Da Firenze un appello per non dimenticare la Cecenia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 giugno 2003 16:05
Da Firenze un appello per non dimenticare la Cecenia

Arriva proprio da Firenze, città del mondo, da sempre legata alla promozione della cultura della pace e dei diritti umani, un appello rivolto a più soggetti per non abbandonare a se stessa la Cecenia. "Insieme all'associazione Donne di Firenze e alla rivista Testimonianze - ha spiegato l'assessore alla cultura Simone Siliani - abbiamo promosso questo appello ed organizzato la serata del 30 giugno alle Murate; sarà diffuso anche un video realizzato nei prossimi giorni con Adriano Sofri". La videointervista "La Città grande ....

La Cecenia è troppo piccola per noi?" sarà presentata alle 21,30 insieme al professore Mario Primicerio nel cortile delle Murate mentre è già in corso una raccolta di firme alla quale hanno già aderito numerosi personaggi fiorentini ma non solo delle istituzioni, della cultura e dell'associazionismo. Si tratta della prima iniziativa del genere in Italia; l'appello è rivolto:
° Alla Comunità internazionale perché si interessi attivamente, prima di tutto attraverso l'intervento diretto delle Nazioni Unite, di quanto da troppo tempo in Cecenia si va verificando di inaccettabile e si muova per imporre la fine delle violenze e la ricerca di una soluzione politico-diplomatica del conflitto;
° All'Unione Europea, alla vigilia del semestre italiano, affinché si adoperi convintamente e direttamente nella stessa direzione tramite un'intensa opera di interlocuzione con il governo russo;
° Al governo russo medesimo affinché consenta il libero accesso in Cecenia di giornalisti e di organismi non governativi per verificare il rispetto delle Convenzioni internazionali sui diritti umani
"È scandaloso il modo con cui si affronta l'informazione minima sulla Cecenia - ha commentato l'assessore Simone Siliani -.

Anche l'attentato di ieri, stamani ha poca rilevanza sui giornali. È il modo con cui l'argomento è trattato che lascia sbalorditi. Vengono soppresse in Cecenia libertà e diritti; è in corso un vero e proprio appiattimento culturale, una sistematica violazione dei diritti umani. È stata proprio questa politica che ha provocato il terrorismo islamico. Vogliamo sottolineare questo tema anche nei confronti di chi in questi mesi si è impegnato per la guerra in Iraq". Nella piccola e dimenticata terra di Cecenia è in corso, infatti, da anni, un conflitto che ha provocato un numero enorme (si parla di centinaia di migliaia) di morti.

"C'è una scarsa attenzione in Occidente per questo conflitto - ha sottolineato Severino Saccardi direttore della rivista Testimonianze -; pensare la pace dopo l'Iraq vuol dire concentrarsi sui tanti conflitti rimossi. L'appello che lanciamo parte proprio da Firenze, città simbolo della pace e dei diritti umani in coincidenza col semestre europeo dell'Italia, affinché sia interrotto questo vergognoso comportamento diplomatico con la Russia. È inaccettabile la violazione dei diritti umani ed è da perseguire la repressione del terrorismo islamico.

Vogliamo lanciare un sasso in uno stagno. La Cecenia è stata desertificata e questa, c'è chi la chiama pace". La Cecenia, come è noto, fa parte della Federazione Russa ed è proprio il potere centrale russo che, da molto tempo è responsabile della conduzione di un conflitto e di una repressione massiccia che vengono giustificati con l'esigenza della lotta al terrorismo. Il terrorismo è un pericolo reale e colpisce duramente; va condannato senza appello come forma di lotta inumana, inaccettabile e dannosa, prima di tutto per le cause che dice di voler promuovere e sostenere.

La violenza terroristica, non c'è dubbio, va efficacemente combattuta. Ma non c'è lotta al terrorismo che possa giustificare la violazione massiccia dei diritti umani, la repressione indiscriminata e la terra bruciata che si è fatta nell'intera Cecenia. Reprimere il terrorismo non vuol dire far guerra a tutto un popolo ed alle sue giuste istanze di autonomia, di tutela della propria identità, di salvaguardia dei propri diritti umani fondamentali. Nel silenzio complice dell'Europa e dell'Occidente e nel silenzio incomprensibile ed assordante della stessa opinione pubblica e della società civile occidentale, la Cecenia è oggi un deserto a cui, classicamente, si vuol dare il nome di "pace".

Una "pace" peraltro inesistente: continuano in Cecenia, infatti, torture, operazioni militari, imposizioni vessatorie di posti di blocchi. E si manifesta, in parallelo, con sempre maggior virulenza, il fenomeno terroristico che assume ormai le forme "suicide" della devastante violenza islamista. L'appello è rivolto all'opinione pubblica, alle associazioni culturali e di volontariato, ai movimenti per la pace che, di recente, così intensamente si sono attivati contro la cultura della guerra, alle forze politiche democratiche ed alle organizzazioni sindacali perché, alfine, il silenzio sulla Cecenia cessi e finisca la rimozione di un problema drammatico che dovrebbe essere al centro della mobilitazione civile dell'Europa intera.

"Come Donne di Firenze - ha ricordato Rosanna Pilotti - ci siamo impegnate in attività di civile protesta occupando simbolicamente i ponti di Firenze e il campanile di Giotto. Abbiamo cercato di dare voce a chi non ha diritti. Abbiamo organizzato la realizzazione dell'intervista ad Adriano Sofri insieme alla giornalista Ilaria Ciuti, a Pisa nei prossimi giorni. «La Città grande .... La Cecenia è troppo piccola per noi?» è il titolo della videointervista. Quello che lanciamo è un appello rivolto ai singoli, a non tacere ciò che sanno.

Chi dispone di informazione libera, deve farla circolare". Da Firenze parte questo invito rivolto a tutto il Paese a dar vita a manifestazioni, iniziative di dibattito che si incentrino sulla difesa dei diritti umani del popolo ceceno e sulla fine della repressione indiscriminata, sulla richiesta di una soluzione politico-diplomatica del conflitto, sulla inequivocabile condanna del terrorismo e sulla solidarietà con le legittime istanze di autonomia del popolo ceceno. (uc)

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