Gay Pride: il cardinale Piovanelli assume una posizione di dialogo: "Il fenomeno dell’omosessualità ha assunto una grande importanza anche nel quadro della riflessione teologico-morale"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 giugno 2004 14:08
Gay Pride: il cardinale Piovanelli assume una posizione di dialogo:

"Dall’Ufficio stampa della Regione Toscana apprendo che la Regione sosterrà il Toscana Pride 2004 fornendo il proprio patrocinio ed un contributo di 50 mila euro -spiega il cardinale Silvano Piovanelli, dalle pagine di Toscana Oggi- Non mi interessa tanto il fatto del patrocinio e del contributo economico, quanto i contenuti della manifestazione e le motivazioni del sostegno. L’evento, a quanto si legge sul comunicato stampa, «si propone di offrire uno spazio di confronto sul tema dell’omosessualità attraverso dibattiti, attività culturali, proiezioni cinematografiche e molte altre iniziative».

Penso che molti, pur con le necessarie premesse ed opportune distinzioni, non avranno difficoltà a condividere l’affermazione del presidente Claudio Martini che «l’accettazione di qualsiasi minoranza sociale passa anche e, soprattutto, dalla conoscenza». L’ignoranza come non conoscenza dei fenomeni e di persone è, nella storia dell’umanità e della Chiesa, causa di ingiustizie enormi ed incalcolabili sofferenze".

«E’ una posizione di grande valore e apertura, è la dimostrazione che anche con la Chiesa cattolica aprire un dialogo e un confronto può essere non solo possibile ma anche estremamente opportuno e necessario.

Se c’è la volontà di combattere le discriminazioni esistenti, ci sono tutte le premesse per un percorso comune. In gioco c’è la vita e la felicità di milioni di persone». A poche ore di distanza dall’inaugurazione a Firenze del primo evento del Pride toscano, avvenuta ieri pomeriggio presso il Convento delle Oblate con l’apertura del Polispazio Queer, Davide Buzzetti portavoce dell’intera manifestazione commenta con grande soddisfazione la riflessione espressa dall’Arcivescovo emerito di Firenze, cardinale Piovanelli, a proposito del Toscano Pride 2004.


«Possiamo – precisa Buzzetti - dare piena assicurazione al cardinal Piovanelli: il Pride non è finalizzato a glorificare il comportamento omosessuale. Non si tratta di contrapporre all’unicità del modello eterosessuale, uno omosessuale da ritenersi migliore. L’orientamento sessuale non può essere considerato un modello etico da sottoporre a giudizio morale. Come non può essere tale tutto ciò che non è conseguenza di una scelta, ma la semplice constatazione di una condizione. I Pride sono grandi manifestazioni che contrappongono a chi vorrebbe che tutto ciò fosse solo motivo di vergogna non la rabbia urlata, ma la gioia e l’allegria di chi ha imparato il valore della vita al di là di etichette e apparenze.

Il Toscana Pride sarà una grande manifestazione contro ogni forma di esclusione e di pregiudizio che ha ben poco a che vedere con l’esaltazione della trasgressione. Il fatto che con la Chiesa cattolica vi siano delle differenze sul riconoscimento delle unioni omosessuali (in Italia le proposte di legge in discussioni non parlano di matrimonio gay anche per il particolare valore, sul piano culturale e religioso, attribuito al matrimonio) non deve scoraggiare l’apertura di un dialogo. Il muro delle incomprensioni deve essere abbattuto, il Toscana Pride può contribuirvi, così come la Conferenza Episcopale che si svolgerà a Grosseto proprio il 19 giugno, il giorno del corteo finale.

Il sostegno ai contenuti di normative antidiscriminazione (come quella in via di approvazione in consiglio regionale toscano) potrebbe costituire un’importante base di partenza di un percorso in cui i punti in comune non mancano. E, come sempre, devono essere quelli ciò che contano».
Ma la riflessione del cardinale Piovanelli non manca di suscitare apprezzamenti anche da parte di Arcigay nazionale. «Si inserisce – dichiara Aurelio Mancuso, Segretario nazionale Arcigay – in un atteggiamento che sempre di più si sta diffondendo nella Chiesa cattolica: comprendere meglio la realtà omosessuale e conoscere più da vicino le loro rivendicazioni sociali.

Negli ultimi anni, a fronte di molteplici posizioni di chiusura della Curia romana, nella comunità dei fedeli e, anche in alcuni pezzi della gerarchia, si fa strada la volontà di confrontarsi anche con le organizzazioni che lavorano attivamente per i diritti delle persone omosessuali. Come sempre siamo disposti a far crescere occasioni di dialogo, che possano finalmente rendere più accoglienti le posizioni di una Chiesa, che troppe volte si è dimostrata lontana, sorda e muta, verso il diritto dei gay e delle lesbiche di vivere con dignità e alla luce del sole».

Collegamenti
In evidenza