Il dibattito sulle Società della salute in Consiglio Regionale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 settembre 2003 19:26
Il dibattito sulle Società della salute in Consiglio Regionale

FIRENZE – Ha preso il via in Consiglio regionale la discussione sulla delibera che prevede l’avvio della sperimentazione delle Società della salute, già approvata a maggioranza dalla Quarta commissione alla Sanità e sicurezza sociale, dove è il testo passato con i voti favorevoli del Centrosinistra, l’astensione di Rifondazione comunista ed il pronunciamento contrario del Centrodestra. Le Società della salute saranno una nuova soluzione organizzativa dell’assistenza territoriale nel settore sociosanitario in Toscana.

La loro sperimentazione è prevista dal piano sanitario 2002-04. Il punto fondamentale delle future Società della salute è il coinvolgimento degli Enti locali oltre che delle Aziende sanitarie ed altri soggetti. Nelle intenzioni della Giunta regionale, oltre al coinvolgimento delle comunità territoriali, l’avvio della sperimentazione sarà caratterizzata da altri quattro punti fondamentali: la garanzia di qualità ed appropriatezza dei servizi, il controllo e la sicurezza dei costi, l’universalismo e l’equità dell’offerta, l’imprenditorialità no profit.

Com’è immaginabile da quanto detto, al governo delle Società della salute parteciperanno diversi soggetti della società toscana, non solo i Comuni ed in particolare i sindaci, ma anche le Aziende sanitarie locali nonché il mondo del volontariato, il Terzo settore e le Ipab, nonché quegli enti privati che, tramite convenzione, saranno ammessi a collaborare. Lo scopo dichiarato è dare una svolta al settore dei servizi sociosanitari favorendo il diritto alla salute e ad una qualità di vita dignitosa.

Ad illustrare in aula il provvedimento è stato il presidente della Quarta commissione, Federico Gelli della Margherita, che ha esordito evidenziando “l’importante contributo dato dalla commissione Sanità all’elaborazione del testo sia attraverso il confronto interno che grazie all’accoglimento di alcuni emendamenti scaturiti anche dalle tante audizioni e consultazioni svolte”. Gelli, nel suo intervento, ha messo il dito su come tecnicamente saranno le Società della salute. Ha spiegato: “Si tratta di consorzi pubblici che si occuperanno del governo e dell’erogazione dei servizi sociali e sociosanitari”.

E ancora: “Il loro finanziamento è previsto dal piano sanitario regionale”. Inoltre Gelli ha sottolineato come la Quarta commissione sarà chiamata ad esprimere il suo parere quando, ad un anno dall’avvio della sperimentazione, la Giunta regionale dovrà relazionare in aula consiliare sull’esito di essa. Quindi il consigliere della Margherita ha sottolineato come queste nuove istituzioni, in sintesi, possano essere viste come “un’evoluzione dei distretti sociosanitari” ed ha voluto sottolineare che “siamo di fronte ad un importante tentativo di applicare il concetto di solidarietà e sussidiarietà in ambito sociosanitario”, evidenziando anche che “le energie positive presenti nella società civile ed in particolare nel mondo del volontariato e del Terzo settore, grazie alle Società della salute, diventeranno parte integrante del processo di governo e di programmazione dei servizi sociali e sanitari attraverso i piani integrati di salute”.

In disaccordo con Gelli si è detto Giovanni Barbagli di Rifondazione comunista, secondo cui il rischio è che “il Terzo settore diventi il soggetto unico di erogazione dei servizi sociosanitari mentre deve essere integrativo e non sostitutivo”. Barbagli, che ha spiegato come “in commissione ci siamo astenuti perché volevamo avere un chiarimento all’interno del partito su questo argomento”, ha sottolineato che secondo lui “questo è un atto che rappresenta un passaggio delicato” ma anche che “siamo molto critici su quanto proposto anche se non siamo certo affezionati a ciò che ci lasciamo alle spalle”.

