Tre ricerche sull'occupazione in Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 ottobre 2002 08:00
Tre ricerche sull'occupazione in Toscana

FIRENZE- ”Raffinare gli strumenti di analisi e di ricerca sui fenomeni dell’occupazione in Toscana per consentirci di attuare politiche più raffinate e di trovare infrastrutture e servizi più adeguati a governare la crescente complessità del mondo del lavoro, andando al di là del dato puramente quantitativo per scendere nel merito della qualità”. Così l’assessore all’istruzione formazione e lavoro Paolo Benesperi ha commentato i risultati di tre ricerche presentate ieri all’Auditorum del consiglio regionale: “Qualità e concondizioni di lavoro” presentata da Maria Carla Meini dell’Irpet, “Il lavoro sommerso”, presentata da Annalisa Tonarelli, dell’Irpet e “I lavori atipici”, curata da Franco Bortolotti, ricercatore Ires Toscana.
Le tre ricerche, ciascuna da una diversa angolazione, tracciano un interessante percorso nel mercato del lavoro toscano.

Un mercato dove, negli ultimi anni, crescono o sono cresciute forme di lavoro cosiddette atipiche (diverse dal lavoro subordinato a tempo pieno), dove aumenta la partecipazione delle donne ed è presente, sebbene con connotati e accenti diversi e in misura inferiore rispetto alla media nazionale, un’area di lavoro non regolare o sommerso. In Toscana più della metà delle famiglie ha almeno due componenti che lavorano, i giovani restano a lungo in famiglia, la retribuzione fra uomini e donne è tuttora differenziata, si ricorre in misura massiccia agli straordinari.

Particolarmente interessante l’espressione del grado di soddisfazione rispetto al proprio lavoro, che risulta direttamente legata al livello di responsabilità e di autonomia e, soprattutto, al livello di retribuzione. La ricerca su qualità e condizioni di lavoro (Irpet) analizza un campione di circa 2000 lavoratori. Oltre la metà del campione si dichiara moderatamente soddisfatto. Fra gli autonomi, i professionisti sono i più soddisfatti (44%) mentre fra i dipendenti l’insoddisfazione si concentra soprattutto fra gli operai comuni e gli impiegati.

Più appagati, invece, i tecnici e gli operai qualificati. Il trattamento economico è quasi sempre uno dei parametri essenziali nel determinare il livello di soddisfazione. Significativo il disagio manifestato dalla categoria impiegatizia, che denota una progressiva perdita di ruolo. Un motivo in più, è stato sottolineato, per attivare politiche di qualificazione e arrichimento delle competenze. A questo proposito l’assessore ha richiamato l’importanza della formazione. “Una formazione – ha detto – che non potrà essere più quella tradizionale dei corsi, ma dovrà assumere una nuova fisionomia, diventare più flessibile e personalizzata e soprattutto diventare continua, per l’intero arco della vita”.

Il lavoro sommerso assume in Toscana connotati diversi da quelli, ad esempio, delle regioni del Sud (vi si ritrovano per intedersi anche le piccole imprese di new economy). Dal punto di vista quantitativo, le difficoltà di definizione sono evidenti: l’Irpet, da una lettura dei dati Istat, indica un tasso di irregolarità del lavoro pari al 12,8%, più basso della media italiana (15%) ma leggermente superiore a quello di altre regioni del Centro-nord. Il settore dove è più diffuso è quello dei servizi, in particolare il turismo.


Quanto al lavoro atipico, pur con tutta la difficoltà nel quantificare anche queste forme di lavoro, il rapporto dell’Ires stima, nel 2000, essere stati in Toscana fra i 230 e i 330 mila i rapporti di lavoro diversi dall’indeterminato a tempo pieno (part time, parasubordinati, contratti di formazione lavoro, apprendisti, tirocini, interinale, contratti a tempo determinato). Crescita record per il part time, soprattutto femminile: questa forma di lavoro è aumentata in Toscana, dal ’97 al 2000, del 41% fra le donne e del 20 % fra gli uomini.

Crescita anche per il lavoro interinale (+50% fra il ’99 e il 2000), mentre i contratti di collaborazione coordinata e continuativa dopo una forte impennata subiscono una stasi.

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