Si riapre il mistero delle statue scomparse dal Duomo senese alla fine dell¹800

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 marzo 2004 18:26
Si riapre il mistero delle statue scomparse dal Duomo senese alla fine dell¹800

Vengono alla luce dopo oltre un secolo, grazie a una pubblicazione dedicata all¹archivio fotografico storico della Soprintendenza senese, le immagini mai viste delle statue barocche scomparse alla fine dell¹800 dal Duomo di Siena e rivendute a un museo di Londra. Nel volume anche i rarissimi scatti realizzati a Pitigliano nel 1915 da Adolfo Denci e la documentazione degli interventi di salvaguardia del patrimonio artistico di Siena e Grosseto durante la guerra.
Doveva essere un volume che raccontava la storia avvincente della Soprintendenza senese attraverso una selezione della raccolta di antiche lastre e di fotografie otto-novecentesche che costituiscono il ricchissimo fondo storico fotografico dell¹ufficio di tutela.

Ma l¹uscita in libreria di ³Memorie in bianco e nero. Testimonianze di tutela e dispersioni del patrimonio artistico di Siena e Pitigliano attraverso il fondo storico dell¹archivio fotografico della Soprintendenza di Siena², secondo volume della collana dei ³Quaderni della Soprintendenza di Siena e Grosseto² (ali edizioni) rischia invece di aprire uno squarcio nel passato della storia dell¹arte cittadina e di riaprire un giallo appassionante.
Il libro, scritto da Fabio Torchio e completato da un saggio di Cinzia Nanni sul restauro delle lastre fotografiche, pubblica infatti per la prima volta le eccezionali immagini di fine Œ800 della cattedrale di Santa Maria adornata con le quattordici grandi statue marmoree raffiguranti il Redentore, la Madonna e i Dodici Apostoli, realizzate da Giuseppe Mazzuoli tra il 1680 e il 1721, prima che queste fossero rimosse e vendute al Brompton Oratory di Londra, dove in parte si trovano ancora oggi.
In parte, appunto.

Perché le fotografie del volume attestano in modo inequivocabile il numero esatto delle opere scomparse, due delle quali andarono misteriosamente perdute durante il trasferimento in Inghilterra senza essere mai più ritrovate. Ne restano solo due copie, realizzate dal nipote dell¹autore, Bartolomeo, e attualmente conservate nella collegiata di Sinalunga. Agli scatti del fotografo, quindi, il merito di uno sforzo documentario compiuto nell¹impossibilità di impedire un danno irreparabile per la comunità, come fu proprio la vendita delle statue.


La domanda è: ora che si conosce non solo il numero, ma anche l¹aspetto delle statue perdute, è ipotizzabile il loro ritrovamento, per non dire la ricostituzione del corpus? Ed è plausibile che la comunità culturale senese si attivi per il recupero, almeno in copia, della collezione? Un interrogativo che può dare il via alla ³caccia² dei pezzi mancanti.
Ma l¹eccezionale valore del libro va oltre. Addentrandosi infatti nell¹impressionante ricchezza dell¹archivio fotografico della Soprintendenza, gli scatti di ³Memorie in bianco e nero² costituiscono anche il filo conduttore per un più ampio viaggio attraverso le vicende, i rischi e a volte i disastri causati dall¹uomo alle testimonianze del proprio passato artistico, in una prospettiva in cui le foto danno forma e visibilità ai ricordi o alle cronache scritte.

Si dipana così un cammino, lungo quasi due secoli, in cui la storia dell'arte si intreccia con le tappe della complessa attività quotidiana di tutela: dalla necessità di approntare gli strumenti di documentazione e di conoscenza del patrimonio esistente, testimoniata appunto dalla grandiosa campagna fotografica realizzata a Pitigliano, tra il 1915 e il 1916, da Adolfo Denci sotto la direzione dell¹Ispettore Evandro Baldini, all'impegno dispiegato di fronte ad eventi eccezionali, come i provvedimenti presi a difesa delle opere d¹arte senesi e grossetane nel corso della seconda guerra mondiale.

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