Per Barbagli è necessario “partire dai bisogni e non dal semplice controllo della spesa” ed inoltre “va fatta un’analisi reale delle necessità sociali”. Inoltre per Barbagli “la sperimentazione non deve camuffare il passaggio al nuovo regime” e “la cosa non condivisibile è che si metta mano a pezzi di sanità pubblica, riformandola, senza ricorrere ad una riforma organica e tendente alla tutela dei diritti reali dei cittadini”. Barbagli ha concluso il suo intervento ricordando come “il testo in discussione non tiene conto degli accordi presi con le parti sociali”.

Per questo Barbagli ha auspicato che la Giunta decida per il ritiro del provvedimento. In pieno disaccordo si è detta anche la vicepresidente della commissione Sanità, Annamaria Celesti di Forza Italia, che è andata oltre quanto auspicato da Barbagli ed ha presentato una richiesta ufficiale per chiedere il rinvio della discussione della delibera, richiesta poi respinta, della quale parliamo in un altro comunicato. La Celesti ha detto che “come Centrodestra non condividiamo l’impostazione di fondo delle Società della salute, non solo la sperimentazione”.

La consigliera di Forza Italia, dopo aver evidenziato come il non aver presentato emendamenti è stato un segno di coerenza politica perché sarebbe stato assurdo cercare di modificare un qualcosa di cui non si condivide la filosofia, ha motivato la contrarietà al testo in discussione col fatto che “noi siamo per un sistema aperto e non chiuso e contro il ritorno alla lottizzazione politica in sanità”. Con tutto ciò la Celesti ha detto di “condividere il tentativo di coinvolgere gli Enti locali e quello di diminuire il potere dei direttori generali delle Aziende sanitarie” ma ha affermato che “è inaccettabile istituire un nuovo carrozzone centralizzato senza possibilità di controllo e di verifica su quello che esso farà”.

La Celesti ha paragonato le Società della salute ai vecchi Comitati di gestione in quanto “entrambi sono funzionali alla lottizzazione politica” ed chiesto alla Giunta di riflettere su questo aspetto chiedendo al contempo al Consiglio un confronto sincero e scevro da schieramenti precostituiti di parte “nell’interesse dei cittadini”.
Una mozione presentata dalla consigliera Annamaria Celesti di Forza Italia con la quale si chiedeva il rinvio della discussione del provvedimento sulla sperimentazione delle Società della salute è stata respinta a stretta maggioranza dal Consiglio regionale della Toscana con ventidue voti favorevoli e diciannove contrari.

A favore hanno votato i consiglieri dei Democratici di sinistra, della Margherita, dei Socialisti democratici e dei Verdi, contro Alleanza nazionale, Forza Italia, Unione cristiana di centro, Rifondazione comunista e Comunisti italiani. In seguito il dibattito sul provvedimento si è sviluppato sui contenuti della delibera riguardante l’avvio della sperimentazione. Dopo che la Celesti aveva parlato di “troppa fretta” da parte della Giunta, ad illustrare perché il Centrodestra chiedeva il rinvio è stato Marco Carraresi dell’Unione democratica cristiana, il quale ha affermato che le critiche espresse dalla Celesti sono “motivazioni condivisibili” e che “la collega ha messo il dito sulle questioni e sulle contraddizioni di questo atto”.

Carraresi ha spiegato che “quanto portato in discussione non corrisponde a quanto stabilito con le parti sociali” ed ha chiesto ufficialmente il rinvio della delibera. Di diverso parere si è detto Alessandro Starnini dei Democratici di sinistra che ha sostenuto che “non c’è alcuna ragione di rimandare la discussione” ed ha evidenziato come “in commissione Sanità tutto si è svolto in un clima sereno e libero” e che “anche se si dovesse rimandare di due settimane od un mese la delibera non si appianerebbero le opinioni diverse che fanno parte del legittimo confronto democratico”.

Nino Frosini, facendo riferimento ad un comunicato della segreteria regionale toscana del sindacato Cgil, ha detto che “bisogna invece riflettere un po’ sulle opinioni diverse” ed ha invitato a non snobbare quanto richiesto dal sindacato perché “questo testo non corrisponde a quello che doveva essere” ed ha concluso invitando la Giunta a non avere fretta di chiudere una questione così importante. Mario Ricci di Rifondazione comunista ha sottolineato che “il documento della Cgil evidenzia un disagio che non è possibile ne’ corretto ignorare” ed ha aggiunto che “occorre fare attenzione alle richieste di un soggetto sociale così significativo” ricordando come “la maggioranza di Centrosinistra è così sensibile alla concertazione vuole adesso chiudere la partita con troppa fretta”.

