Nei call center toscani 7 mila nuovi posti di lavoro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 novembre 2001 23:37
Nei call center toscani 7 mila nuovi posti di lavoro

Nei prossimi tre anni, i call center creeranno in Toscana oltre 7 mila nuovi posti di lavoro che si aggiungeranno agli attuali 5 mila. Il settore assorbirà cioè almeno la metà dei 25 mila lavoratori della net economy. L’operatore tipo? Una donna, 29 anni, diplomata, single. Lo stipendio medio: 1,5 milioni al mese.
Sono i risultati di una analisi sulle nuove occupazioni generate da Interenet realizzata dallo studio Nets di Bologna e diffusa oggi alla vigilia di it.PMI, il Salone della information technology per le piccole e medie imprese in programma a Carrara dal 23 al 25 novembre.

Secondo la Nets, entro il 2004 l'evoluzione tecnologica darà accesso ai call center anche alle imprese minori, generando complessivamente in Italia 60 mila nuove opportunità di lavoro.
“I call center”, spiega Giorgio Savorani, direttore di Nets, “sono moderni centralini multimediali che si stanno affermando anche da noi come perno strategico di un intero sistema di servizi: telemarketing, indagini di mercato, gestione dei numeri verdi, assistenza ai clienti, sollecito dei crediti, vendita telefonica, predisposizione di data base, gestione della corrispondenza e del commercio elettronico”.
Appena sette anni fa i call center italiani erano 39 con 1500 postazioni.

Oggi sono 1.080, le postazioni 44 mila, mentre il fatturato ha toccato i 3.700 miliardi di lire. Fra un anno le aziende saranno 1500 e le postazioni 75 mila. Anche in Europa si prevede una forte crescita a dispetto della crisi della new economy: stime recenti del Centro Telematico Multimediale di Milano parlano di oltre 2 milioni di occupati entro il 2002. Nets prevede per la Toscana una ricaduta pari a 7-800 miliardi annui di fatturato.
Se in passato erano considerati lavoro di ripiego in attesa di un'occupazione stabile, oggi i centri di chiamata hanno un’immagine elevata.

Adatti ai giovani, hanno sostituito la fabbrica e l’ufficio, affermandosi come luogo ideale in cui conoscere e approfondire le strategie dell'impresa. Si tratta di attività svolte per lo più part-time (4-5 ore giornaliere) con compensi spesso a ritenuta d'acconto: il 43% guadagna 1,5 - 2 milioni al mese, il 41% 1 - 1,5 milioni, mentre il 13% ha una retribuzione inferiore al milione e solo il 3% supera i 2.
Varie aziende offrono anche contratti regolari a tempo indeterminato. Occorre comunque garantire la massima disponibilità.

Molte strutture operano infatti 24 ore su 24. Dunque, non di rado si lavora la sera e nei festivi. L’operatore tipo? E’ una donna di 29 anni, single che vive ancora in famiglia. Buono il livello di scolarizzazione: i diplomati sono l’80%, i laureati il 17%. Il 58% lavora con un contratto atipico: il 15% ha un contratto di formazione lavoro, il 10% è dipendente part-time o a tempo indeterminato e circa un terzo ha un contratto di collaborazione.
Un tempo per lavorare nei call center bastava essere spigliati, esibire una voce senza inflessioni dialettali e dimestichezza con le tecnologie informatiche.

Oggi serve sapere le lingue, l'inglese soprattutto. Servono doti di scrittore per comunicare con la posta elettronica e non fa male una qualche specializzazione in economia. L’attività è diventata sempre più delicata fino a richiedere capacità decisionali. Le possibilità di crescita professionale ed economica sono buone: da semplici operatori si può diventare account, supervisor e puntare ad assumere anche ruoli dirigenziali.

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