Legambiente rende noti i dati di "Goletta Verde" e "Mare Monstrum 2004"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 giugno 2004 23:56
Legambiente rende noti i dati di

Nella classifica generale del dossier Mare Monstrum 2004 presentato stamani, venerdì 25 giugno, a Roma da Legambiente si tiene conto dell’insieme dei reati ambientali riversati sulle coste. Qui la Toscana si piazza all’undicesimo posto, mostrando un rassicurante trend in discesa rispetto agli scorsi anni. Le infrazioni accertate nel 2003 nella nostra regione sono state 607, 202 le persone denunciate o arrestate e 435 i sequestri effettuati. Nell’analisi dei singoli reati, trend al ribasso per la nostra regione anche l’illegalità nella navigazione: 237infrazioni accertate nel 2003, 24 le persone arrestate o denunciate, 10 sequestri effettuati.

In calo per la nostra regione anche l’illegalità legata alla navigazione: nel 2003 sono stati 237 i reati di navigazione accertati, tra questi prima fra tutte le infrazioni è mancanza di attrezzatura di sicurezza (giubbotto salvagente, razzi segnalatori, autogonfiabili), a seguire la navigazione in zona non consentita (sottocosta, aree marine protette) e il mancato pagamento della tassa di stazionamento. In questo ambito, nello scorso anno 24 persone sono state denunciate o arrestate e10 sono i sequestri effettuati.
La pesca di frodo è fortunatamente sempre meno praticata in Toscana che presenta un trend al ribasso e si piazza tra le cinque regioni più diligenti d’Italia: sono 197 le infrazioni accertate contro l’impeccabile condatta della Basilicata (ferma a quota 0) e il picco massimo della Sicilia con 1229 infrazioni.


Dati meno rassicuranti ci arrivano dal fronte dell’abusivismo edilizio, che a causa di alcuni sconcertati episodi come quelli denunciati da Legambiente nell’Isola dell’Elba (vedi articolo d’approfondimento; n.d.r.), portano la Toscana al settimo posto nella poco lodevole classifica nazionale, subito dopo il Lazio, Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Sardegna, facendo registrare un trend in crescita. 124 le infrazioni accertate nel 2003 e 101 le persone denunciate o arrestate, 22 i sequestri effettuati.


Si era assistito negli ultimi anni ad una costante flessione nelle costruzioni illegali nel nostro Paese, ad una ritirata del cemento selvaggio che si era tradotta in migliaia di case abusive in meno. Il terzo condono, invece, ha riacceso le betoniere dell’abusivismo edilizio. In Toscana, Legambiente, sottoliena alcune situazioni particolari come la "tangentopoli elbana" (come definita da alcuni giornali), nata da un dossier di Legambiente su una serie di episodi poco chiari che avevano al centro vari casi di speculazione immobiliare, primo fra tutti il cosiddetto "ecomostro di Procchio", uno scheletro di cemento oggi sotto sequestro.

L’anno trascorso è stato un anno nero per l’isola d’Elba. Una vecchia, ma non meno aberrante conoscenza è rappresentata dallo Spalmatoio nell'insenatura di Giannutri, isola che fa parte del Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano, una lunga fila di fatiscenti immobili in cemento armato che per circa 11.000 metri cubi fa bella mostra di sé da oltre 10 anni.
Anche quest’anno Goletta Verde darà vita a numerosi "demolition day": ville, villaggi turistici, alberghi e lottizzazioni abusive e non, verranno "assaltate" simbolicamente dagli equipaggi del Pietro Micca e della Catholica.

Bliz anti-ecomostro verranno organizzati inoltre nelle zone in cui progetti insensati minacciano di distruggere e deturpare cornici paesaggistiche e naturali uniche al mondo. Una campagna che, oltre a denunciare vecchi e nuovi attacchi al patrimonio ambientale del Belpaese, vuole dare un segnale preciso per quanto riguarda la lotta agli ecomostri e all’abusivismo edilizio. Proprio su quest’ultimo fronte, la situazione che è emersa nel corso del 2003 non è affatto rosea per usare un eufemismo.


