Il rapporto 2003 sugli istituti penitenziari

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 novembre 2003 18:04
Il rapporto 2003 sugli istituti penitenziari

FIRENZE Toscana, terra dalla più alta concentrazione di istituti penitenziari ma anche terra di sperimentazioni. Obiettivo: ridurre la spese e ridurre laddove possibile le guardie, ma anche migliorare il reinserimento dei detenuti nella società riducendo il rischio di recidiva. “E’ una strada da seguire anche in futuro” sottolinea il vice presidente dalla Toscana, Angelo Passaleva. Si va dalla scuola in carcere a forme di custodia attenuata e di ‘alto trattamento avanzato’, dal teatro ai centri ricreativi per chi gode della semilibertà e non può tornare in carcere prima delle nove la sera, fino alla proposta di un tutor che possa seguire i detenuti per vari anni, dentro e fuori l’istituto.


Custodia attenuata
L’esempio più avanzato di carcere a custodia attenuata in Toscana fino a pochi anni fa era Solliccianino a Scandicci e Empoli. Il progetto presentato a maggio per la piccola casa circondariale di Massa Marittima ha costituito un ulteriore passo in avanti: una ‘comunità penitenziaria aperta’ dove imparare un lavoro, la prima esperienza del genere in Italia. Il detenuto potrà diventare un falegname od un bravo artigiano. C’è chi, come il consorzio Con-Arte lavorerà sui mestieri che stanno oramai scomparendo.

Ci sarà spazio anche per l’agricoltura, per il cinema, per il teatro e per la musica. In cambio ai carcerati sarà chiesto di rispettare un programma ben definito. A Solliccianino, dove i detenuti possono circolare liberamente all’interno della struttura durante tutto il giorno e dispongono di celle singole, il primo impegno è quello di completare il ciclo di studi della scuola dell’obbligo.
Un centro ricreativo
E’ stato inaugurato una decina di giorni fa a Tavante, nei pressi di Sollicciano.

La ristrutturazione dell’immobile, un seminterrato, è stata finanziata anche dalla Regione, assieme al Comune di Firenze. I detenuti che lavorano fuori e godono della semilibertà non possono ritornare in carcere prima delle nove la sera: questo centro ricreativo, dove è stata allestita una piccola mensa e dove saranno organizzati laboratori di sartoria ed informatica, servirà da punto di riferimento evitando per i detenuti il rischio di ‘cattive compagnie’.
Tre carcerati su dieci studiano
Lo scorso dicembre su 3.886 detenuti presenti nei vari istituti toscani 1.128 erano impegnati in attività di studio: il 29 per cento, quasi tre carcerati su dieci, di cui oltre un terzo (436) stranieri.

La percentuale delle donne sale leggermente: il 32 per cento. Sempre a dicembre del 2002 erano 52, su 162 detenute: 22 erano straniere, abbondantemente oltre un terzo. Due delle 52 frequentavano l’università.
Si parte dalle elementari … Ci sono corsi di istruzione elementare e di alfabetizzazione di base – sono presenti in 12 istituti su 19 – mentre in 16 sono attivi corsi di scuola media La scuola dell’obbligo è presente in 8 istituti: 4 case di reclusione e 4 circondariali con sezioni penali.

Sono coinvolte complessivamente 11 scuole superiori: 2 professionali, 5 istituti per ragionieri, 1 liceo scientifico, 2 istituti per geometri, 1 tecnico agrario.
… e si arriva all’università. Erano 74 prima dell’estate i detenuti toscani iscritti all’università. Cinquantaquattro, di cui tre donne, erano iscritti a Firenze: 29 si trovano nel carcere della Dogaia di Prato (il primo polo universitario penitenziario toscano inaugurato a novembre del 2000). Sono distribuiti in tutte le facoltà, anche se hanno scelto in prevalenza scienze politiche e giurisprudenza.

I voti vanno dal venti al trenta e lode. Il modello da seguire è quello di Prato, dove i detenuti-studenti sono riuniti in una sezione apposita con spazi dedicati allo studio e all’incontro con i docenti. A San Gimignano saranno utilizzati anche metodi didattici di insegnamento a distanza.
Il teatro
Sono almeno 11 su 18 gli istituti toscani dove sono presenti laboratori teatrali, gestiti da insegnanti ed associazioni. La casa di reclusione di Volterra ha acquisito negli anni risonanza nazionale ed internazionale.
“Se mai ce ne fosse stato bisogno, questi dati sono un’ulteriore riprova di una situazione allarmante: le nostre carceri sono piene di poveri cristi e il nostro sistema carcerario è, nella sostanza, ai limiti del rispetto della dignità umana”.

E’ il primo commento del vice presidente della Toscana ed assessore alle politiche sociali Angelo Passaleva sui numeri distribuiti oggi, a Palazzo Panciatichi, dall’Osservatorio sulle carceri curato dalla Fondazione Michelucci. Sono 4.028 i detenuti che a metà del 2003 riempivano i diciotto istituti penitenziari toscani: 3.843 uomini e 185 donne. Nel 1998 erano 3.471, dal 2000 quasi mai sono scesi sotto i 3.900. La capienza regolamentare sarebbe solo di 2.911 posti (2.755 per gli uomini e 156 per le donne), quella ‘tollerata’ sfiora le quattromila. Negli istituti penitenziari della Toscana, regione a più alta concentrazione carceraria, il 27 % dei detenuti sono poi tossicodipendenti, il 30 % immigrati, il 10% hanno problemi psichiatrici o sono senza fissa dimora.
“Se la pena detentiva dovrebbe servire per recuperare chi ha sbagliato, - prosegue Passaleva - nella realtà i dati dell’Osservatorio dimostrano infatti che purtroppo accade il contrario: troppo spesso il carcere è scelto come la soluzioni più comoda per contrastare quelle forme del disagio sociale che condizionano l’effettuazione dei reati.