L’assessore al Diritto alla salute, Enrico Rossi, ha rimandato al mittente le accuse avute da più parti di voler chiudere in fretta questa partita affermando che “l’argomento è in discussione e all’attenzione del Consiglio regionale da almeno da due anni” e che “quindi è arrivato il momento di scrivere la parola fine” sottolineando che “le Società della salute non dovranno fare gestione ma governo dei servizi sociosanitari”. Rossi si è detto disposto a fare qualche piccola modifica o integrazione “se ciò deve servire a sbloccare l’impasse”.

Lorenzo Zirri di Forza Italia ha ribattuto che “non è di poco conto il fatto che in modo trasversale si chieda il rinvio” ed ha aggiunto che “se in due anni non si è ancora riusciti a chiudere la vicenda va a discapito e non a favore della Giunta e della maggioranza che la sostiene” sottolineando che “è giusto prendere una pausa di riflessione”. Alberto Monaci della Margherita, infine, ha sottolineato che “il mio gruppo voterà contro la richiesta di sospensione avanzata dalla Celesti” fermo restando che “qui si tratta di stabilire se è opportuno proseguire nel dibattito” e che “sulla sostanza si può essere in accordo o meno ma questo emergerà solo se si supererà il rallentamento posto dalla richiesta di sospensione del dibattimento”.
“Restituire alle comunità locali un maggiore potere decisionale e gestionale sulla salute è un grosso passo avanti.

Il ragionamento di chi sostiene che così si cade nella partitocrazia è sconclusionato, perché ad essere coinvolte sono le rappresentanze democraticamente elette sul territorio; è dove manca la politica, non dove c’è, che saltano fuori gli interessi costituiti”. A parlare così è stato Alberto Monaci (La Margherita), in parte riferendosi alle critiche mosse da Anna Maria Celesti. Per Monaci, le esigenze dei diversi territori si comprendono meglio sul posto che non nei palazzi della Regione a Firenze: per questo l’avvicinamento alle comunità locali è da salutare con favore.

“Intervengo malvolentieri – ha esordito Nino Frosini, dei Comunisti italiani – In genere ho apprezzato il lavoro dell’assessore Rossi, ma questa volta, su questo atto, non sono d’accordo. Non lo sono né per le modalità con cui ci si è arrivati né per i contenuti”. Frosini ha citato due questioni in particolare. La prima: il testo, parlando della redazione dei piani integrati della salute, fa riferimento alla concertazione “tra le varie strutture produttive della sanità privata”.

Seconda questione non condivisibile, per il consigliere, il ruolo del terzo settore, che, attraverso la consulta, parteciperebbe sia alla preparazione dei piani integrati che alla fase realizzativa. Sulla sperimentazione della società della salute, secondo Marco Carraresi (Unione dei democratici cristiani e di centro), ai primi facili entusiasmi hanno fatto seguito riflessioni più approfondite ed anche critiche da parte della società toscana. “La nostra avversione – ha dichiarato – è dovuta a più motivi: le società della salute di fatto ricreano una frattura tra servizi sanitari territoriali e ospedalieri; l’efficienza organizzativa e la qualità delle prestazioni ne risentiranno e l’utenza sarà disorientata; alla sperimentazione si attribuisce un carattere di rigidità che mal si concilia con le finalità innovative che doveva avere”.

Per Carraresi, piuttosto che questa “destrutturazione” del sistema sarebbe stato preferibile addirittura consolidare le strutture esistenti. Filippo Fossati, dei Democratici di sinistra, ha difeso la possibilità di affidare alle società della salute anche aspetti gestionali. “I sindaci non li mettiamo a dirigere le macchine che erogano i servizi – ha precisato – E’ della gestione politica che stiamo parlando, della regia dei percorsi assistenziali per i cittadini, grazie a cui i presidi ospedalieri non avranno altra funzione se non quella di rispondere alle esigenze del territorio”.

