Le Chiavi delle Porte della Città in mostra al Museo Firenze com'era
Un pezzo di storia torna a Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 novembre 2002 19:05
Le Chiavi delle Porte della Città in mostra al Museo Firenze com'era<BR>Un pezzo di storia torna a Firenze

Dopo quasi due anni di restauro, le Chiavi di San Gallo tornano visibili alla cittadinanza e ritrovano le Chiavi di altre due storiche porte della città. Oggi la consegna ufficiale delle chiavi alla presenza di Joseph Roth (nipote di Cecil Roth che era in possesso delle chiavi) e di sua moglie. Nel mese di maggio del 2000 le quattro Chiavi dell'antica Porta San Gallo furono donate alla città di Firenze secondo le disposizioni testamentarie dello storico Cecil Roth durante una sontuosa cerimonia nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.

Oggi, come era stato preannunciato a suo tempo, le chiavi sono state restaurate, riportate all'antico splendore ed entrano a far parte della mostra permanente del museo di "Museo storico topografico Firenze com'era". "Dopo secoli, dai magazzini di Palazzo Vecchio e dalla casa d'aste londinese di Sotheby's, le chiavi, dopo lungo peregrinare, sono ora visibili alla cittadinanza - ha commentato l'assessore alle tradizioni Eugenio Giani -. Le chiavi in mostra aprono tre delle dodici porte che scandivano gli ingressi nell'antica città di Firenze.

Il caso, infatti, ha voluto che a distanza di pochi mesi dalla donazione di Cecil Roth, proprio in un armadio di Palazzo Vecchio, venissero rinvenute anche le altre due borse con le chiavi di Porta Romana e Porta San Frediano. Nessuno sapeva che quelle chiavi fossero proprio lì. Cecil Roth scrisse diverse lettere a Firenze per donare le chiavi, già nel 1969 all'allora sindaco Bargellini ma non ebbe risposta. Nel 1999 Luciano Artusi trovò una lettera di Cecil Roth e capì l'importanza dell'offerta.

Da lì partirono i contatti che si concretizzarono quando mi recai a Londra per vedere la partita di calcio Arsenal-Fiorentina". Lo storico Cecil Roth (1899-1970) è sempre stato molto legato alla città di Firenze, frequentata per motivi di studio sin dal 1920. È stato professore ad Oxford e a New York di storia italiana del Medioevo e del Rinascimento, oltre che di storia dell'ebraismo medievale italiano. Questo spiccato interesse lo rese un appassionato collezionista di opere d'arte dell'ebraismo italiano e, in particolare, della storia della Repubblica Fiorentina.

"È la fine di una lunga storia che è iniziata nel 1536 con l'assedio di Firenze da parte delle truppe spagnole guidate da Carlo V che trafugò le chiavi per impedire che le porte venissero sbarrate e la città difesa - ha raccontato Joseph Roth - e dopo lunghe traversie sono entrate in possesso di un antiquario londinese. La Porta San Gallo era la più importante poiché controllava la direttrice verso il nord. Dopo anni di nebbie le chiavi riapparirono nel XIX secolo proprio a Firenze presso un antiquario che abitava in via Ghibellina.

Dopo la sua morte, nel 1893 furono acquistate dall'antiquario Melli e vendute al collega Gallini. Il 17 maggio del 1894 le chiavi furono esportate in Inghilterra (allora il controvalore era di 100 lire). Il 4 novembre del 1936 furono messe all'asta dalla Casa Sotheby's e furono acquistate per tre sterline e quindici scellini dalla signora Irene Roth, moglie del professore Cecil, che le regalò al marito. Il loro valore attuale è di circa 10.000 euro". "Ora le chiavi sono esposte nel Museo Firenze com'era, in attesa che sia realizzato il Museo della Città che non sarà più collocato alle Leopoldine in Piazza Santa Maria Novella, poiché non sono sufficienti gli spazi - ha assicurato l'assessore alla cultura Simone Siliani -.

È necessario valorizzare il Museo Storico Topografico, uno degli otto musei del Comune di Firenze. Vorremmo vedere più fiorentini anche in questo museo che conserva la memoria storica della città". Le quattro chiavi hanno un peso di due chili, sono realizzate in ferro, sono legate da una catena e sono corredate dell'antica borsa in pelle, che un tempo le conservava. Le Chiavi di San Gallo sono esposte in modo permanente accanto a quelle della Porta di San Frediano e della Porta Romana, anche queste corredate delle borse e provenienti dai depositi comunali.

L'ultimo gruppo di chiavi che ora sono state restaurate, appartiene alle porte dell'ultima cerchia di mura di Firenze, costruite tra il 1284 e il 1333. All'entrata delle porte era pagata la gabella. Secondo un'antica descrizione delle rendite e delle spese del Comune di Firenze per l'anno 1339, la gabella delle porte fruttava ogni anno al Comune 90.200 fiorini, la più alta rendita in assoluto. Le chiavi delle porte cittadine erano conservate in Palazzo Vecchio fin dal tempo della Repubblica, da quando cioè furono istituite ufficialmente le cariche col compito di apertura e chiusura delle porte, i cui battenti erano divisi in due scomparti, dei quali usualmente si apriva l'inferiore per far passare pedoni e mezzi.

Vi era ritagliata inoltre una porticciola, detta sportello, da cui passavano solo i pedoni. Nel XVII secolo, le chiavi si definivano piccole e grosse: le une per aprire e chiudere lo sportello, le altre per aprire e chiudere i battenti più grandi. Quest'attività era svolta dai Tavolaccini di Palazzo Vecchio sotto la sorveglianza del Guardaroba Maggiore, carica tra le più importanti a Corte. Tutti i giorni dell'anno i Tavolaccini uscivano e rientravano da Palazzo Vecchio con l'intero mazzo di chiavi per andare la mattina ad aprire le porte, un'ora dopo l'Ave Maria dell'Aurora e a chiuderle all'una di notte.

La porta veniva abitualmente serrata dagli Stradieri, mentre il Tavolaccino metteva il chiavistello e girava la chiave. Prima di chiudere, dava l'avviso battendo il martello tre volte, così che tutte le persone e i mezzi vicini alle porte avessero il tempo di entrare o uscire. Chi era nei pressi gettava un sasso sulla porta per avvisare del suo arrivo; da qui il detto "essere alle porte coi sassi". (uc)

In evidenza