Una fortezza militare come sede espositiva: il caso della Fortezza da Basso di Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 febbraio 2002 12:51
Una fortezza militare come sede espositiva: il caso della Fortezza da Basso di Firenze

Non se lo sarebbe mai potuto immaginare Alessandro de’ Medici, il giovane duca di Firenze (ufficialmente figlio di Lorenzo II, duca di Urbino ma per la verità figlio naturale di papa Clemente VII), che quel fortilizio che aveva fatto costruire nel 1534-‘35 nel cuore vivo della Firenze rinascimentale dall’architetto di corte Antonio da Sangallo il ‘giovane’, a difesa e protezione della sua persona e del suo potere, contro i tumulti repentini di una cittadinanza sottomessa eppur ribelle, si sarebbe trasformato, a distanza di oltre quattro secoli, in un monumento storico aperto alla visibilità e fruizione di tutti, trasformandosi da rifugio personale a luogo deputato ad accogliere, nelle sue nuove funzioni di ente fieristico-congressuale, il mondo intero.


Nella Firenze Expo & Congress, la società che dal dicembre del 1998 gestisce il polo fieristico fiorentino, raggruppando Fortezza da Basso, Palazzo degli Affari e Palazzo dei Congressi, la Fortezza di San Giovanni Battista (meglio conosciuta come Fortezza da Basso per distinguerla dal Forte Belvedere, alla sommità del Giardino di Boboli), fa la parte del leone quanto a superficie espositiva. La struttura può infatti contare su ben 55.000 metri quadrati coperti, con una tipologia quanto mai varia ed articolata di padiglioni e di sale monumentali, quest’ultime (dalla Sala Ottagonale alla Sala delle Colonne, delle Grotte, etc.), ambienti di grande prestigio e fascino, in quanto parti integranti dell’originario schema architettonico rinascimentale, luogo ideale dunque per ospitare mostre e convegni internazionali.


Ma torniamo ai fatti storici. E’ il 15 di luglio del 1534: dopo aver consultato insigni astrologi per stabilire, secondo l’usanza del tempo, il giorno e l’ora più propizia, viene gettata, alla presenza del duca e sotto la protezione del papa, la prima pietra della fortezza, innalzata nel centro della città, tra Porta San Gallo e Porta al Prato. La forma pensata dal Sangallo è quella di un pentagono irregolare con cinque bastioni ed un bastione piano sul lato lungo, che guarda la città: svetta sopra tutto il mastio che incorpora la Porta Faenza, una delle maggiori porte della cinta muraria urbana.

Per la costruzione alessandrina vennero buttati giù edifici preesistenti, compreso un convento di monache (il Monastero della Santa Umiltà) e venne fatto deviare il letto del torrente Mugnone (è visibile, sotto Porta Faenza, la prima arcata del ponte medioevale di Calandrino, di boccaccesca memoria, da dove passava il torrente).
Antonio da Sangallo ‘il giovane’, architetto di Lorenzo il Magnifico, conosciuto allora come valido progettista e abile accaparratore di grandi lavori a Firenze e Roma, era nipote di Giuliano da Sangallo e di Antonio il Vecchio.

Sembra tuttavia che le preferenze del duca per il suo fortilizio-palazzo fossero cadute inizialmente su Michelangelo, che pur aveva parteggiato per la repubblica, il quale non esitò a rifiutare l’incarico non volendo assoggettarsi a colui che con la forza aveva messo in servitù la sua città.
Tra gli ambienti più spettacolari va visitata la Sala Ottagonale o Sala d’Armi, capolavoro di architettura militare rinascimentale, con copertura a otto vele risolte con la tecnica della ‘spina pesce’ che già Brunelleschi aveva adottato per la Cupola autoportante di Santa Maria del Fiore.

L’utilizzo tutt’intorno al fortilizio, come paramento murario, di un alternarsi di bozze a punta di diamante e a calotta sferica, evocava simbolicamente lo stemma Medici ed i proiettili dell’artiglieria.
Dopo la tragica morte del duca Alessandro nel 1537, per mano del cugino, Lorenzino, protetto da Filippo Strozzi, che attirò il duca in un agguato amoroso, facendolo sgozzare da un sicario, nel 1543 la Fortezza fu riscattata da Cosimo I che dovette pagare una ingente somma di denaro all’imperatore Carlo V.

Nel secolo successivo l’edificio venne utilizzato soprattutto come arsenale e fonderia capace di predisporre armi per un esercito di ben 30.000 persone e come deposito dei granduchi per i fastosi apparati delle loro feste e cerimonie. Sotto Piero Leopoldo fu adibita a casa di correzione e vi lavorarono uomini e donne; divenne successivamente possesso dei militari fino all’uso attuale, come sede dal 1966 della Mostra Mercato Internazionale dell’Artigianato, e quindi come quartiere fieristico-congressuale.

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