Sul ruolo del terzo settore, Fossati ha ricordato che ci sono forme di consultazione e partecipazione importanti, ma non si tratterà, per loro, di un ruolo di gestione. Virgilio Luvisotti (An) ha sottolineato le grandi perplessità che accompagnano la nascita della società della salute, nonostante i toni trionfalistici usati dall’assessore. “La società della salute – ha commentato Luvisotti – è l’emblema del fatto che la politica è riuscita a mettere radici nella società toscana”.

Sarebbe invece opportuno, secondo il consigliere di Alleanza nazionale, smetterla con la propaganda in un settore che coinvolge il benessere dei cittadini. La ragione profonda della società della salute, ha invece commentato Fabio Roggiolani dei Verdi, sta nel tentativo di voler portare la responsabilità della salute in capo alle comunità locali, in modo da prevenire e diminuire il ricorso all’ospedale. “Sono favorevole all’idea che la sorregge, e ritengo che la sperimentazione vada fatta in vari territori della Toscana, tenendo dritta la barra” ha aggiunto Roggiolani.

“Ogni riforma, specie di grande portata come quella delle Asl, dovrebbe avere tempi adeguati di messa a punto e non essere cambiata prima di avere completa attuazione” è il parere di Franco Banchi (Udc), secondo il quale con le società della salute si compie un passo indietro, tornando ai vecchi difeti: grandi proclami, pletora di soggetti coinvolti negli organi di governo e consultivo con connotati più legati all’assemblearismo che all’efficienza aziendale. Entusiasta della scelta della società della salute si è invece detto Alfonso Lippi dei Ds.

Secondo Lippi “con questa sperimentazione si attuano gli indirizzi contenuti nel piano sanitario regionale”; inoltre la correttezza dei rapporti di lavoro viene garantita molto di più di quanto accadrebbe attraverso una delega ai privati. “In questi anni il problema più grosso è stato capire dove stava il confine tra sanitario e sociale – ha spiegato il consigliere -. Quindi l’integrazione tra i due settori è indispensabile”. “Siamo davanti a una decisione di una gravità straordinaria” ha esordito Piero Pizzi (Forza Italia) nel suo intervento.

Pizzi ha posto l’accento sul fatto che in un momento di riforme e di grandi speranze come questo, invece di rendere trasparenti le scelte si è messa in piedi un’impalcatura di difficilissima comprensione. “Il modello prefigurato non è in grado di dare risposte ai cittadini – ha detto Pizzi -. Inoltre il Consiglio regionale, in questo modo, verrà spogliato delle proprie competenze”.
“Con questo atto non ci stiamo espropriando di alcun potere di governo, non iniziamo nessuna avventura e non facciamo opera di privatizzazione – ha detto l’assessore Enrico Rossi – questo provvedimento mette invece in atto un’operazione di sussidiaretà verticale ed orizzontale, nel valorizzare le comunità locali”.

Questa la replica ferma dell’assessore alla Sanità, alla fine del lungo dibattito per l’avvio della sperimentaione delle Società della Salute. Nessuna “abdicazione di potere” dunque per l’assessore Rossi, che ha invitato il Consiglio regionale a guardare all’operazione delle Società della Salute nel loro complesso e a concentrarsi sulla futura evoluzione. Nelle dichiarazioni di voto, per i gruppi di centro-destra sono intervenuti i consiglieri Marco Carraresi (Unione dei democratici cristiani e di centro), Lorenzo Zirri (Forza Italia) e Fabio Pacini (Alleanza Nazionale), che hanno ribadito il voto contrario al provvedimento.

Anche Mario Ricci (Rifondazione comunista) e Nino Frosini (Comunisti italiani) si sono dichiarati contrari, mentre Luciano Ghelli (Comunisti italiani) ha optato per l’astensione. Voto favorevole alla proposta di deliberazione è stato invece annunciato da Alberto Monaci (La Margherita) e da Paolo Cocchi (Democratici di Sinistra). Il Consiglio regionale ha quindi approvato a maggioranza la proposta di deliberazione sulle Società della salute, insieme ad un odrine del giorno, che impegna la Giunta a riferire periodicamente in aula consiliare e in commissione Sanità sulla costituzione ed il funzionamento delle stesse Società della salute.

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