Approda giovedì 30 gennaio al Saschall di Direnze (L.no Aldo Moro – ore 21 – ingresso € 15) il nuovo tour teatrale di Paola Turci

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 gennaio 2003 13:07
Approda giovedì 30 gennaio al Saschall di Direnze (L.no Aldo Moro – ore 21 – ingresso € 15) il nuovo tour teatrale di Paola Turci

Il tour nasce dal desiderio di suonare per comunicare l'incanto, la dolcezza, la stizza e l'ironia nei confronti della vita e di se stessa, il desiderio di mettersi in discussione e ridefinire e riaffermare un'identità. Il concerto ha una struttura narrativa: racconta infatti il percorso artistico di Paola, le sue evoluzioni e le intersezioni con l'esperienze di vita vissuta. Suddiviso in due tempi, si apre con lei sola sul palco con la sua chitarra: un'immagine che ricorda quella degli esordi, sul finire degli anni ottanta, quando la musica italiana riscopriva la canzone d'autore al femminile.

Allora Paola era detta "cantautrice" sebbene interpretasse brani firmati non esclusivamente da lei; ma da quegli esordi a “Questa parte di mondo”, l'album appena pubblicato per l'etichetta discografica Nun Entertainment, moltissimi eventi ed emozioni ne hanno segnato la vita e arricchito la musica. Ed è per questo che a una prima parte del concerto, densa di atmosfere intime e romantiche, fa seguito una seconda parte, quella elettrica, in cui Paola propone i brani più aspri e rabbiosi, le canzoni in cui lascia libera espressione al desiderio di urlare.

E' proprio la sua interpretazione a dare la connotazione emotiva delle canzoni, mentre l'alternarsi di momenti più sospesi con sonorità più acide ed aggressive disegna l'autoritratto di una donna autonoma, che scopre in sé "l'energia d'un fiume in piena", ma capace anche di rivolgere uno sguardo attento e meravigliato a ciò che la circonda, ai dettagli intorno a lei - volti, sorrisi - o agli incontri con persone e culture diverse. Accompagna Paola una band ben affiatata: Cristiano Micalizzi alla batteria, Fernando Pantini alle chitarre, Francesco Chiari al basso, Gianluca Misiti alle tastiere e rhodes.


Anche il progetto luci, semplice ed essenziale, fornisce un contributo importante alla funzione narrativa suggerendo uno spazio e un tempo diversi e sospesi.

Paola Turci
L’idea è semplice ed efficace: una “ragazza con la chitarra”, una giovane cantautrice romana, con una bella voce e una presenza solare e affascinante, da lanciare in Italia sulla scia del ritrovato interesse per la musica acustica al femminile. Così Paola Turci si presenta al pubblico nel 1986, debuttando a Sanremo tra le nuove proposte con “L’uomo di ieri”, brano con cui si aggiudica il primo di numerosi Premi della Critica.

La sua etichetta discografica di allora è la IT di Vincenzo Micocci, lo scopritore di Venditti e De Gregori (“Theorius Campus”, il loro album d’esordio in cui si dividevano ognuno su una facciata, venne pubblicato dalla IT), uno dei personaggi più influenti della scena discografica romana indipendente. E’ lui a puntare sull’idea di una cantautrice che sia capace di rinverdire i fasti del Folkstudio e al tempo stesso di saper guardare a un pubblico più pop. Non è importante che Paola ancora scrivesse molto poco: il suo primo successo è infatti una cover di “Luka” di Suzanne Vega - la “ragazza del Village” di New York – che in italiano diventa “Mi chiamo Luka”.

Nel 1987 Paola torna al Festival di Sanremo per proporre “Primo tango”, altro brano premiato dalla critica e contenuto nel suo primo album, RAGAZZA SOLA, RAGAZZA BLU, pubblicato nel 1988 non prima di aver visto la terza partecipazione di Paola a Sanremo, con “Sarò bellissima” (altro Premio della Critica). L’album è prodotto da due personaggi di primo piano della scena romana, il cantautore Mario Castelnuovo e il paroliere Gaio Chiocchio (autore dei testi di molte delle prime canzoni di Amedeo Minghi, tra cui la celebre “1950”).


RAGAZZA SOLA, RAGAZZA BLU riceve discreti consensi, tanto da portare Paola a una quarta partecipazione a Sanremo, dove si presenta con “Bambini”, brano che le consente di vincere il Festival nella sezione dedicata alle nuove proposte (oltre a un nuovo Premio della Critica) e di lanciare con il giusto rilievo il suo secondo album, PAOLA TURCI (1989), che contiene un altro classico del suo repertorio, “Ti amerò lo stesso”. I concerti estivi preludono al lavoro per un nuovo album, anticipato ancora una volta da una nuova partecipazione sanremese con il brano “Ringrazio Dio”: il disco si intitola RITORNO AL PRESENTE (1990) e contiene un altro piccolo gioiello della produzione di Paola Turci, “Frontiera”.


