Area ex Gasometro: interviene il presidente del Q4 Cruccolini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 marzo 2002 23:45
Area ex Gasometro: interviene il presidente del Q4 Cruccolini

"Non solo le Murate -annunciava stamani La Repubblica- il tepidiarium e la nuova piazza delle Cure. Adesso si parla anche di un ristorante e di una libreria al Mercato centrale, un museo della contemporaneità e un palazzone di uffici in vetro alto 56 piani nell'area del vecchio gasometro. In più, di un parcheggio sotterraneo da 250 posti a fianco della Porta San Frediano, dove adesso c'è il parcheggio di superficie. E' l'ultima versione del pacchetto del secondo a projectfinancing".
"I giornali di questa mattina contengono un'ampia presentazione del project financing predisposto da un pool di imprese per l'area del Gasometro -interviene il presidente del Quartiere 4 Eros Cruccolini sulla questione legata all'area del Gasometro- Poiché sembra, da qualche commento, che io rappresenti l'unico Bastian Contrario (insomma, il solito rompiscatole...) mi corre l'obbligo di chiarire la mia posizione prima che mi venga appiccicata addosso l'etichetta del conservatore, nemico della modernità e del progresso.

Cominciamo col fare una valutazione sull'area di cui stiamo parlando. Il Gasometro rappresenta una dei più interessanti siti di archeologia industriale presenti nell'area urbana fiorentina. La vicinanza alle mura di Santa Rosa e a Porta San Frediano aggiunge un ulteriore fattore di fascino e suggestione a questo ambiente che peraltro deve fare i conti con una situazione urbanistica complicata: la parte sud è già fortemente disegnata in chiave residenziale dal profilo del borgo lineare lungo la via Pisana mentre a nord incombe la consistente struttura sanitaria distrettuale.

L'impatto del progetto ipotizzato (5-6 piani sormontati da una terrazza-ristorante) sarebbe disastroso dal punto di vista architettonico, ambientale e anche sociale, perchè non dobbiamo dimenticare che il rione del Pignone sta sopportando da anni un carico pazzesco in termini di viabilità e di livelli di inquinamento, venendosi qui a sovrapporre i flussi di transito per l'ingresso in centro da sud, sud-ovest, con un traffico locale attratto da una forte specializzazione commerciale che si è venuta affermando in questi anni (ristoranti tipici, il nuovo 'Universale').

A questo va aggiunta la presenza in loco di servizi, pubblici e privati, di prima importanza come il citato distretto di Santa Rosa, l'anagrafe e il centro anziani di via dell'Anconella, il Ceis di Don Stinghi. In questo senso abbiamo concordato da tempo con l'assessore all'urbanistica Biagi una sorta di piano guida di quartiere con l'indicazione, zona per zona, delle compatibilità e dei limiti allo sviluppo. Ebbene, nel caso del Pignone l'indicazione è chiara: stop all'urbanizzazione. E non mi si venga a dire, per favore, che contrastiamo la modernizzazione della città!! Se c'è un quartiere che ha aperto all'innovazione (vorrei quasi dire che si è costruito su di essa...) questo è proprio il nostro.

Basta percorrere le strade del sud-ovest per vedere il meglio dell'architettura italiana contemporanea: Mario Botta (il centro commerciale Esselunga), Michelucci (la Limonaia di Villa Strozzi), Rossi (il distretto di via Canova). Ma restiamo pure nell'ambito della sinergia pubblico-privato. Basta vedere il cantiere del Piano di Recupero Urbano di San Bartolo dove un consorzio di imprese sta realizzando una grande torre albergo, un vastissimo cinema multisala, alcune centinaia di appartamenti, a fianco di una cittadella dello sport che porterà nel Q.4 l'impiantistica di base che ancora ci mancava.

E che dire del complesso per le piccole imprese artigiane di via Livorno, dove lavorano decine di aziende? Anche in questo settore c'è ancora tanto margine di iniziativa perché il lavoro costituisce, insieme alla casa, la priorità su cui dobbiamo concentrare i nostri sforzi di ideazione e di programmazione. Siamo dunque apertissimi alla collaborazione con le imprese, a condizione che il loro intervento soddisfi anche un interesse pubblico e non una mera esigenza di profitto. Ecco, su questo punto dobbiamo essere chiari.

E' vero, la finanza pubblica è esangue e c'è bisogno delle energie fresche degli operatori di mercato ma non possiamo accettare che la città sia disegnata soltanto dagli appetiti economici. Altrimenti, come è stato giustamente osservato anche da alcuni studiosi (penso a Donatella della Porta, per esempio), si va incontro a una concertazione urbana monca, dove certi attori sono sovrarappresentati mentre altri sogetti più deboli non hanno voce per niente. Chi rappresenta le esigenze e i bisogni delle giovani coppie o degli studenti fuori sede, alle prese con una città che non dà spazio al mercato delle locazioni, se non a prezzi da capogiro? Eppure non possiamo deludere le aspettative delle migliaia di giovani che aspettano solo di avere una possibilità per costruirsi un progetto di vita, per scommettere sul futuro.

Ecco un'ipotesi su cui siamo pronti a lavorare insieme. Ci sono aree dismesse, con immense volumetrie che potrebbero essere recuperate e destinate alla residenza. Penso alla ex- fabbrica Campolmi su viale Canova o agli alloggi di servizio presso l'ex-ospedale militare di Monte Oliveto. La concessione potrebbe essere vincolata all'immissione degli alloggi sul mercato delle locazioni realizzando così il duplice obiettivo di soddisfare un bisogno sociale diffuso e di calmierare i prezzi. Siamo anche pronti a discutere con i privati di nuovi Piani di Recupero che andranno però localizzati in aree da qualificare e non prossime alla saturazione.

In questo senso si aprono importanti prospettive lungo il percorso della tranvia (il viale Nenni non deve caratterizzarsi solo per i distributori di benzina). Insomma c'è tanto da fare e da progettare assieme, ma facciamolo a ragion veduta e dopo aver messo tutti i soggetti sociali in condizione di dire la loro... O forse qualcuno ha già dimenticato la lezione di Porto Alegre?"

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