E in carcere finisce solo chi non ha i soldi per pagarsi la libertà. Ciò è contro gli sforzi di chi, anche all’interno del sistema carcerario, cerca di umanizzare quelle strutture e di non tradire lo spirito della Costituzione”.
Nei carceri si entra molto e si esce poco: giusto dunque proseguire sulla via delle sperimentazioni, per facilitare il reinserimento dei detenuti nella società - e già diverse sono quelle attive in Toscana – ma anche sulla strada della prevenzione e delle politiche sociali.


“Come rappresentanti di istituzioni democratiche – conclude il vice presidente delal Toscana - dovremmo provare vergogna, in particolare dopo l’evidente fallimento del cosiddetto indultino. Ma anche come cittadini non possiamo far finta di nulla. Lo scandalo di quel crocifisso che, giustamente, non vogliamo schiodare dai nostri muri, è lo stesso scandalo di un crocifisso, stavolta in carne e ossa, che troviamo in tante nostre carceri”.

La Toscana accoglie tutte le tipologie di istituti:
 12 case circondariali: Arezzo, Empoli, Firenze Sollicciano, Firenze “Mario Gozzini”, Grosseto, Livorno, Lucca, Pisa, Pistoia, Prato, Siena e Massa Marittima.

La “Mario Gozzini” a Firenze, l’istituto di Massa Marittima e la struttura di Empoli sono case a custodia attenuata.
 5 case di reclusione: Gorgona, Massa, Porto Azzurro, San Gimignano e Volterra.
 1 ospedale psichiatrico giudiziario: Montelupo (uno dei sei in Italia).
 2 case mandamentali: Pitigliano (che ospita semiliberi) e Pontremoli (condannati fino a due anni). La prima dipende dalla direzione di Grosseto, l’altra da quella di Massa.
 Le presenze nelle carceri: situazione al giugno 2003.
Capienza: 2.911
Tollerata: 4.034
Presenze: 4.028 (3.843 uomini e 185 donne)
Sovraffollamento: 1.123 (38,37 %)
Detenuti definitivi e in attesa di giudizio: situazione al giugno 2003.
Imputati in attesa di giudizio, appello o ricorso: 32,4%
Condannati definitivi: 65,5%
Internati: 2,1%
 Gli immigrati nelle carceri toscane: 39 detenuti su 100.
Il 31 maggio 2003 i detenuti stranieri nelle carceri toscane erano il 39 per cento (a Sollicciano il 56%, ben 551), contro il 29,78 della fine del 1997.

Rispetto al 2001 sono comunque lievemente diminuiti. La media nazionale si aggira attorno al 30 per cento: lo scorso 10 luglio gli stranieri nelle carceri della penisola erano 16.715 (29.83%).  I detenuti tossicodipendenti.
 Il 31 dicembre 2002 erano 914 (937 uomini e 61 donne): il 23,7 % dell’intera popolazione detenuta in Toscana. Negli ultimi cinque anni si è passati da un minimo del 19,85 % (30 giugno 2000) ad un massimo del 32,02% (metà del 1999). Sono esclusi gli alcoldipendenti, che alla fine del 2002 erano 51, l’1,3%.
I detenuti affetti da HIV erano alla stessa data 75 e costituiscono l’1,9% dell’intera popolazione: l’anno prima erano l’1,81%.


I dati toscani sono inferiori alla media italiana, dove i tossicodipendenti sono il 27,4% (15.429 lo scorso 31 dicembre) gli alcoldipendenti l’1,6% (906) e gli affetti da Hiv il 2,4% (1.375).  Suicidi, atti di autolesionismo, ferimenti, scioperi della fame.
 Nel secondo semestre del 2002 si sono registrati:
370 atti di autolesionismo (tra gli stranieri 170);
36 tentati suicidi (15 tra gli stranieri);
1 suicidio (a Montelupo);
120 ferimenti tra detenuti (80 gli stranieri).
 Il personale nelle carceri in Italia e nel mondo.
 47.000 agenti di custodia in Italia, 19.000 in Francia e 26.000 in Germania (in entrambi i casi con una popolazione detenuta superiore a quella italiana).

Quasi 1 agente per ogni detenuto.
E’ la voce che incide di più sulla spesa.
Nelle carceri toscane, come nel resto d’Italia, servono più mediatori linguistici e culturali e più educatori.
 La spesa per le carceri
 Realizzare un istituto ordinario per 200 persone in Italia è costato mediamente, negli ultimi dieci anni, 100 miliardi di lire. I costi di mantenimento per detenuto si aggirano sui 180 euro al giorno. Alcuni recenti edifici, realizzati con criteri innovativi, sono costati molto meno: 25 miliardi per 80 posti a Bolzano e a Trento,11 miliardi per 40 posti a Massa Marittima.

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