"Yerma" in scena stasera in prima nazionale al Teatro Comunale dei Concordi di Campiglia Marittima

Redazione Nove da Firenze
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06 dicembre 2001 07:01

Campiglia Marittima - Teatro Comunale dei Concordi, luogo dedicato non solo agli spettacoli di giro, ma deputato al loro allestimento. Con il marchio di "Portofranco" della Regione Toscana, della Fondazione Toscana Spettacolo, nell'ambito del Circuito Sipario Aperto, sta per andare in scena "Yerma", il primo dei tre spettacoli in cartellone che portano il marchio regionale. Per la soddisfazione del Comune di Campiglia e della gestione affidata al Nuovo Teatro dell'Aglio, il cui coordinamento organizzativo è curato da Roberta Gori, subentrata a Gianluca Orlandini per ulteriori impegni professionali di quest'ultimo.

Giovedì 6 dicembre la prima e venerdì 7 la replica di "Yerma" di Federico Garcia Lorca diretto da Alessio Pizzech e messo in scena dalla compagnia Creatio al Concordi di Campiglia M.ma, dove è stato allestito. L'anteprima dello spettacolo si è tenuta a Pisa il 1° e il 2 dicembre, nella Chiesa di Sant'Andrea, ottenendo un ottimo apprezzamento.
“Yerma” una donna alla ricerca di un completamento come persona attraverso il desiderio di maternità, una maternità mancata che è avvertita come vuoto, ma Yerma è anche, nella lettura che il giovane regista Alessio Pizzech dà dell’opera della trilogia lorchiana, metafora di un'umanità che passava dalla cultura dell’800 a quella del ‘900, in un’Europa sopravvissuta alla prima guerra mondiale e oppressa dalle dittature.
Al regista chiediamo, perché ha scelto di mettere in scena Yerma?
Perché è un testo che dà la possibilità di lavorare molto sull’attore.

Un testo straordinario in cui la parola e il corpo hanno un ruolo fondamentale: non c’è scenografia, anche la storia da raccontare non è interessante per gli avvenimenti in sé ma per le emozioni e l’interiorità che esprimono questi personaggi. Da quest'opera, e questo la dice lunga sul rapporto tra corpo e parola, è stata tratta anche una coreografica danzata da Luciana Savignano.
Quali sono i temi emergenti del testo?
Uno è quello del vuoto interiore, quel vuoto che Yerma cerca di colmare con il desiderio di maternità, l’altro tema è quello del rapporto tra uomo e donna in quanto individui, indipendentemente dalla loro sessualità.

Al centro, la metafora dell’uomo di fronte alla crisi di un passaggio epocale.
Ci sono state delle sorprese nell’allestimento dello spettacolo e ce ne saranno per il pubblico?
Io sono uno che, come si dice in gergo, passa lunghi periodi a tavolino con gli attori. In questa occasione invece ho sentito prestissimo l’esigenza di “andare in piedi” per sperimentare con il corpo e le parole l’immediatezza delle relazioni tra individui. Il pubblico sarà coinvolto nello spettacolo nel ruolo della gente del paese che osserva gli eventi e giudica: niente paura, gli attori saranno anche in mezzo al pubblico, ma non sarà chiesto agli spettatori di fare altro che gli spettatori, personalmente detesto chi crea delle situazioni di disagio perché sono convinto che a teatro si debba stare bene.
Ma il soggetto di Yerma non è certo allegro… Intendo per stare bene vivere un’esperienza in positivo, anche quando questa provoca delle emozioni di dolore, dell’autentica sofferenza.

Gli attori in questo nostro lavoro sono chiamati a vivere delle trasformazioni, ciò fa parte della centralità dell’attore impegnato con tutta la sua personalità. Credo che il lavoro teatrale, in generale, riesca nella misura in cui anche il pubblico si sente in qualche modo trasformato dallo spettacolo.
Cos’è che rende raggiungibili queste aspirazioni?
La nostra compagnia, Creatio, è composta da persone che hanno un senso personale del fare teatro: io non so quale sia né forse mi interessa, ma sento nel nostro lavorare insieme una sintonia senza la quale non potrei lavorare.

Inoltre, come in questo spettacolo, anche gli attori che non fanno parte della compagnia sono sospinti dalle stesse motivazioni. Non so se i risultati sono quelli che speriamo, di sicuro il nostro percorso è autentico e passionale, carico di quella passione che Lorca ci invita a recuperare riscoprendo il “duende” delle nostre radici.
Il “duende”?
E’ la radice passionale di un popolo, un patrimonio che occorre recuperare per poter elaborare ogni successivo progredire. A questo concetto si legano anche le ricerche musicali che Lorca fece insieme all’amico e maestro Manuel de Falla sulle musiche popolari andaluse.

Abbiamo ritrovato delle vecchie registrazioni di queste ricerche musicali e le abbiamo utilizzate come musiche di scena.
Yerma appartiene a una trilogia di Lorca, le piacerebbe mettere in scena anche le altre due drammaturgie?
Direi proprio di sì, credo che il percorso potrebbe prevedere l’allestimento di “Nozze di sangue” e infine, di “La casa di Bernarda Alba”. Devo confessare che quest’ultima opera mi mette un po’ in soggezione, vuoi per il tema ancor più carico di pathos tutto al femminile, vuoi per una memorabile regia di Giorgio Strehler, con la quale dovrei comunque confrontare il mio percorso di direzione.

Breve commento da parte di tre attori sulla loro esperienza:
Grazia Minutella (Yerma): Il personaggio di Yerma è talmente concreto da richiedere di essere non tanto interpretato quanto vissuto.

Per quanto mi riguarda, una volta capita la sua essenza, ho "indossato" con naturalezza il personaggio di Yerma. E' un personaggio dall'interiorità molto forte, capace di suscitare una grande varietà di letture e proprio per questo è necessaria un'adesione emotiva affinché chi ha il ruolo di Yerma sia credibile sulla scena. (Grazia Minutella lavora da anni nella compagnia Creatio insieme ad Alessio Pizzech, Alessio Pianigiani Paola Conforti)
Gianluca Orlandini (Juan): un'esperienza molto diversa da quelle che avevo fatto finora come attore.

Per caso e non per scelta mi è capitato spesso di interpretare ruoli comici. Abituato a prendere le distanze dai personaggi, a lavorare molto sulla precisione della tecnica, in questo caso ho dovuto mettere in gioco tutta la mia persona; con Yerma non si può portare in scena solo "l'attore", anche se le distanze vanno comunque prese. E' stato necessario, e faticoso, conciliare l'adesione emotiva ed il distacco, dalla situazione scenica. (Gianluca Orlandini fa parte dell'Associazione Nuovo Teatro dell'Aglio) Paola Conforti (Maria): L'amica-nemica di Yerma, un personaggio con il quale il rapporto della protagonista si trasforma nel corso dello spettacolo, come si trasforma il personaggio stesso.

La trasformazione non avviene in scena ma dietro le quinte, ed è questo passaggio in termini temporali e psicologici che è difficile, ma al tempo stesso molto interessante, da trasmettere al pubblico. Con solo due presenze in scena Maria è un personaggio di grande impatto. (Compagnia Creatio).

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