Il Dossier Mare Mostrum di Legambiente sottolinea per la Toscana il pericolo erosione delle coste, ponendo le nostre coste regionali nella fascia di colore arancione utilizzata per indicare le zone a alto rischio d’erosione. Negli ultimi anni anche in Italia si è cominciato ad utilizzare protezioni morbide nella difesa dei litorali: scogliere sommerse e ripascimento artificiale delle spiagge, spesso senza alcuna protezione. A sud di Marina di Pisa recentemente è stata costruita una spiaggia in ghiaia davanti ad una scogliera aderente, con lo scopo di ridurre la riflessione delle onde e favorire l'avvicinamento della sabbia verso costa, mentre davanti all'abitato è iniziato l'abbassamento delle scogliere parallele e la costruzione di spiagge, sempre con materiali grossolani, che vanno a sostituire le scogliere aderenti che proteggono la strada e le case.

Qui ogni chilometro di litorale è difeso da 2,3 chilometri di scogliere, che hanno trasformato un litorale basso e sabbioso in una costa rocciosa in cui anche il solo accesso al mare è estremamente pericoloso. Il nuovo intervento darà a questo centro abitato una spiaggia, seppure in ghiaia, ampia più di 20 metri e l'abbassamento delle scogliere parallele consentirà un maggior ricambio idrico. Se il sistema evolverà verso condizioni più naturali, sarà possibile in futuro abbassare ulteriormente le scogliere o ridurre le dimensioni dei sedimenti che formano la spiaggia.


Anche laddove le difese costruite nei decenni passati hanno determinato la permanenza della spiaggia si cerca di ridurre la presenza delle scogliere emerse, come si sta attualmente studiando a Marina di Massa, dove sono stati costruiti quattro setti sommersi sperimentali, ortogonali a riva, in un tratto posto sottoflutto alle difese rigide e soggetto ad un'erosione di 4 metri all'anno; i primi dati indicano che il processo erosivo è stato fermato senza produrre alcun impatto negativo sul litorale.

Ciò rende ottimisti sulla realizzazione di un progetto che comporta la parziale demolizione delle scogliere poste più a nord, dove su ogni chilometro di costa vi sono ben 1,7 chilometri di scogliera Nella classifica del mare inquinato buona performance della Toscana che dal secondo posto dello scorso anno con 105 infrazioni accertate, scende quest’anno all’undicesimo posto con "solo" 27 infrazioni.
E tra le regioni che eccellono per la qualità delle acque, facendo un bilancio per tutti e tre gli anni di monitoraggio, c’è proprio la nostra, con l’Abruzzo (in cui non si sono mai riscontrati valori che ricadono nella fascia della bassa qualità in tutti e tre gli anni), il Friuli Venezia Giulia, il Veneto, la Sardegna, le Marche (nel 2001 e nel 2003) e la Toscana, appunto, (nel 2001 e nel 2002). La capacità di depurazione è stata misurata sui 103 capoluoghi di provincia italiani.

L’indicatore preso in considerazione è denominato “Capacità di depurazione” ed è espresso in valore percentuale (Ecosistema Urbano 2004). Questo parametro considera gli abitanti allacciati al servizio fognario, quelli al servizio di depurazione, il numero dei giorni di funzionamento e la capacità (abitanti equivalenti) degli impianti di depurazione e, nel caso il COD in uscita superi i 125 mg/l, l’efficienza di depurazione (misurata dal rapporto tra COD in uscita e COD in ingresso). Nella nostra regione sono sette i punti di campionamento: la foce del fiume Morto (Pi), Antignano (Li), Marina di Castagneto (Li), Carbonifera (Li), la foce del fiume Ombrone (Gr) e l’area di bianco a Portoferraio nell’isola d’Elba.

