A Firenze la manifestazione antiterrorismo in ricordo Nassiriya

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 novembre 2003 18:26
A Firenze la manifestazione antiterrorismo in ricordo Nassiriya

E' iniziata con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime italiane di Nassiriya la manifestazione al Palasport di Firenze contro il terrorismo di Cgil, Cisl e Uil. Secondo gli organizzatori ci sono circa 3000 persone. Un lungo applauso ha salutato l'arrivo nel salone del segretario dei Ds Piero Fassino, mentre Ignazio La Russa e' stato accolto dai fischi.
Il capo delegazione di An non ha voluto commentare la scelta della Lega di non essere presente. Alla manifestazione non partecipano anche i Comunisti Italiani.

Sul palco e' intervenuta inoltre Olga D'Antona, vedova del professore consulente del ministro Bassolino ucciso a Roma dalle Br. D'Antona ha affermato che era stata negata la protezione a Marco Biagi, di fronte a una morte annunciata, il quale fino all'ultimo aveva chiesto la scorta.
Un organismo nazionale con sede a Firenze, per studiare il fenomeno del terrorismo da tutti i punti di vista, compreso quello della penetrazione mediatica, e che sia a disposizione dello Stato e delle forze dell`ordine.

E’ la proposta del presidente del Consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini alla manifestazione in corso a Firenze. ``Abbiamo - ha anticipato i contenuti del suo intervento, Nencini - una tradizione di unita` per affrontare le grandi questioni internazionali e nazionali, come in questo caso il terrorismo; mi chiedo se non sia opportuno, visto che siamo in una manifestazione nazionale, chiuderla con un qualcosa di operativo e concreto che rimanga. Potrebbe essere una Fondazione, oppure un Osservatorio puntato sia sul terrorismo italiano che su quello internazionale``.

Nencini ha proseguito dicendo che: ``Qui a Firenze ci sarebbe il vantaggio di godere del consenso di tutte le istituzioni, del volontariato, del mondo sindacale e di tutto l` associazionismo che e` qui presente oggi senza le bandiere ma soltanto con i Gonfaloni dei Comuni``.
Consiglio Provinciale, aderendo con la presenza del Presidente Eugenio Scalise e di molti consiglieri, ha portato una risoluzione, approvata con 22 voti a favore ed 11 astenuti, promossa dai gruppi della Margherita, Udc, PdCI e Democratici di Sinistra che considera il movimento sindacale soggetto fondamentale della vita democratica nazionale che ha duramente pagato, dai cosiddetti “anni di piombo” fino ai nostri giorni, la sua scelta irriducibile di schierarsi attivamente a difesa della democrazia e contro il terrorismo e la violenza; la partecipazione a questa iniziativa da parte del Consiglio Provinciale di Firenze è anche un segno di pieno sostegno e di solidarietà al movimento sindacale per il suo impegno nella lotta al terrorismo.

Gratitudine per le forze dell’ordine ed apprezzamento per il movimento sindacale sono stati espressi anche dal Presidente della Provincia Michele Gesualdi.
Nel dibattito Pancani (PdCI) si è scagliato contro coloro che hanno paragonato gli anarco-insurrezionalisti al movimento No global. Corsinovi (Udc) ha chiesto di riflettere “sul fatto che dopo 25 anni questa famigerata stella a 5 punte, con tutta la galassia di movimenti che intorno ad essa ruotano, mantiene salde radici anche negli anni 2000 e – ha aggiunto Corsinovi – come in Toscana faccia ancora proseliti”.

Critica netta di Targetti (Prc) verso il terrorismo “ma abbiamo valutazioni diverse su come contrastarlo”. Per Vignoli (Ppi-Margherita) paragonare i sindacati ed il movimento No global ai terroristi è profondamente sbagliato. Per Filippini (FI) la società civile, vista anche l’esperienza acquisita deve essere in grado di intercettare i messaggi, riuscire a capire chi sono gli infiltrati ed isolarli. Romei (Ds) ha detto che “questi terroristi sono un gruppo di vigliacchi, di persone vili che colpiscono le persone più indifese, quelle più vulnerabili e la migliore risposta a queste persone – ha concluso Romei – è la manifestazione unitaria di mercoledì”.

Bertini (FI) ha ricordato come il governo ha dotato le forze dell’ordine di nuovi mezzi ed attrezzature per essere al passo coi tempi per contrastare il terrorismo. Per Marconcini (PdCI) “i brigatisti rossi sono delinquenti che combattono una battaglia personalissima soprattutto contro i partiti della sinistra e la Cgil – ha detto Marconcini – ha avuto solo vittime dalle Brigate Rosse”. Per Avezzano Comes (FI) tutti devono partecipare alla manifestazione contro il terrorismo anche se esiste una zona grigia all’interno del sindacato.

