Intermezzo Amiata a Tavola a Roccalbegna
E a San Casciano Val di Pesa le pesche tardive dall'11 al 12 settembre

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 settembre 2004 11:58
Intermezzo Amiata a Tavola a Roccalbegna<BR>E a San Casciano Val di Pesa le pesche tardive dall'11 al 12 settembre

Torna, dopo la pausa estiva, Amiata a Tavola in uno squisito e allettante intermezzo in attesa dei frutti dell’Autunno. Prima delle sei tappe autunnali previste è quella del 12 settembre a Roccalbegna, in occasione della tradizionale festa del Ss. Crocefisso. Uno speciale appuntamento con i sapori e i colori della fine dell’estate, per degustare pane e biscotti salati fatti secondo la secolare tradizione amiatina nel corso di una bellissima e antica festa patronale.
Scopo di Amiata a Tavola, infatti, è quello di coniugare la tradizione e l’innovazione, la gastronomia tipica con le feste locali.

Un territorio che si mette in mostra per far vedere a chi viene da fuori le sue infinite potenzialità.
La festa del Crocefisso prevede un ricchissimo programma per la giornata di domenica: a partire dalle ore 15.00 giochi in piazza rallegrati dalla Banda Folcloristica del paese, lanci di globi aerostatici in carta velina (prodotto locale) e merenda gratuita, per finire poi ballando in piazza e ammirando lo spettacolo di fuochi d’artificio nel corso di una densa nottata amiatina.
Sarà possibile raggiungere Roccalbegna anche con uno speciale Treno Natura, da prenotare allo 0577.207343.



Nei giorni 11 e 12 settembre nel centro storico di San Casciano si svolgerà la prima sagra della pesca tardiva. La manifestazione organizzata dalla locale Associazione Turistica “ProLoco” con il Patrocinio del Comune di San Casciano in Val di Pesa ha l’obiettivo di riscoprire produzioni di alta qualità ma di limitatissima produzione. Sarà possibile nell’occasione gustare le cosiddette “pesche di poggio” rese famose negli anni passati dall’abbinamento con il vino.
Secondo alcuni autori il pesco ha avuto origine dalla Cina dove era conosciuto oltre 3000 fa.

Secondo altri, invece, sarebbe di origine persiana. Nella letteratura cinese si ritrovano scritti risalenti al 2000 a.C. che trattano della coltivazione di pesco. L’introduzione nell’area mediterranea, secondo alcuni autori, si deve ad Alessandro Magno il quale lo avrebbe portato in Persia durante le spedizioni militari contro quella Regione e da lì sarebbe passato in Europa. Secondo altri, invece sarebbe stato introdotto dai Greci dall’Egitto, dove non è da escludere che si conoscesse già al tempo del Faraone Kambise (530-522 a.C.).
Secondo altri, infine, sarebbe stato portato in Afganistan settentrionale con una spedizione militare verso il 130 a.C., ed in seguito, grazie alla sua facilità a riprodursi per seme, si sarebbe diffuso in occidente.
Non si conosce bene l’epoca di introduzione del pesco nell’antica Roma ma già Virgilio ne parla nel primo secolo a.C..

Praticamente i Romani introdussero la specie in tutto l’Impero. Con la caduta dell’Impero Romano anche tale coltivazione fu abbandonata e solo nel 1500 la specie fu nuovamente coltivata in Europa ed esportata dagli Spagnoli nell’America centrale, dai Portoghesi in America del Sud e dagli Inglesi in Australia e Nuova Zelanda. Quindi praticamente la pesca è attualmente coltivata nei Paesi di tutti i Continenti a clima temperato e subtropicale.
In Italia la ripresa della peschicoltura è databile verso l’inizio del secolo con punte di importanza nel Veronese e nella Romagna seguite dalla Campania e Toscana.
Nei poderi di San Casciano la coltivazione della pesca tardiva o cosiddetta “PESCA DI POGGIO” ha assunto una notevole importanza fin dall’inizio secolo ed è possibile con precisione ricostruire passaggi precisi negli ultimi cento anni.
Presente in tutti i poderi mezzadrili di San Casciano aveva punte eccellenti di produzione qualitativa e quantitativa in fattorie come “Il Corno” o nella zona di Mercatale con la fattoria “Le Corti”.

Vi erano inoltre attenti commercianti che selezionavano queste produzioni: fra queste la famiglia Niccolai di San Casciano.
Sicuramente queste varietà tardive di pesche trovarono motivazioni di essere coltivate a San Casciano per diversi motivi: il primo fra tutti è il terreno di queste zone abbastanza profondo, di medio impatto, ricco di sassi e quindi drenante evitando così il ristagno di umidità dannosa alla produzione. Inoltre la media altitudine ventilata sufficientemente da evitare grossi attacchi di mosca della frutta.
Dal dopo guerra, con lo spopolamento delle campagne la peschicoltura è stata portata avanti solo da pochissimi coltivatori che con tenacia e amore hanno cercato in piccole nicchie di migliorare continuamente queste varietà.
E’ doveroso citare in questo lavoro di miglioramento il Dipartimento di Frutticoltura dell’Università di Firenze che interagendo con produttori come il Sig.

Pasqualetti ha permesso non solo il mantenimento della “PESCA DEL POGGIO” ma di cedere innesti ad altri produttori come Luigi Calonaci che trova riscontri molto positivi sul mercato odierno. Infine è stata ritrovata nell’ambito della fattoria “Le Corti” proprietà Principi Corsini una vecchia e dimenticata pianta che attualmente è stata riprodotta e reimpiantata su alcuni ettari attualmente in produzione.
Esiste per quanto riguarda la produzione delle pesche tardive di San Casciano la tesi di laurea (anno accademico 92/93) della dr.ssa R.

Pisano che, naturalmente affronta, compara e descrive tale coltivazione con il rigore scientifico classico di una tesi di laurea.
Ad oggi riscontriamo un grande interesse dei consumatori verso questo prodotto ed in linea con la “certificazione corta” (certezza del luogo di produzione, certezza del produttore e qualità del prodotto) è doveroso che l’Amministrazione Comunale di San Casciano in Val di Pesa promuova la divulgazione di questa produzione tipica collinare.

Collegamenti
In evidenza