Preoccupanti i dati su alcuni metalli pesanti: sforamenti in tutto il triennio e in tutte le stazioni (anche quella di bianco) per quanto riguarda cromo e nichel (in entrambi i casi il picco è stato registrato a Marina di Castagneto con valori pari rispettivamente a 153 mg/Kg, oltre 3 volte superiore al limite di legge, e 112 mg/Kg, quasi 4 volte il massimo consentito dal decreto). Molto simile la situazione sul mercurio, e non mancano i superamenti dei limiti di arsenico, piombo, tributilstagno e Ipa.


La conseguenza diretta dell'utilizzo dell'acqua, per attività domestica e cicli industriali, è pertanto la produzione di scarichi che, per poter essere restituiti all'ambiente, devono necessariamente essere sottoposti ad un trattamento depurativo. Le acque reflue urbane, che in passato contenevano quasi esclusivamente sostanze biodegradabili, presentano attualmente maggiori problemi di smaltimento a causa della presenza sempre più ampia di composti chimici di origine sintetica, impiegati prevalentemente nel settore industriale.

Il mare, così come i fiumi ed i laghi, non è in grado di ricevere una quantità di sostanze inquinanti superiore alla propria capacità autodepurativa senza vedere compromessa la qualità delle proprie acque ed i normali equilibri dell'ecosistema. I dati più aggiornati si riferiscono alla capacità di depurazione dei 103 capoluoghi di provincia, raccolti per Ecosistema urbano 2004 di Legambiente e i dati relativi ai 52 ATO (ambiti territoriali ottimali) insediati raccolti dal Comitato di vigilanza sull’uso delle risorse idriche.

Ottima capacità depurativa per le città di Livorno, Massa e Siena (100%). Acque pulite anche Prato, Arezzo, Pisa e Lucca, mentre devono ancora darsi da fare le città di Firenze (65%) e soprattutto Pistoia, fanalino di coda in classifica regionale con il 42% delle acque in uscita depurate, dato allarmante se si penso al grosso utilizzo di pesticidi e sostanze chimiche richiesto dai numerosi vivai.
Anche per quanto riguarda le reti fognarie e le relative depurazione in Toscana c’è ancora da lavorare tanto.

Infatti, anche se la nostra regionale può vantare un sistema di organizzazione fognaria a rete separata in ambito costiero, (separazione delle reti tra acque nere, acque di scarico, acque bianche, acque di pioggia). preferibile alla tipologia mista, la copertura di depurazione raggiunta dalla nostra regione non è ancora sufficiente. La copertura di depurazione rappresenta la percentuale di popolazione servita dal servizio di depurazione rapportata alla popolazione residente e individua il livello di servizio raggiunto nel trattamento dei reflui domestici.

La Toscana in questo caso, col Veneto, è fra le regioni che assicurano la più scarsa copertura depurativa per le proprie acque fognarie, arrivando ad assicurare questo trattamento solo al 58% della popolazione.
Analizzando invece i dati per i singoli ambiti il campo di variazione è molto esteso e si passa da un minimo del 33% ( a Media Valdarno e Macerata) ad un massimo del 98% a Roma.
Ottimi risultati per la balneabilità delle acque salate toscane. Nel 2003 infatti è l’1,3% di costa ad essere temporaneamente vietata per inquinamento, il miglior risultato in Italia dopo l’invidiabile risultato del Friuli ed un trend è in discesa se si considerano i dati degli anni precedenti.


Tuttavia la Toscana si aggiudica anche una maglia nera, quella per la sabbia tossica di Rosignano Solvay. Secondo quanto riferisce il Rapporto 124 del sito Unep Map è una fra le quindici località costiere più inquinate d’Italia, ma il suo colore artificiale è talmente suggestivo che ne ha fatto, nel corso degli anni, uno dei set preferiti per l’ambientazione di spot pubblicitari, calendari, video musicali. Ma quel che preoccupa di più è la presenza di mercurio versato nel corso dei decenni.

Mercurio, molto probabilmente, affatto tombato o inerte, ma in circolo a causa delle mareggiate e delle radiazioni solari.

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