Per D’Amico (Prc), infine, il centrodestra non ha parlato delle responsabilità del governo e sul fatto che ha sempre considerato il movimento sindacale come nemico.
"La giornata di oggi è molto importante. Perché chi ha deciso di venire qui oggi, ha riconosciuto il sindacato come punto di riferimento fondamentale e baluardo nella lotta contro il terrorismo e per la democrazia". Lo ha detto il sindaco Leonardo Domenici nel suo intervento di stamani al Palasport, alla manifestazione contro il terrorismo organizzata da Cgil, Cisl e Uil, alla quale erano presenti anche esponenti politici dei partiti di centro-destra.

Dopo aver ricordato l'emozione e il sentimento di solidarietà espresso dai cittadini italiani dopo l'attentato di Nassiryia, Domenici ha sottolineato "quanto fosse serio il lavoro degli italiani al servizio della popolazione irachena" e come "si sia tentato di stabilire un rapporto diverso. Ma i terroristi - ha aggiunto - non hanno fatto distinzioni. Ed è dunque importante riflettere sul come si devono combattere: perché la guerra in Iraq non è servita né ad arrestare Saddam, né a fermare il terrorismo.

Oggi anche il terrorismo si è globalizzato. Ma noi dobbiamo stare attenti a non generalizzare, dobbiamo riuscire a distinguere i diversi terrorismi, per combatterli con gli strumenti più adeguati. E dobbiamo anche portare sviluppo e speranza laddove ci sono solo povertà e disperazione". "Non dobbiamo spingerci sul terreno dei terroristi, che vorrebbero che si rinnegasse la democrazia - ha detto ancora il sindaco - per questo è necessaria una grande mobilitazione, per questo vorrei che da qui, oggi, partisse una iniziativa rivolta soprattutto ai giovani: per far capire cosa è stato il terrorismo degli anni '70 e d '80, per ricordare le vittime, chi erano, cosa facevano, perché sono state uccise; per discutere, per confrontarsi e per creare una vera consapevolezza democratica diffusa.

E per ricordare che anche il sindacato e il mondo del lavoro hanno pagato un altissimo tributo di sangue". "E' molto importante anche il fatto che questa giornata e questo messaggio vengano da qui, da Firenze e dalla Toscana, terra di democrazia e di civiltà - ha detto ancora Domenici - Questa è la città di Lando Conti e dell'agente Fausto Dionisi; è la città che si è ritrovata in piazza dopo l'attentato alle Torri gemelle; è la città che un anno fa ha ospitato il Social Forum Europeo, con la più grande manifestazione per la pace che si ricordi; è la città dove in questi giorni sono esposti insieme la bandiera della pace e il tricolore, senza contraddizioni".

"E' questo il messaggio che deve prevalere. Deve prevalere, e vorrei che ascoltaste con attenzione queste parole - ha aggiunto il sindaco rivolto ai presenti - 'un vittorioso senso di umanità, per realizzare un percorso sociale che non deve essere macchiato di sangue innocente, né tormentato da superfluo dolore'. Queste sono le parole che scrisse Paolo VI agli uomini delle Br durante il rapimento di Aldo Moro. Parole allora inascoltate, ma che lasciano il segno, e ci richiamano al nostro comune senso di appartenenza".


Questo il testo dell'intervento del vicepresidente del consiglio comunale Graziano:
«C'è qualcosa che sa di vertigine e mistero nella testa di chi passa da una forma, anche aspra, di contrapposizione politica all' impugnare una pistola. Certo, almeno nella nostra Italia, non è spiegabile né con estrema indigenza né con sprovvedutezza culturale. C'è un evidente esasperazione politico-ideologica. Ma i terroristi italiani aspirano ad una società più giusta? Rivendicano più partecipazione e democrazia? Vogliono una giustizia più giusta? Nulla di tutto questo, né durante gli anni di piombo né oggi.

Sognano e pretendono società così perfette e giuste nelle quali magicamente scompare il male, il limite e la contraddizione che l'uomo, ontologicamente, porta con sè. Detestano la realtà e mitizzano un'utopia, troppo spesso nemica dell'uomo e generatrice di violenza. Ecco perché il terrorismo delle brigate rosse è nemico del popolo italiano, nemico della Repubblica, nemico della pace e della libertà. Per conseguire tali traguardi, il nostro Stato democratico è nato versando sangue, ed oggi ha il dovere di combattere senza tregua questa battaglia.

