LA VERACE COMICITA’ DELLA COPPIA CARLO MONNI - ANDREA AGRESTI.

UNA NUOVA VERSIONE DEL DECAMERONE CURATA DA ANDREA BRUNO SAVELLI CON PICCANTI E DIVERTENTI RACCONTI BOCCACCESCHI.
In un derelitto ospedale di periferia, due strani malati cercano con delle scuse di prolungare la loro permanenza nell’istituto, per poter continuare a curarsi la malattia che li affligge e che non gli dà tregua: la solitudine. Ormai a corto di pretesti clinici, decidono di barattare la loro degenza in cambio di piccanti racconti boccacceschi. Con questo espediente anomalo e divertente, i due “malati immaginari” finiscono per coinvolgere nei loro racconti tutto il personale dell’ospedale, convincendolo, come in un moderno “Mille ed una notte” a prolungare continuamente il loro soggiorno e la rappresentazione teatrale.

E così, tra flebo e sedie a rotelle, ecco arrivare in scena tutto l’erotismo, l’irriverenza e il divertimento che può scaturire dalle “favole” del Boccaccio. Alla fine, tornati alla realtà, nella corsia dell’ospedale, decideranno di rifugiarsi in una casa in campagna per continuare il gioco della narrazione. Giovanni Boccaccio, figlio illegittimo di un benestante mercante che aveva girato tutto il Mediterraneo, nacque a Firenze nel lontano 1313. Nei suoi racconti aleggia la seduzione e l’eros, senza che questo scada mai in volgarità.

Ed anche in una scalcinata corsia d’ospedale l’eros si può fondere alla poesia, divertendo e facendo dimenticare per lo spazio della rappresentazione i problemi della vita quotidiana a malati, pazienti e spettatori.

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