Nel 1991 arriva CANDIDO, salutato come l’album della maturità, a cominciare dal titolo – un chiaro riferimento al personaggio creato da Voltaire – e da una scrittura che acquista profondità senza rinunciare alla piacevolezza e alla semplicità, come testimoniano brani come “Il filo di Arianna”, “Stringimi stringiamoci” e “Dove andranno mai i bambini come noi”. Dopo cinque partecipazioni consecutive alla manifestazione canora più importante e seguita d'Italia e quattro album che illustrano in modo decisamente riuscito il mondo artistico e musicale a cui Paola fa riferimento, la sua vita - e di conseguenza la carriera - subiscono un serio contraccolpo in seguito a un brutto incidente automobilistico, che costringe Paola a un lungo periodo di convalescenza.

L’incidente coincide quasi con la pubblicazione di uno dei suoi migliori album, RAGAZZE (1993), scritto per metà da Paola e con la partecipazione ai testi di Gaio Chiocchio. L’album è trainato da una nuova partecipazione sanremese con “Stato di calma apparente” e dal singolo scritto per lei da Luca Carboni, “Io e Maria”. L’incidente ha rinsaldato ancora di più il rapporto tra Paola Turci ed il suo pubblico, che non manca di manifestarle il suo affetto e fa diventare “Ragazze” uno dei suoi album più celebrati.

Ma qualcosa sembra essersi spezzato nella formula “magica” che ha guidato finora la direzione artistica di Paola: di fatto RAGAZZE è il primo album inciso per una nuova etichetta discografica, la BMG – che sostituisce così la IT – e l’impressione è quella che l’artista romana abbia voglia di iniziare a esplorare ambiti musicali più ampi di quelli frequentati fino a quel momento. Nel 1994 Paola partecipa ad un album tributo a Lucio Battisti, facendo sua “Ancora tu”, e dando prova di grandi capacità come interprete, poi inizia a lavorare al suo nuovo disco.


Una riprova evidente del nuovo percorso arriva con l’album successivo, UNA SGOMMATA E VIA (1995), un disco dal piglio decisamente rock che porta le firme di Vasco Rossi e del suo produttore Guido Elmi. “E allora balliamo”, la title-track, “Nosy-Be” e la cover di Luigi Tenco “E se ci diranno” sono soltanto alcuni degli episodi più riusciti di questo lavoro, che fa uscire nuovamente Paola allo scoperto dopo un periodo di grande fermento creativo. Nel 1996 arriva una nuova partecipazione al Festival di Sanremo con “Volo così”, insieme a “La felicità” unico inedito di una raccolta di successi intitolata VOLO COSI’ 1986-1996, che risolve il contratto discografico con la BMG e prepara Paola a nuove sfide.


L’arrivo alla WEA coincide infatti con un nuovo tratto di percorso, inaugurato dall’album di cover OLTRE LE NUVOLE (1997), raccolta di brani degli anni ’80 (tra gli autori Howard Jones, Jim Capaldi, Simple Minds) tradotti in italiano "Sai che è un attimo", "Mi manchi tu" (cover di “Missing you” di John Waite, brano scelto anche come singolo), “Lei non c’è”, “Non Piango mai”, e l’inedita “Solo come me”, presentata a Sanremo 1998. La direzione presa sembra privilegiare una proposta più decisamente pop-rock, impreziosita dalle capacità vocali di Paola che adesso si concentra maggiormente sull’interpretazione.

L’album ha un grande successo e raggiunge il disco di platino, spianando la strada ad un tour di successo e alla lavorazione di un nuovo disco, questa volta costituito, oltre che da cover, anche da diverse canzoni originali, tra le quali spicca “Sabbia bagnata”, scritta in coppia con Carmen Consoli. E’ proprio l’amicizia con la cantantessa catanese, sua fan da anni, a portarla nuovamente a concentrarsi sulla scrittura di nuove canzoni. Nel frattempo l’album MI BASTA IL PARADISO (2000) si muove più che bene, trainato da un singolo di presa immediata come “Questione di sguardi”, cover del brano “This kiss” della star d’oltreoceano Faith Hill, e viene ripubblicato nel 2001 arricchito dal brano che comporta per Paola la nona partecipazione al Festival di Sanremo, “Saluto l’inverno”, scritto anche questo insieme a Carmen Consoli.

Segue un tour estivo che conferma Paola come una delle artiste italiane più seguite dal vivo, mentre le canzoni del nuovo album si affermano e le fanno guadagnare nuovo pubblico. Sarebbe forse il momento di pubblicare un live, o un’altra raccolta, che consolidi il felice momento artistico di Paola, ma lei è più che mai intenzionata a proseguire la strada iniziata con MI BASTA IL PARADISO; vuole tornare a comporre canzoni, e a cantarle senza troppi fronzoli. D’accordo con la WEA decide di sciogliere il proprio contratto e per un anno si concentra esclusivamente sulla scrittura.

I brani di QUESTA PARTE DI MONDO nascono proprio così, da una ritrovata voglia di riflettere e di comunicare. Franco Cristaldi, bassista, la affianca alla produzione, mentre le canzoni – tutte firmate da Paola tranne la title-track, cofirmata con Alfredo Rizzo - vengono registrate in una casa di campagna presso Ladispoli, sul litorale laziale. Pochi musicisti, un paio di presenze di prestigio (il Solis String Quartet e Massimo Giuntini dei Modena City Ramblers) e l’album è pronto per uscire con la NUN Entertainment, in concomitanza a un nuovo contratto discografico.

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