La Toscana investe sull'idrogeno

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 maggio 2003 07:33
La Toscana investe sull'idrogeno

FIRENZE- E' un terreno ancora sperimentale in tutto il mondo, una scommessa fatta propria da chi sta lavorando ad un'economia meno dipendente dai combustibili fossili e da tutti i problemi ad essi collegati. E' la scommessa dell'idrogeno, una forma di energia che, a differenza del petrolio e dei suoi derivati, non ha implicazioni di inquinamento atmosferico, di alti costi, di esposizione all'instabilità geopolitica. Ed è un terreno su cui la Regione Toscana ha deciso di muoversi, nella consapevolezza che la sostituzione dei combustibili fossili con idrogeno richiederà inevitabilmente tempi lunghi, ma che già oggi è possibile dare avvio a forme di sperimentazione e a prime significative esperienze a livello locale.
Tutto questo è oggetto di una discussione che, protagonisti amministratori pubblici, imprenditori e scienziati, ha preso avvio ieri, con il convegno "Prospettive dell'economia all'idrogeno in Toscana", organizzato dalla Regione Toscana al Palagio di Parte Guelfa di Firenze, presente il premio Nobel per la fisica e attuale commissario straordinario dell'Enea Carlo Rubbia.

"Esiste già una realtà toscana dell'economia dell'idrogeno e oggi siamo stati in grado di presentare il censimento di queste prime esperienze - spiega l'assessore all'ambiente e all'energia Tommaso Franci - E' il primo passo per un'attenta valutazione delle potenzialità e delle prospettive di sviluppo. Pensiamo così di porre le condizioni per lo sviluppo di un vero e proprio programma regionale sull'idrogeno. Tutto questo puntando sulla produzione di idrogeno da fonti rinnovabili, puntando quindi anche per questa strada al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni in atmosfera previsti dagli accordi di Kyoto".
L'idrogeno, va ricordato, non esiste infatti in natura, ma deve essere prodotto con l'impiego di altra energia.

I suoi straordinari vantaggi sono legati in particolar modo alla possibilità di immagazzinamento, trasporto, uso differito. E' questo il senso anche di una delle prime applicazioni in Toscana, avviata con finanziamenti regionali, ovvero l'utilizzazione sperimentale di celle a combustibile su un mezzo del trasporto pubblico urbano fiorentino.
Un censimento delle prime esperienze che in Toscana amministrazioni pubbliche, centri di ricerca e imprese hanno già avviato sul terreno dell'utilizzazione dell'idrogeno.

E' quanto è stato possibile presentare oggi al convegno "Prospettive dell'economia all'idrogeno in Toscana". Tra i progetti già avviati, quello, finanziato anche dalla Regione Toscana, di impiego di celle a combustibili su un mezzo di trasporto pubblico urbano di Firenze; la realizzazione di un prototipo di vettura - approntato da una ditta di Pontedera - in grado di viaggiare già ora, a costi comparabili con i mezzi attuali, pur rimanendo ad inquinamento zero o quasi zero; il progetto portato avanti grazie alla collaborazione di un consorzio di piccole industrie orafe del quartiere di San Zeno ad Arezzo per la microsaldatura ad idrogeno, con la previsione di un vero e proprio "idrogenodotto"; le Torri Solari di Empoli (due impianti di cogenerazione per l'ospedale di Empoli), progetto non strettamente collegato all'idrogeno, ma il cui calore solare si pensa possa essere utilizzato per produrre idrogeno in un futuro a breve scadenza.

Le prospettive dell'idrogeno in Toscana sono state illustrate oggi nel rapporto curato dai professori Ugo Bardi, responsabile scientifico della ricerca, e Luca Carrafiello, del dipartimento di chimica dell'università di Firenze. "I tempi necessari per una transizione dai combustibili all'idrogeno - queste le conclusioni - sono piuttosto lunghi e devono essere considerati di qualche decennio come minimo. Anche a breve scadenza, tuttavia, l'economia basata sull'idrogeno rappresenta un'interessante opportunità per la Toscana di inserirsi in un'evoluzione in atto a livello globale".

Tra i fattori favorevoli con cui la Toscana si presenta alla sfida con l'idrogeno gli autori del rapporto segnalano un sistema di produzione locale di energia rinnovabile e assimilata ben efficiente e sviluppato; un sistema industriale relativamente "energivoro" e che pertanto può fortemente beneficiare di una maggiore efficienza energetica; competenze industriali nel settore specifico (chimica, motori e sistemi termici, trasporto e immagazzinamento gas); esigenze presssanti di riduzione dell'inquinamento urbano; esigenze specifiche di autonomia energetica in aree isolate; un evoluto sistema universitario di ricerca e sviluppo e una diffusa "cultura" favorevole a innovazioni di tipo ambientale ed energetico.

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