E la combatte, con le sue Forze Armate, in ogni parte del mondo dove si difendono i diritti fondamentali dell'uomo e il diritto dei singoli popoli all'indipendenza. I nostri carabinieri e i nostri soldati, anche in Iraq, non sono andati ad invadere un territorio o a colonizzare un popolo. Sono lì per una missione di pace e di ricostruzione di uno Stato democratico. Ma è inutile negare che neppure la chiarezza di questo giudizio e l'orgoglio dell'appartenenza al popolo italiano, ci risparmia amarezza e preoccupazione, non solo per i caduti e per il vuoto di cui quotidianamente soffrono i loro cari, ma per le lacerazioni del nostro popolo, che vede ciclicamente qualche suo figlio intossicarsi col veleno del manicheismo ideologico.

La nostra passione civile non ci impedisce di constatare che la politica, ogni politica, ha limiti strutturali. L'utopia è nemica del realismo, rifiuta l'evidenza che ogni tentativo umano è approssimato rispetto al desiderio di felicità e di pienezza che l'uomo, ogni uomo in quanto tale, si porta addosso. Spendersi per un progetto ideale di società è quanto di più affascinante ci possa essere, ma nello stesso tempo occorre la consapevolezza che l'orizzonte della vita è più grande di quello della politica.

Non chiediamo ad essa ciò che non ha potere di regalare. Confidiamo semmai nella straordinaria capacità del popolo italiano di trasmettere quanto di meglio c'è nella tradizione dei padri : una naturale propensione alla creatività, all'operosità, allo spirito di sacrificio e di condivisione. Pier Paolo Pasolini chiamava i giovani che negli anni settanta volevano cambiare il mondo facendo leva solo sui buoni sentimenti ed esaltando l'organizzazione, "generazione sfortunata", perché non aveva avuto tempo e modo di commuoversi di fronte ai tabernacoli degli antichi o di fronte a un pittore del cinquecento.

E, avendo rifiutato una tradizione si ritrovava senza radici ad affrontare il presente. Qualcuno di loro ne pagò poi prezzi altissimi, oltre a seminare lutti e ferite. Oggi in una fase in cui si generano, a tutti i livelli, condizioni di scontro e divisione, come educare i nostri figli a perseguire il bene, a sperare pur dentro le contraddizioni, a diventare adulti veramente liberi? Urge sentire il problema educativo come la prima emergenza nella ricostruzione dell'umano. C'è solo bisogno che l'uomo sia accompagnato alla scoperta del significato di sé, che impari a stupirsi della meraviglia del suo esistere e della sua libertà.

E allora, dove non arrivano le analisi della politica può la preghiera, non come fuga ma come gesto di realismo estremo. Il Papa, lui sì vero rivoluzionario, la chiama "solidarietà orante" nel suo incessante chiedere che la misericordia di Dio accolga i caduti , conforti il dolore di chi soffre, moltiplichi uomini ed ambiti dove si possa essere educati a vincere l'estraneità e ad estirpare l'odio fra gli uomini e fra i popoli».
«La manifestazione di oggi contro il terrorismo organizzata dai tre sindacati Cgil, Cisl e Uil ha rappresentato un segnale molto forte per dimostrare come la lotta al terrorismo possa e debba coinvolgere tutte le forze politiche, sociali ed economiche».

Lo ha detto la vicecapogruppo di Forza Italia Bianca Maria Giocoli. «La folta presenza dei rappresentanti di molte istituzioni locali toscane appartenenti al centrodestra e al centrosinistra - ha rilevato la Giocoli - dimostra come la nostra Regione, che nel corso degli anni è stata più volte colpita dal terrorismo, non si è mai data per vita. Peccato, però, che non tutti abbiano compreso lo spirito unitario di questa manifestazione e che qualcuno abbia utilizzato il palco del palasport per fare un comizio contro l'attuale governo dimostrando cosi di voler lacerare quel fronte che i sindacati hanno cercato di creare e a cui il governo ha risposto prontamente nel nome della sicurezza del paese e dei principi della democrazia».

«Dispiace ancora di più - ha aggiunto la vicecapogrupo di Forza Italia - che sia stata propria una vittima del terrorismo a alzare i toni e a cercare la polemica ad ogni costo. Dispiace infine che all'appello siano mancati la Lega e, per un voluto boicottaggio contro il presidente Berlusconi, i Comunisti italiani, che nel consiglio comunale hanno la presidenza proprio della commissione per la pace e la solidarietà internazionale. Se questo è il loro modo di intendere la pacificazione e i rapporti tra i partiti nella lotta comune contro gli assassini del terrorismo forse sarebbe il caso di rivedere la loro presidenza nella commissione, per ora attribuita al consigliere Marzullo.

O forse è più facile promuovere nel nome della pace mondiale la cittadinanza onoraria al leader curdo Ocalan che cercare con ogni mezzo la pace all'interno del proprio paese?».

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