Lo zio di Sandokan, la vita ed i meriti del botanico fiorentino Beccari

Nel libro "Gli occhi di Salgari" per le edizioni Polistampa

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 gennaio 2004 11:58
Lo zio di Sandokan, la vita ed i meriti del botanico fiorentino Beccari

FIRENZE - Odoardo Beccari, il fiorentino di Malesia, lo zio di Sandokan. Una figura di altri tempi, uomo di intelletto ma anche di azione, che doveva pur essere riscoperta e rivalutata. E così è stato. Il merito va ascritto ad un giovane scrittore fiorentino con alle spalle già alcuni importanti lavori sulla cultura e sul pubblicismo di Toscana, Paolo Ciampi, giornalista professionista, che di recente ha dato alle stampe il libro "Gli occhi di Salgari" per le edizioni Polistampa con cui, appunto, dimostra come il padre ed ideatore di Sandokan, Emilio Salgari, sia stato legato a doppio filo con questo botanico fiorentino originale e dalla vita avventurosa, Beccari appunto, che a Salgari dette la materia prima per descrivere quei luoghi, ad esempio il Saraeak, in cui egli andò solo con la fantasia e mai di persona.

Ma andiamo con ordine. Se ancora oggi andate nel Borneo di Malesia, difficilmente troverete qualcuno in grado di dirvi chi è Salgari, lo scrittore che appunto, nei suoi tanti romanzi di avventure, non solo in "Sandokan", ha raccontato queste terre a generazioni di italiani. Il padre della Tigre di Malesia è qui infatti un perfetto sconosciuto.

In molti, invece, sapranno raccontarvi qualcosa di Beccari, un botanico che in Italia è conosciuto solo dagli addetti ai lavori, fiorentino di nascita ed autore del libro "Nelle foreste del Borneo" che da noi è sparito da decenni dagli scaffali delle librerie ma che laggiù è ancora un bestseller tradotto in più lingue per i turisti di passaggio. Quel libro venne pubblicato ai primi del Novecento a conclusione di una vita lunga, avventurosa, densa di interessi e scoperte. Beccari, sanguigno ed allergico alla vita accademica, un eclettico, era già conosciuto come uno dei naturalisti e degli scienziati più straordinari dell'Ottocento.

Era stato fra i primi a raccontare quel mondo fatto di giungle impenetrabili, pirati e tagliatori di teste, quel mondo con cui Salgari, che aveva viaggiato solo con la fantasia, aveva incantato ed incantava tanti ragazzi italiani e non solo italiani. Oggi emerge con forza e chiarezza che c'è più di un indizio per dire che lo scrittore, per ricostruire quel mondo da lui mai visto, si sia servito proprio delle descrizioni e delle osservazioni di Beccari, del suo sguardo su questo mondo lontano.

A svelarlo è appunto Ciampi. Il quale, nel suo "Gli occhi di Salgari", non si limita a dire che il padre di Sandokan attinse dai lavori scientifici o divulgativi del botanico fiorentino, ma rivela anche che Beccari, nel giro di alcuni anni, mise insieme collezioni scientifiche che per dimensioni e qualità lasciarono a bocca aperta gli accademici di tutta Europa ed anzi di tutto il mondo. Beccari, per intendersi, fu l'uomo che scovò centinaia e centinaia di nuove specie di animali e vegetali, che girovagando per l'isola di Sumatra scoprì il fiore, anzi l'infiorescenza, più grande del mondo, ovvero quell'amorphophallus titanum le cui rare fioriture sono oggi dei veri e propri happening nei giardini botanici di tutto il mondo da New York a Londra e che per vedere per la prima in Italia, al giardino botanico di Firenze, si è dovuto attendere addirittura fino al 2002.

Baccari, uomo a suo modo vulcanico e precursore, fondò e diresse il "Nuovo giornale botanico italiano" e si fece apprezzare all'estero come una delle grandi ed autorevoli figure mondiali di palme ed altre piante tropicali. Inoltre Beccari ha legato in modo indissolubile, attraverso il tempo, il suo nome al Giardino dei Semplici di Firenze. Come si intuisce, dunque, quello del giornalista Ciampi è un libro da leggere tutto d'un fiato. Nelle sue pagine si scopre anche che Beccari, da vero precursore, fu anche fra i primi a produrre il Chianti, vino del quale oggi in tutto il mondo oggi si conoscono e si apprezzano le qualità.

Con questo libro, in definitiva, l'autore tenta di percorrere un inedito itinerario che, partendo da Salgari, ci restituisce la singolare figura di questo naturalista, quella appunto di Beccari, che può esser dunque definito una sorta di zio di Sandokan, con la particolarità che per questo viaggio è previsto il biglietto di andata e ritorno nel senso che da Beccari, alfiere ante litteram dell'ecologismo e del "politicamente corretto" con i popoli indigeni, è comunque facile tornare a Salgari ed al suo mondo fantastico, anzi fantasticato, in fondo da lui anche un po' rubato. Paolo Ciampi, "Gli occhi di Salgari", edizioni Polistampa, Firenze 2003, pagine 303, euro 18.

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